Antigone al cinema

La tragedia sofoclea “Antigone” è stata rivisitata sul grande schermo una decina di volte. Non potendo prendere in considerazione anche le numerose edizioni televisive, ci soffermiamo brevemente su alcune significative versioni cinematografiche.

1. La prima trasposizione fu quella del cineasta romano Mario Caserini, il quale nel 1911 girò una versione sintetica dell’Antigone, interpretata da Maria Gasperini e prodotta dalla Società italiana Cines.

Il film “Antigone” di Mario Caserini (1911)

2. Sul grande schermo, Antigone tornò dopo ben cinquant’anni; risale infatti al 1961 la pregevole trasposizione cinematografica del regista greco Yorgos Javellas. Antigone era interpretata da Irene Papas che, iniziando proprio con il personaggio sofocleo, interpretò in seguito alcune delle maggiori figure femminili del mito e della letteratura dell’antica Grecia: Elettra, Elena, Penelope, Clitemestra.

La versione di Javellas era impostata sui criteri del cinema realista: erano omessi gli elementi stilizzati dell’opera teatrale, come la funzione del coro, comunicando allo spettatore le informazioni attraverso l’adattamento scenico e la riscrittura dei dialoghi.

3. Una decina di anni dopo giunse nelle sale il film I cannibali (1970) di Liliana Cavani, un’opera allegorica sul potere e la rivoluzione liberamente ispirato all’Antigone di Sofocle.

La storia, ambientata in un imprecisato futuro, si svolge in una moderna metropoli (Milano) quasi deserta e disseminata di cadaveri. Nelle strade, presidiate da soldati in assetto di guerra, giacciono i corpi insepolti di giovani rivoltosi: essi sono un monito per tutti coloro che pensano di potersi opporre al regime. Antigone è decisa però a dare sepoltura al fratello ucciso, nonostante il parere contrario dei suoi familiari (plagiati dai messaggi del regime che arrivano dalla televisione) e del fidanzato Emone, figlio del primo ministro. La ragazza trova aiuto solo in Tiresia, un misterioso straniero che parla una lingua sconosciuta. I due, dopo essere stati arrestati e torturati, riescono a fuggire, ma alla fine vengono uccisi dalla polizia. Il loro esempio infiamma tuttavia tanti giovani che, da quel momento, iniziano a sottrarre i cadaveri dei ribelli per dar loro una pietosa sepoltura.

Come già in Sofocle, un sentimento di pietà e dolore connota il film, anche se in quest’ultimo risalta soprattutto il senso di rabbia civile nei confronti dell’empietà del potere.

4. Fra le più rimarchevoli trasposizioni cinematografiche dell’Antigone, vi fu quella di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, due registi francesi che nel 1992 girarono nel teatro di Segesta una particolarissima versione della tragedia, la quale si rifaceva al testo sofocleo nella traduzione di Hölderlin del 1804. Straub e Huillet ripresero l’azione scenica con 150 inquadrature a cinepresa fissa (con qualche eccezione).

Una scena dell’Antigone diretta da Jean-Marie Straub e Danièle Huillet

La struttura espositiva era centrata sulla “separazione”, l’insanabile cesura fra sacro e profano, terra e cielo, vita e morte, espressa anche dalla netta divisione fra coro e personaggi. Pur mantenendo l’ambientazione e i costumi antichi, l’intento dei due autori era quello di realizzare una metafora capace di denunziare con forza la moderna guerra imperialista e la barbarie dell’industrialismo selvaggio.

5. Sophie Deraspe diresse nel 2019 un film intitolato “Antigone”. Si tratta della trasposizione cinematografica dell’omonima tragedia di Sofocle, che viene ambientata in Québec, in Canada.

Dopo l’assassinio dei suoi genitori, la giovane Antigone (interpretata da Nahéma Ricci) si rifugia a Montréal, ove vive in un quartiere operaio con la sorella Ismene, i fratelli Eteocle e Polinice e la nonna (curiosamente chiamata “Meneceo”). Nella nuova sede Antigone diventa una studentessa modello, tenendo unita la famiglia. Tutto cambia però quando Eteocle (interpretato da Hakim Brahimi) viene ucciso dalla polizia, mentre Polinice (Rawad El-Zein) viene arrestato per aver aggredito il poliziotto che ha sparato al fratello. Rimaste da sole, le tre donne rischiano di essere espulse dal Paese; ma coraggiosamente Antigone cerca di opporsi alle autorità per far scarcerare il fratello: alla spietata legge degli uomini la ragazza contrappone il suo senso della giustizia, basato sull’amore e sulla solidarietà per la sua famiglia. Scegliendo di farsi arrestare, Antigone antepone la legge non scritta del cuore e dell’amore per la famiglia alleleggi ufficiali, secondo le quali Polinice avrebbe dovuto essere processato e rimandato in Algeria. Durante un’udienza in tribunale, chiamata a motivare il suo atteggiamento, Antigone dice alla corte di agire in quel modo perché «è il cuore che glielo ha detto».

Questa frase diventa fondamentale e assume il valore di un contagioso slogan: l’originalità del film consiste infatti nel fatto che, diversamente dalla tragedia sofoclea, qui Antigone non è sola; infatti anzitutto ha il sostegno delle altre ragazze detenute in un centro rieducativo, poi ne diventa la leader e il modello da imitare (persino nel look, nel taglio dei capelli). Un coro, guidato dall’amato Emone (Antoine Desrocher), invade le strade e i social network in una protesta sempre più massiccia, che diventa generazionale, dato che tutti i giovani si riconoscono in Antigone: «Ho infranto la legge ma lo rifarei, il cuore mi dice di aiutare mio fratello». La vicenda di Antigone dunque grazie ai social diventa “virale” e le permette di raccogliere il consenso di quanti, soprattutto giovani, fanno di lei il simbolo della lotta contro le istituzioni e il loro cinismo.

La regista Sophie Deraspe ha così spiegato la sua peculiare interpretazione dell’antico mito: “Simile alla tragedia greca, la storia di Antigone è punteggiata in tutto il film da interventi del coro, un collettivo che, senza essere direttamente coinvolto nell’azione, commenta gli eventi vissuti dai personaggi o esprime le emozioni che suscitano. Trovo che i social media agiscano esattamente allo stesso modo in quel grande teatro che è la società contemporanea. Sono il mormorio della città. I cori/i social media prendono posizione mentre la storia avanza, commentano i fatti, a volte li distorcono o traggono ispirazione da loro. Quando Antigone e i suoi fratelli vengono screditati online dalla stampa e dal pubblico, il suo amico Emone aiuta a perorare la sua causa. Infine, Antigone acquista dai cori anche una certa forza che conferisce alla sua azione una portata che trascende il suo ambiente familiare di immigrati” (cfr. www.cineblog.it).

La protagonista, Nahéma Ricci, è nata a Montreal da immigrati di origine franco-tunisina. Il film è stato premiato come miglior film canadese al Toronto International Film Festival nel 2019.

P.S.: Molto successo ebbe tra gli spettatori italiani l’Antigone televisiva di Vittorio Cottafavi, realizzata per la Rai nel 1958 e oggi disponibile anche su Dvd.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *