“Destra-sinistra” di Giorgio Gaber

La canzone “Destra-Sinistra” di Giorgio Gaber fu pubblicata per la prima volta nel 1994; faceva parte dell’album registrato dal vivo “Io come persona”. In seguito, nel 2001 fu incisa in studio per l’album “La mia generazione ha perso”.

La canzone ironicamente confronta le differenze tra destra e sinistra in politica, ritenendole più apparenti che reali; il testo infatti elenca una serie di luoghi comuni relativi ai due schieramenti, piuttosto che insistere sulle loro differenze ideologiche.

Gaber ebbe modo di specificare che in quell’anno (l’anno della “discesa in campo” di Berlusconi, dopo il terremoto di Tangentopoli) le differenze fra le due parti erano ormai minime; conseguentemente, ci si definiva “di destra” o “di sinistra” per mera “ideologia” e per una forma di “passione ed ossessione” di ostentare diversità più apparenti (anzi appariscenti) che reali.

Il testo inizia con una breve premessa di carattere generale: «Tutti noi ce la prendiamo con la storia / ma io dico che la colpa è nostra. / È evidente che la gente è poco seria / quando parla di sinistra o destra».

Viene posto quindi il problema specifico: «Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?»; da qui parte un elenco di azioni, scelte, mode, tendenze che vengono affibbiate alla destra e alla sinistra, sempre e soltanto in nome di un “cliché” che, in nome dell’apparenza, cancella e oblitera ogni “sostanza” ideologica (come viene espressamente detto a un certo punto: «L’ideologia, l’ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia. / È il continuare ad affermare / un pensiero e il suo perché / con la scusa di un contrasto che non c’è; / se c’è chissà dov’è, se c’è chissà dov’è»).

Ecco dunque la lunga elencazione, non priva di riferimenti esilaranti e contrappuntata dalla frequente ripetizione del quesito di partenza: «Fare il bagno nella vasca è di destra; / far la doccia invece è di sinistra. / Un pacchetto di Marlboro è di destra, / di contrabbando è di sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Una bella minestrina è di destra. / Il minestrone è sempre di sinistra. / Tutti i film che fanno oggi son di destra; / se annoiano son di sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Le scarpette da ginnastica o da tennis / hanno ancora un gusto un po’ di destra; / ma portarle tutte sporche e un po’ slacciate / è da scemi più che di sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / I blue-jeans che sono un segno di sinistra / con la giacca vanno verso destra. / Il concerto nello stadio è di sinistra, / i prezzi sono un po’ di destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / I collant son quasi sempre di sinistra, / il reggicalze è più che mai di destra. / La pisciata in compagnia è di sinistra, / il cesso è sempre in fondo a destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / La piscina bella azzurra e trasparente / è evidente che sia un po’ di destra, / mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare / sono di m*rda più che sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / L’ideologia, l’ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia. / È la passione, l’ossessione della tua diversità / che al momento dove è andata non si sa. / Dove non si sa, dove non si sa. / Io direi che il culatello è di destra, / la mortadella è di sinistra. / Se la cioccolata svizzera è di destra, / la Nutella è ancora di sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Il pensiero liberale è di destra, / ora è buono anche per la sinistra. / Non si sa se la fortuna sia di destra; / la sfiga è sempre di sinistra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Il saluto vigoroso a pugno chiuso / è un antico gesto di sinistra; / quello un po’ degli anni ’20, un po’ romano / è  da str****i oltre che di destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / L’ideologia, l’ideologia / malgrado tutto credo ancora che ci sia. / È il continuare ad affermare / un pensiero e il suo perché / con la scusa di un contrasto che non c’è; / se c’è chissà dov’è, se c’è chissà dov’è. / Tutto il vecchio moralismo è di sinistra, / la mancanza di morale è a destra. / Anche il Papa ultimamente è un po’ a sinistra; / è il demonio che ora è andato a destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / La risposta delle masse è di sinistra / con un lieve cedimento a destra. / Son sicuro che il bastardo è di sinistra, / il figlio di p****** è a destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Una donna emancipata è di sinistra, / riservata è già un po’ più di destra / ma un figone resta sempre un’attrazione / che va bene per sinistra e destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Tutti noi ce la prendiamo con la storia, / ma io dico che la colpa è nostra. / È evidente che la gente è poco seria / quando parla di sinistra o destra. / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? / Destra, sinistra (5 volte) / Basta!».

Il “basta!” finale ha un forte valore liberatorio, dopo una tale sfilza di luoghi comuni; luoghi comuni, poi, che non sempre sono tali, se è vero che molti di essi ci fanno sorridere e ci appaiono non privi di un fondamento reale.

Quello che importa sottolineare è che Gaber non intendeva affatto essere qualunquista e assimilare “in toto” due ideologie opposte e fondamentalmente inconciliabili; suo scopo era invece quello di richiamare soprattutto la sinistra, di cui faceva parte, a non irrigidirsi in schematici “atteggiamenti” (quelli che poi certa destra ha avuto buon gioco a definire “radical-chic”) per tornare alla reale sostanza della propria visione politica e di una vera ottica progressista.

In fondo, Gaber in qualche modo ha profetizzato la deriva “populista” dei successivi decenni: le scelte populiste, in nome di una pseudo-ideologia magmatica di destra-sinistra che ha finito per bypassare i vecchi scontri politici, hanno trovato terreno fertile anche e soprattutto nella deriva ideologica degli antichi schieramenti; e non a caso la destra “forzista” ha perso molti elettori attratti dal populismo leghista e dagli slogan della destra-destra, mentre la sinistra democratica ha perso consensi a favore dei pentastellati con gli zainetti oppure si è dispersa in rigagnoli incapaci di arrivare a qualsiasi “foce”. Per non parlare, poi, di tutti quelli che sono scivolati nelle sabbie mobili dell’astensionismo, facendo del P.A.I. (partito astensionista italiano) la prima forza “a-politica” del Paese.

Proprio per questo, oggi, occorrerebbe ritrovare, al di là delle apparenze e delle ostentazioni, la vera sostanza ideologica di un’appartenenza politica, tornando a una “serietà” che si è persa per strada, come diceva Gaber all’inizio: «È evidente che la gente è poco seria / quando parla di sinistra o destra». Il vero pericolo, ci ammonisce Gaber, sta nel diventare “palude”, nell’ approdare in un “indistinto” che, non essendo più né destra né sinistra e nemmeno centro (sintesi delle due precedenti antitesi hegeliane), diventa “gruppo misto” dis-ideologizzato, magma confuso in cui ognuno può immergersi in nome di una “omologazione” priva di consapevolezze storiche e politiche.

Per chi volesse risentire la canzone di Gaber, il link su Youtube è: https://www.youtube.com/watch?v=kZHvXtl4KY0.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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