Pubblicità e conto alla rovescia

In molti canali televisivi, ma anche su RaiPlay, su YouTube e in molti siti Internet, si è diffusa sempre più la consuetudine di interrompere improvvisamente il programma cui si sta assistendo per inserire degli spot pubblicitari.

Fin qui non è una grande novità: la novità è semmai (oltre al fatto che l’interruzione è brusca e fastidiosa), che sempre più sistematicamente lo spot è accompagnato da un conto alla rovescia che ne indica la durata: 20 secondi, 19, 18, 17, 16, 15, ecc. A volte, anzi, quando i messaggi promozionali sono due, compare la scritta “1 di 2” e poi “2 di 2”, che precisa meglio la durata dell’interruzione.

Ora, io non so a chi si debba attribuire l’idea di questo ricorrente “countdown”, perché ogni possibile ipotesi ha delle controindicazioni:

1) alle stesse ditte pubblicitarie (ma in tal caso sarebbe da parte loro un’ammissione esplicita di dare agli spettatori un fastidio, che verrebbe quindi cronometrato per rassicurare gli utenti sulla sollecita liberazione dalla scocciatura);

2) ai gestori dei canali televisivi o streaming (che guadagnano con la pubblicità, ma che forse ne ricavano sensi di colpa nei confronti degli utenti, tanto da sentirsi in dovere di rassicurarli sulla brevità della fastidiosa interruzione);

3) a qualche nostalgico dei conti alla rovescia (un ex astronauta, un animatore delle feste di Capodanno, un soldato di leva, un soggetto ansiogeno, ecc.), che – trasformatosi in un “marketing specialist” – ha riversato nella nuova attività le sue consuetudini.

Ma c’è un altro dubbio: il conto alla rovescia, ai fini pubblicitari, è davvero utile?

In un sito di marketing leggo quando segue: «Un test […] mostra chiaramente come una pagina-prodotto dotata di timer con conto alla rovescia abbia prodotto quasi il 9% di conversioni in più rispetto alla variante della stessa pagina priva del timer. Grazie all’inserimento di una semplice GIF animata si potrà quindi attirare l’attenzione degli utenti sul messaggio ed aumentare le possibilità di conversione» (cfr. https://www.infomail.it/come-creare-unemail-pubblicitaria-che-induca-allacquisto).

A parte l’uso del curioso termine “conversione” (per indicare il potenziale acquirente, che deve dunque trovare la “vera fede” nell’oggetto da acquistare), mi colpisce l’idea (o, per usare il loro linguaggio messianico, la “fede”) che il conto alla rovescia possa indurre un maggior numero di acquisti; infatti io avrei pensato che il “countdown” ottenesse invece l’effetto di concentrare l’attenzione del potenziale cliente più sull’imminente fine della scocciante pubblicità che sulla fruizione della réclame.

Non manca – in un altro sito – un consiglio (ovviamente doverosamente definito, in inglese, “best practice”) “per migliorare il rapporto con la pubblicità e navigare più contento”: «Fai la pace con gli annunci. Considerali come una condizione necessaria per godere delle tante fonti di intrattenimento online (social network, piattaforme di video e musica e così via)» (cfr. https://www.pandasecurity.com/it/mediacenter).

Tuttavia, in contrasto con questo invito al “pacifismo” (decisamente i pacifismi non godono di un momento felice), compare spesso, nel corso del conto alla rovescia all’interno degli spot, la scritta “skip ad” (o “ads” se gli spot sono più di uno) o, in italiano, “salta gli annunci”. A questa liberazione si arriva, è vero, dopo qualche secondo di inevitabile pubblicità; ma in tal modo si ottiene di accorciare il “countdown” e di tornare prima all’agognata visione del programma interrotto.

E allora? Altro che “considerare gli annunci una condizione necessaria”; l’invito a bypassarli è spesso esplicito e allettante.

In definitiva, sarebbe bello fare in proposito un sondaggio (questa non è l’epoca dei sondaggi?), più o meno in questi termini: voi comprate più spesso e con più gioia gli oggetti pubblicizzati con il conto alla rovescia oppure avviene l’esatto contrario e, durante il “countdown”, vi alzate, guardate il telefonino, cambiate canale, vi stiracchiate e comunque ve ne infischiate della pubblicità, in attesa di poter tornare quanto prima al programma seguito?

In attesa del risultato del sondaggio, aspettiamo il prossimo conto alla rovescia: e teniamoci pronti, con il nostro provvidenziale telecomando, a cliccare esultanti sull’eventuale scritta “skip ad”; sarà comunque una bella soddisfazione.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *