Le “atrocitates”

Verso la fine di ogni anno scolastico era mia consuetudine far leggere in classe a un alunno/a (incaricato di ciò a inizio anno) la collezione delle “atrocitates”, cioè di “perle”, abbagli, svarioni e corbellerie che alunni e professori (ovviamente me compreso) si lasciavano scappare durante le lezioni.

Il nome “atrocitates” fu da me coniato, in un latino alquanto maccheronico, in occasione della pubblicazione del mio versionario “Experiri” (edito da Palumbo nel 1991).

Nel libro introducevo così questa insolita rubrica: «La seguente rassegna di errori di allievi, rigorosamente e scrupolosamente autentica, è frutto di una ricca collezione nata anno dopo anno, prima come puro momento “umoristico”, poi come pretesto per uno studio sistematico dei più comuni meccanismi di errore. Si sono taciuti, ovviamente, i nomi degli inconsapevoli collaboratori di questa rubrica; trattandosi di una tale sequela di mostruosità, c’è da augurarsi che non vi siano rivendicazioni di… diritti d’autore!».

L’iniziativa fece un certo scalpore: perfino il “Corriere della Sera” del 9 aprile 1994 arrivò a farne menzione (in un articolo di Flavia Fiorentino sulle nuove proposte editoriali).

Il catalogo degli “orrori” è ovviamente proseguito negli anni successivi della mia carriera e risulta pressoché infinito. Mi limiterò dunque a fornirne qualche esempio.

1) Un passo evangelico inizia con Gesù che “apre la bocca” per parlare: “aperiens os, dixit”; traduzione di un alunno: “aprendo il suo osso, disse”.

2) Annibale, secondo Cornelio Nepote, si coricava a terra nell’accampamento e molti lo videro “humi iacentem”; un alunno, ipotizzando un “coming out” del famoso condottiero, tradusse: “molti videro Annibale giacere con un uomo”.

3) Surreale era l’episodio di quel tribuno che, ucciso un Gallo, gli aveva tolto la collana (“torques”) indossandola lui: “torquem ei detractum cervici suae indidit”; ma l’episodio veniva ripensato in chiave fantastica: “Anche Torquato tolse il suo collo” oppure (secondo un compagno) “Torquato si abbassò e gli collocò la sua cervice”.

4) Nella celebre favola di Fedro “Lupus et agnus”, il lupo accusa l’agnello delle colpe del padre: “Pater, hercle, tuus, in me maledicus fuit” (“Tuo padre, per Ercole, parlò male di me”). Ma, con curiosa contaminazione genetica, la frase nella traduzione di un alunno diventava: “Tuo padre Ercole fu maldicente verso di me”.

5) Nel racconto della morte di Cesare, Svetonio ricorda come l’assassinato cercasse di cadere per terra rispettando il pudore ed evitando di mostrare le parti intime (“simul sinistra manu sinum ad ima crura deduxit, quo honestius caderet, etiam inferiore corporis parte velata”, cioè “tirò giù con la mano sinistra il lembo del mantello fino ai piedi, per cadere più dignitosamente, essendo coperta anche la parte inferiore del corpo”). Tale contesto verecondo fu rivisitato con indubbia creatività: “afferrò con la mano sinistra la parte estrema di un vaso e lo fece discendere nella gamba, affinché lo tirasse nobilmente verso la parte inferiore velata del corpo”.

6) La notizia, tratta da un passo di Livio, secondo cui Virginio aveva appreso che la figlia era stata sedotta da un patrizio (“filiam a quodam patricio vitiatam esse cognovit”), apriva nei ragazzi una ridda di ipotesi interpretative: a) “conobbe la figlia che era stata viziata da un certo patrizio”; b) “conobbe di avere disonorato la figlia con un patrizio”; c) “un patrizio conobbe la figlia viziata”.

7) Nel Vangelo (per gli alunni fonte inesauribile di inedite interpretazioni mistico-escatologiche), Gesù sale sul monte per rivolgere la parola alla folla (“videns Iesus turbas, ascendit in montem”); ma un giovane traduttore rivisse con maggior pathos l’episodio: “vedendo Gesù che sale sul monte tu ti turbi”.

8) Una frasetta ginnasiale esaltava Solone: “praeclarus fuit hic Solon, non solum quia novam rei publicae formam Athenis instituit, sed etiam quia poeta elegans fuit”; ma quel “praeclarus” iniziale (“molto illustre”) fu rivisitato alla luce del contesto lavorativo moderno: “Solone qui non fu solo precario, istituì una nuova forma di re all’Adige, ma anche qui fu un corretto poeta”.

9) Persino la dea Cerere, in genere virtuosa e pudica, veniva contaminata; la frasetta “cum horribilem nuntium Ceres cognovit” (cioè “quando Cerere conobbe l’orribile notizia”) era resa con “Cerere ebbe relazioni carnali con l’orribile messaggero”.

10) Una scena di battaglia veniva sdrammatizzata in un’ottica pacifista: la frase “e loco superiore in nostros venientes hostes tela coniciebant” (“da un luogo più alto i nemici scagliavano frecce contro i nostri che arrivavano”) era tradotta “dal luogo superiore i nemici venivano al nostro gettando una tela”.

Chiudo con un pirotecnico caleidoscopio di amenità, tratte dalle varie lezioni quotidiane: “La crocifissione di Cristo è a Natale” / “Averroè era francese” / “I Latini erano un popolo orale” / “Penelope stoppa Femio” / “Agamennone manda via il sacerdote Crise cazziandolo in malo modo” / “Ogigia è la moglie di Topo Gigio” / “L’acqua bolle a zero gradi” / “Come se brandisse una ragazza” / “Devi vestirti col crac” / “Catone l’utente” [anziché “Uticense”; da qui la mia successiva domanda: “ma che password aveva?”] / “Ippolito vuol dire lavatore di cavalli” / “Il ciclope è cecato” / “Nell’Ulisse di Camerini, Silvana Mangano interpreta Penelope e Ulisse” / “Il palinsesto si chiama così perché era attaccato a un palo” / “Empio è uno che vive da solo” / (da una versione di greco) “Una donna, essendo madre di due ragazze, si unì con alcuni uomini: da una parte con un giardiniere, dall’altra con un vasaio. Dunque un giorno andò in sposa al giardiniere anche perché aveva piovuto” / “Questo mito rappresenta paradigmatico” / “L’argento si riduce per sua spontanea volontà” / Esempio di sillogismo di un’alunna: “Se mia nonna ha quattro denti e una forchetta ha quattro denti, mia nonna è una forchetta” / “Catilina fu catturato a Farsalo” / Cicerone scrisse il “De finorum” / “Giocasta sorella di Edipo” [legami incestuosi sempre più innovativi, NDR] / Defoe was also a journal / Il “deus machina” / “Sofocle ricoprì varie cariche: fu stratega e fu bello e aitante” / “Agamennone fa segnali di fumo” / “Pluto distribuiva le ricchezze ammuzzo” / “Scusi, professore, Cicerone era una specie di supereroe?” / “Il sentimento patriottistico” / “Fabullo amico di Catullo e Fabone amico di Cicerone” [questa purtroppo la dissi io] / “Lathe biosas non è una marca di latte padano” [mia anche questa] / “L’ascissa e l’ordinaria” / “I miti scògniti” / Paradigma: “malo, mavis, malui, molle” [in cauda venenum…] / “Virgilio nacque in Abruzzo” / “Il figlio di Carlo Magno era Pippino” / “Saffo nel suo allevamento faceva poesie” / “Ingozziamoci di vino” [Alceo rivisitato] / “I sette contro Trebe” / “Alcesti fa promettere ad Admeto di non riposarsi”/ “Edipo accompagnato da Teseo s’imbosca” [presunto finale dell’Edipo a Colono di Sofocle] / “Esiodo e il fratello Serse” / “Il figlio di Carlo Magno, Pippino” / “Saffo nel suo allevamento…” / “Collocando quattro pietre nei pressi di un promontorio, suonava credendo che il comportamento spontaneo dei pesci era dovuto alla sua musica” [versione da Esopo] / “Gesù mandò i suoi discepoli a rubare nei villaggi vicini” [versione dal Vangelo] / “Oggi studieremo Solone. Meglio Solone che male accompagnatone” [anche questa purtroppo è mia…].

PS: il mio ritratto è opera di Sandro Fieno della III D 2012/13 del Liceo Umberto; me lo regalò in occasione della cena di fine anno da Mudù.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. Se mai avesse bisogno di nuove atrocitates mi mandi pure una versione, quattro anni di distanza dal mondo classico mi hanno reso più carico che mai!

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