Iolanda Apostolico, il ministro e la Costituzione

Ieri, 5 ottobre 2023, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che evidentemente – nonostante i grandi problemi del suo dicastero – ha molto tempo a disposizione, ha postato un video del 25 agosto 2018 in cui la giudice Iolanda Apostolico, recentemente “colpevole” di non aver convalidato il fermo dei migranti nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo, appare nel contesto di una manifestazione in cui si chiedeva lo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti.

Il ministro attribuisce la manifestazione all’ “estrema sinistra”, visto che evidentemente la ritiene l’unica parte politica che osi opporsi alla politica del governo nei confronti dei migranti (escludendo invece a priori che vi potessero essere dei manifestanti di diversa estrazione, ad es. cattolica); poi sobbalza nel vedere tra la folla “alcuni volti familiari”, nello specifico quello della giudice e quello del marito, «a sua volta funzionario del Palazzo di Giustizia etneo, pubblicamente schierato contro la Lega e dalla parte dei manifestanti»;  tale circostanza, a suo dire, «rafforza la sensazione di totale allineamento ideologico della coppia, perfino nel bel mezzo di una manifestazione con grida ‘assassini’ e ‘animali’ di fronte alla Polizia».

Nelle immagini, come scrive oggi Viola Giannoli su “Repubblica”, «si vede la giudice, vestito blu, collana, borsa e occhiali in testa, passare avanti e indietro, tra il cordone delle forze dell’ordine e i manifestanti che gridano “assassini”. È uno dei momenti più concitati del 25 agosto 2018, immediatamente successivo alla carica di polizia su un gruppo di giovani attivisti che si opponeva al divieto, imposto da Salvini, allo sbarco di 177 migranti trattenuti per 10 giorni a bordo della Diciotti. Apostolico osserva la scena in silenzio, guarda i manifestanti e guarda i poliziotti in assetto antisommossa. A pochi passi da lei, conferma chi lo conosce, c’è il marito, maglietta nera e occhiali da vista, che partecipa all’ultimo coro lanciato dagli attivisti che chiedono “libertà”. La giudice Apostolico non ha ancora spiegato le ragioni della sua presenza sul molo. Se per motivi legati al suo lavoro e all’interesse rispetto a quanto stava accadendo o se perché solidale con i manifestanti».

Inutile dire che il video postato dal ministro ha scatenato i soliti prevedibili scontri ideologici, in cui ogni parte politica ha espresso le sue solite prevedibili opinioni (il caso che un politico esprima una sua libera opinione personale e che non partecipi alla solita eterna campagna elettorale è ormai del tutto improbabile).

A difesa della giudice, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, ha così commentato: «Si accentua la tendenza a giudicare la terzietà del giudice – che va valutata dentro il processo, andando dalla critica del provvedimento, che è legittima – allo screening della persona, cioè vedere chi è il giudice anziché guardare quello che ha scritto. Sono preoccupato dalla china che si imbocca».

La Lega-ex-Nord a questo punto ha replicato: «Piuttosto, devono essere preoccupati i 58 milioni 851mila italiani che possono essere giudicati da toghe la cui terzietà e imparzialità sono gravemente compromesse dal caso Apostolico». Evidentemente, secondo questa analisi, il 37% di Italiani appartenenti allo sciagurato primo partito italiano (il P.A.I., Partito Astensionista Italiano) e il 40% di elettori che non hanno votato per l’attuale governo non fanno parte dei 58 milioni suddetti. 

Quanto all’“indipendentissimo”, Ministro dell’Istruzione e del Merito (ribattezzato così dal governo perché è quello che ci meritiamo), ha aggiunto: «Un magistrato ha l’obbligo non solo di essere, ma anche di apparire indipendente. Senza contare poi che la partecipazione al confronto politico non è “vita privata” ma “vita pubblica”».

L’episodio induce alla citazione di quel documento sgradevolissimo e ormai palesemente fastidioso che è la Costituzione italiana, che all’art. 21 recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». All’art. 104, poi, si legge: «La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere».

Proceda dunque, questo governo, a smantellare questo scomodo e obsoleto documento del passato, modificando i due articoli suddetti magari in questa forma: «Tutti, tranne coloro che scelgono di fare il magistrato, hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, ecc. ecc.» e «La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, esclusi i partiti politici e il governo della Repubblica».

Sulla delicata questione, una valutazione equilibrata è espressa su “Repubblica” di oggi, 6 ottobre 2023, da Stefano Cappellini, che non tace una «questione di merito non aggirabile in questa vicenda»; afferma infatti che «i magistrati svolgono una funzione cruciale e delicatissima in una democrazia. A loro è chiesto non solo di essere terzi, ma anche di apparire terzi, perché un cittadino non può e non deve essere sfiorato dal sospetto che una decisione sia presa non in virtù del diritto ma sulla base di altre convinzioni personali. Per questo a loro e altre categorie di servitori dello Stato è raccomandato di astenersi dal dibattito politico, nel loro stesso interesse, come dimostra proprio il caso di Catania, dove una sentenza emessa in nome della legge e della Costituzione oggi può essere attaccata e strumentalizzata sulla base di altro. Questo ovviamente non significa che i magistrati non possano avere opinioni, ma che esprimerle con post sui social o in piazza non è una prassi accettabile e si ritorce sul loro lavoro. Questa è, del resto, la medesima ragione per cui si continua a deplorare il caso Vannacci, un generale in servizio che gira il Paese e le tv spiegando come deve girare il mondo, quali categorie godono della sua stima e quali no, a quali accorderebbe diritti negandoli alle altre. […] Restano, per tutti, i paIetti di un sistema ordinato e rispettoso delle funzioni: per chi appartiene a determinate categorie e vuole esercitarsi nell’agone pubblico senza controindicazioni esiste un solo modo di farlo, che è svestire i panni professionali e gettarsi nella mischia, da candidato, da militante o anche da semplice cittadino che protesta, contesta leggi o chiede riforme. Qualsiasi altra strada rischia di danneggiare in primo luogo la stessa istituzione che si rappresenta, oltre a prestarsi a ritorsioni belluine come quella che la Lega ha riservato alla giudice Apostolico».

Va fatta un’ultima osservazione: guardando attentamente il video incriminato, non sembra proprio che la signora Apostolico sia accanita nella contestazione, ma anzi appare silenziosa e quasi assorta nei suoi pensieri. Poco importa però: il solo fatto di “essere lì” costituisce (per chi spera di vedercela) una colpa lampante; ed anche questo è lo specchio di questi tempi cupi, in cui ogni scomoda manifestazione di un pensiero divergente appare impropria e pericolosa.

Meditino però, su questo episodio, anche e soprattutto le persone che invece credono nella libertà d’espressione e d’opinione e nell’indipendenza della magistratura (affiancata ovviamente alla correttezza professionale e al rispetto delle leggi).

Non si imitino, quindi, le manifestazioni grossolane degli intolleranti e si opponga ad essi, sempre e comunque, la forza della ragione, della democrazia e del diritto.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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