Leggo su “Repubblica” (edizione di Palermo) che è stato proclamato ieri lo stato di “allerta generale antincendio, per evitare di diventare una seconda Sardegna invasa dagli incendi”. L’assessore regionale all’Ambiente e territorio Totò Cordaro ha revocato tutte le ferie a personale e dirigenti del Corpo forestale regionale in Sicilia (ci sarebbe da chiedersi perché mai molti di loro fossero stati mandati in ferie proprio in questo periodo, l’unico dell’anno in cui dovrebbero essere tutti operativi).
Dunque 5200 forestali precari (con 151 giorni di lavoro annuali) si occuperanno di spegnere i temuti e immancabili incendi, mentre altri 13.000 (!!!) forestali precari (con meno di 101 giorni di lavoro annuali) si limiteranno a “manutenzione o prevenzione antincendio” (come, non si sa). Sarà comunque garantita una maggiore presenza di operatori “nelle ore più calde” (non si capisce se la definizione sia da intendere in senso climatico).
Ai forestali si aggiungono “i circa 2.000 vigili del fuoco operativi in Sicilia, anche loro in massima allerta, e i mille volontari della protezione civile nei comuni siciliani con abilitazione antincendio” (sarei curioso di sapere quali siano questi comuni, come e perché abbiano ricevuto questa “abilitazione” e quali risultati concreti ne abbiano ottenuto).
I forestali regionali, per controllare un territorio di oltre 25.000 km2, potranno contare su 373 mezzi leggeri e autobotti, su nove elicotteri antincendio (otto noleggiati in giugno dalla Regione Sicilia per 4,5 milioni di euro) e su 90 droni, costati 109.000 euro e forniti da una ditta di Cosenza. Certo, fa piacere che una volta tanto questi diabolici apparecchietti alati siano usati non per realizzare dei pacchiani filmacci pseudo-hollywoodiani in occasione di battesimi, matrimoni e lauree, ma per un tentativo di maggior controllo del territorio.
Intanto, alcuni incendi cominciano ad essere segnalati qua e là: uno consistente è divampato sulle pendici di Enna, lambendo l’abitato e rendendo necessario l’intervento di un Canadair, con massiccio impegno di vigili del fuoco, Corpo forestale e protezione civile.
Dunque, la solita guerra estiva è cominciata; anzi, più che di guerra si tratta senz’altro di guerriglia, dato che i nemici (cioè le bande organizzate di malfattori piromani) agiscono a tradimento, in più punti contemporaneamente e in concomitanza con condizioni meteorologiche attentamente studiate per fare più danno possibile.
In questo contesto delinquenziale, fa quasi tenerezza la notizia della costituzione della “ronda dei volontari anti-roghi”, i cosiddetti “guardiani del bosco”, che presidiano un’ampia zona della Sicilia occidentale (i monti attorno a Castellammare del Golfo, Alcamo e Scopello). Come si legge sempre su “Repubblica”, “sono volontari, quasi tutti dai quarant’anni in su, che quando non lavorano dedicano parte del tempo libero a vigilare contro i piromani. Sono nati da qualche mese dopo una cena fra amici. Hanno deciso di creare un gruppo Whatsapp che in poche settimane conta già 64 membri. Quaranta di loro sono già operativi. […] I guardiani dei boschi organizzano ronde e picchetti nei punti e lungo i percorsi che abitualmente sono presi di mira dai piromani, […] presidiano e puliscono le vie tagliafuoco dalle erbacce e rami che le rendono inutilizzabili”.
Opera meritoria, come si vede: e dispiace che, come commenta il mio coetaneo Giuseppe Gioia, uno dei promotori dell’iniziativa, si debba lamentare “la totale assenza di ragazzi in questo gruppo”; sarebbero proprio i giovani quelli che dovrebbero maggiormente indignarsi per i crimini dei piromani e dovrebbero contribuire alla salvaguardia del territorio.
Speriamo che le misure preventive, di cui sentiamo parlare per la prima volta in modo concreto, servano a impedire le solite devastazioni, che – va detto a chiare lettere – non sono in alcun modo imputabili all’autocombustione. Per lo meno, viene testimoniata una forma di reazione, di crescente intolleranza contro l’annuale devastazione dell’ambiente siciliano; e sarebbe bello che tutti questi “sorveglianti” cogliessero in flagrante un piromane, magari mostrandolo poi al pubblico ludibrio. Un’immagine del genere sarebbe forse più efficace di tanti droni svolazzanti fra i boschi.