“Luglio, col bene che ti voglio…”

Nel 1968 la manifestazione canora “Un disco per l’estate” fu vinta dal cantante fiorentino Riccardo Del Turco (che oggi ha 83 anni) con la canzone “Luglio”, musicata dallo stesso Del Turco su testo di Giancarlo Bigazzi.

Il brano, caratterizzato da una semplice linea melodica, fu un grande successo: restò al primo posto della Hit Parade, nel mese omonimo, per due settimane. Nel 45 giri il lato B (definizione che all’epoca aveva un significato ben diverso da ora…) conteneva la canzone “Il temporale” (che voleva così forse contrapporsi ideologicamente al lato A).

Il testo di “Luglio”, molto noto anche alle generazioni più giovani, racconta la preoccupazione di un innamorato in ansiosa attesa della sua amata, che gli ha promesso di correre da lui “in riva al mare” ma sta inopinatamente tardando: «Luglio, col bene che ti voglio / vedrai non finirà / ja ja ja ja / Luglio m’ha fatto una promessa: / l’amore porterà / ja ja ja ja».

Su questo “ja ja ja ja”, apparentemente sdrammatizzante, non mancano le diverse possibili interpretazioni: 1) l’innamorato è tedesco; 2) tedesca è la donna amata; 3) la ragazza deve venire da Jaja, cittadina della Siberia e forse stenta ad acclimatarsi alle nostre latitudini: 4) il ragazzo sta frequentando un corso di tedesco e, nell’attesa che si compia la beata speranza, ripassa la parola “ja(wohl)” per darsi coraggio (“sì, sì, sì, lei verrà”). E via congetturando…

Comunque sia, l’uomo ha un flash-back memoriale: «Anche tu, in riva al mare / tempo fa, amore, amore / mi dicevi “Luglio ci porterà fortuna”; / poi non ti ho vista più». Frase storica (“Luglio ci porterà fortuna”) diventata una sorta di preoccupante epitafio, con la donna che si è volatilizzata, provocando la disperazione del suo boyfriend: «Vieni, da me c’è tanto sole, / ma ho tanto freddo al cuore / se tu non sei con me».

L’uomo insiste: «Luglio si veste di novembre / se non arrivi tu / ja ja ja ja / Luglio: sarebbe un grosso sbaglio, / non rivedersi più / ja ja ja ja». Le sta proprio provando tutte: la metafora del vestito, la rima intimidatoria “luglio/sbaglio”, l’anafora insistita del misterioso “ja ja ja ja”.

Poi, il messaggio si fa molto più esplicito e privo di fronzoli: «Ma perché in riva al mare / non ci sei, amore, amore? / Ma perché non torni? / È luglio da tre giorni / e ancora non sei qui!». L’invocazione si chiude con un’appassionata “peroratio”: «Vieni, da me c’è tanto sole, / ma ho tanto freddo al cuore / se tu non sei con me».

Situazione apparentemente bloccata; ma la notte, si sa, porta consiglio e la mattina dopo il risveglio del tormentato cantore è molto più lieto: «Luglio, stamane al mio risveglio / non ci speravo più / ja ja ja ja! / Luglio, credevo ad un abbaglio / e invece ci sei tu / ja ja ja ja. / Ci sei tu, in riva al mare / solo tu, amore, amore! / E mi corri incontro, / ti scusi del ritardo, / ma non mi importa più». Insomma, solo un banale ritardo; dovuto a che cosa, potremmo disquisire: sciopero dei treni dalla Germania? tormento esistenziale della donna, forse tentata nel frattempo da qualche nuova passione teutonica? traffico allucinante in autostrada? Mah. Comunque sia, il lieto fine è immancabilmente rimarcato con soddisfazione dall’esultante innamorato: «Luglio ha ritrovato il sole: / non ho più freddo al cuore / perché tu sei con me».

In un’intervista Riccardo del Turco ricorda alcuni dettagli su “Luglio”: «L’idea del testo venne a me: avevo letto una poesia di un autore cinese, un’allegoria sulla mietitura. Cominciai a meditare su questa idea di luglio che ritorna tutti gli anni, e pensai che era una cosa carina per una canzone. […] L’arrangiamento lo fece Luis Bacalov, e la canzone venne incisa con musicisti tra i quali ricordo Guido e Maurizio De Angelis e un quartetto vocale di cui faceva parte Rodolfo ‘Foffo’ Bianchi, che poi fu produttore di Renato Zero e Baglioni… Il coretto maschile, con quattro voci ad appoggiare il cantante è sempre stata una caratteristica delle mie canzoni. […] Ho fatto una piccola ricerca alla SIAE, e ho scoperto che le tre canzoni estive più suonate di sempre sono proprio “Luglio”, “Sapore di sale” e “Azzurro”, che uscì anche lei nel ’68. […] Devo ammettere che “Luglio” ha un vantaggio che ha anche “Last Christmas” degli Wham: è destinata a tornare ogni anno – sempre che non cambino nomi ai mesi» (si deve supporre che Del Turco avesse timore di una rivoluzione francese e di un periodo “termidoriano”…).

Quanto al segreto del successo del fortunato motivetto, Del Turco lo attribuiva a questi elementi: «un po’ la semplicità, che la rendeva canticchiabile, un po’ il coretto, che era un mio pallino… E poi non aveva l’aggressività delle canzoni di adesso, che vengono imposte alla gente in modo martellante».

Ovviamente non mancarono le critiche alla “leggerezza” e alla “banalità” del brano; del resto si era nel fatidico 1968. Eppure le classifiche dei dischi di allora evidenziavano che i brani più graditi alla gente erano sempre le melodiche canzoni d’amore. E forse non aveva torto Del Turco, quando in un’altra intervista dichiarò: «Ho cercato di andare più vicino alla gente, che in fondo, qualsiasi cosa si dica, è l’unico vero giudice. Una canzone che ottiene l’approvazione del pubblico va sempre rispettata. […] Allora i critici sparavano a zero, e “Luglio” era un bersaglio facile – io non capivo perché non desse fastidio che i Beatles facessero “Obladì-obladà”. Ma ho sempre pensato che le vere emozioni, in una canzone, le comunichi innanzitutto la musica. In Italia c’è sempre stata un’altra mentalità, la parola è sempre stata considerata fondamentale. Ma pezzi come “Azzurro” o “Singin’ in the rain” sono capolavori perché arrivano subito al cuore, prima che si abbia tempo di ragionare sul testo».

“Luglio” ebbe anche delle versioni in lingua straniera: in Francia e in Canada raggiunse pure il primo posto nell’esecuzione di Joe Dassin, con il titolo “Le petit pain au chocolat” (trasformandosi in una curiosa storia d’amore al contrario, giacché qui è la ragazza che, malgrado la sua bellezza, non viene notata dal fornaio ove va a comprare il rotolo di cioccolato, salvo a capire poi che il ragazzo è fortemente miope!).

Ci fu pure una versione inglese, intitolata “Something’s happening”, interpretata dal gruppo Herman’s Hermits.

La canzone, per chi non la conoscesse o non la ricordasse, si trova facilmente su youtube (ad es. al link https://www.youtube.com/watch?v=9CrshXOv4ck).

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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