Addio a Franco Battiato

Stamattina si è appresa la notizia della scomparsa di Franco Battiato. Il grande cantautore catanese aveva 76 anni, compiuti lo scorso 23 marzo, ed era malato da tempo; si è spento  questa mattina alle 5,30 nella sua residenza di Milo.

Non mancano in queste ore, doverosamente, i messaggi di cordoglio e le rievocazioni dell’attività artistica e culturale di Battiato. Come si legge sul “Giornale di Sicilia”, “Franco Battiato è stato uno studioso dagli orizzonti amplissimi che ha saputo praticare l’arte della canzone pop ma che, grazie alla sua cultura dai vasti orizzonti, ha usato linguaggi e riferimenti diversissimi, sia in campo musicale che in altre forme di espressione artistica, come il cinema, la pittura, l’opera”.

Per onorare la memoria del Maestro, vorrei qui ricordare una delle sue più belle canzoni, “La cura”, pubblicata nel 1996 all’interno dell’album “L’imboscata” e scritta insieme a Manlio Sgalambro, filosofo originario di Lentini.  

C’è chi ha scorto nel testo di questa canzone l’esaltazione dell’amore come sentimento universale, con un atteggiamento protettivo espresso dal desiderio di fare da scudo ai tormenti della persona amata: “supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”. Altri vi scorgono un soliloquio, un’autodifesa “dai dolori” e dagli “sbalzi d’umore”, in una lotta strenua contro le difficoltà dell’esistenza umana. Altri ancora la interpretano come un colloquio fra l’Anima (parte spirituale, “astrale” dell’essere umano) e il Corpo (parte fisica, materiale, “inchiodata” a terra). Altri infine ritengono che a pronunciare le parole del testo sarebbe Dio, rivolgendosi all’uomo: un Dio che considera i suoi uomini come creature speciali (“perché sei un essere speciale”), da proteggere e incoraggiare.

Come si vede, come tutti i testi musicali di Battiato, il messaggio non è semplice né univoco; ma in ogni caso l’io narrante della canzone si presenta come una persona saggia, malinconicamente ma coraggiosamente consapevole della realtà esistenziale (“Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono”). Ed è bello l’atteggiamento “altruista”, la proiezione e la disponibilità verso l’altro, la vicinanza e la comunanza delle scelte di vita (“percorreremo assieme le vie che portano all’essenza”).

Eccone il testo: «Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie / dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via / dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo / dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai / Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore / dalle ossessioni delle tue manie / Supererò le correnti gravitazionali / lo spazio e la luce per non farti invecchiare / E guarirai da tutte le malattie / perché sei un essere speciale / ed io, avrò cura di te / Vagavo per i campi del Tennessee / come vi ero arrivato, chissà / Non hai fiori bianchi per me? / Più veloci di aquile i miei sogni / attraversano il mare / Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza / Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza / I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi / La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi / Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto / Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono / Supererò le correnti gravitazionali / Lo spazio e la luce per non farti invecchiare / Ti salverò da ogni malinconia / Perché sei un essere speciale / Ed io avrò cura di te / Io sì, che avrò cura di te».

P.S.: io ricordo, di Battiato, la sua partecipazione agli spettacoli classici di Siracusa nel 1990, in occasione dell’allestimento dei “Persiani” per la regia di Mario Martone. Il Maestro compose le musiche di scena, che erano eseguite dal vivo da un folto stuolo di musicisti-cantanti; alle nenie orientaleggianti si affiancavano le salmodie della liturgia cattolica o ritmi di tipo sciamanico (ad es. al momento dell’apparizione del fantasma del re Dario). Un impasto sonoro suggestivo, culturalmente elevatissimo, che testimoniava ancora – se ce ne fosse stato bisogno – la levatura artistica eccelsa di questo sensibile e profondo interprete del nostro tempo.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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