Una lettera autografa di Vittorio Gassman

Del grande Vittorio Gassman, attore, regista, scrittore e uomo di cultura e spettacolo, io possiedo una lettera personale, che allego qui sotto.

Me la mandò quando, nel 1979, appena venticinquenne, gli mandai copia dei miei primi due libri, La musica nella tragedia greca e Tragedia antica e musica d’oggi.

Il primo libro era lo sviluppo della mia tesi di laurea (che avevo discusso due anni prima all’Università di Genova con Umberto Albini e Fritz Bornmann), il secondo era una mia idea che allora risultò originale, cioè uno studio sulle musiche di scena negli spettacoli siracusani accompagnato da un repertorio (allora inesistente) delle rappresentazioni dell’INDA dal 1914.

I due volumi avevano riscosso un buon interesse ed erano stati recensiti, fra l’altro, da riviste specializzate come “Greece & Rome”, “L’antiquité classique”, “Arctos”, “Emerita”, “Nuova Rivista Musicale Italiana”, ecc.  Avevo inoltre mandato i libri a molti grecisti dell’epoca, di cui conservo con orgoglio e con un po’ di nostalgia le lettere di risposta.

Fra i tanti invii, mio padre mi consigliò di mandare i libri a Vittorio Gassman; lui, che era un insigne musicologo ma aveva la passione per la cultura a 360°, aveva un vecchio volume dal titolo Who’s who in Italy – 1958, edito da Intercontinental Book & Publishing, in cui c’erano notizie e indirizzi personali di tutti i VIP italiani dell’epoca. Epoca evidentemente diversa, vent’anni prima, in cui sia la difesa della privacy sia la voglia di difenderla erano inconsistenti (per la cronaca, ho ancora questo interessantissimo volume, scritto in inglese).

Alla voce “Vittorio Gassmann” (scritto con 2 “n”, ma lui si era tolto l’ultima nel nome d’arte), si leggevano le note su di lui: “actor, born Genoa Sept. 1, 1922, son of Enrico and Luisa Ambron, ecc. ecc.”. Alla fine compariva il suo indirizzo di Roma e persino un numero di telefono.

Mio padre, da quello Sherlock Holmes a tempo perso che era, fece alcuni controlli incrociati e arrivò a scoprire che l’indirizzo era ancora quello. Io ovviamente ero contrario all’invio dei libri, con motivazioni tipo: “Ma figurati se risponde”, “Pensa se ha tempo di leggere due libri del genere di autore sconosciuto”, e via con altre affermazioni disfattiste. Lui insistette: “Alla peggio ci appizzi due libri”.

La spedizione era avvenuta a fine giugno 1979 (io stavo svolgendo il servizio militare).

A fine agosto arrivò la lettera di Vittorio Gassman: “Roma 25 agosto – Egregio prof. Pintacuda, ho ricevuto e gradito i suoi volumi, che ho visto con molto interesse. RingraziandoLa sentitamente, Le invio i più cordiali auguri e saluti. Vittorio Gassman”.

25 agosto 1979 – la lettera di Vittorio Gassman

Ora, io non so quanto realmente Gassman abbia gradito e visto i miei libri, anche se – avendone studiato la figura di “cacciatore di cultura” – ritengo plausibile che sia stato un po’ interessato a quei testi che parlavano di teatro, teatro vivo o sentito come tale (non a caso ero allievo di Umberto Albini).

Credo però che sia importante mostrare come anche un artista di quel livello non si sentisse “diminuito” o infastidito dal dono di un giovane neolaureato, ma anzi gli rispondesse con poche righe estremamente gentili (notate anche le maiuscole sui pronomi personali di cortesia).

Gassman era davvero esemplare per modestia, disponibilità, interesse culturale e cortesia. In un tempo come il nostro, in cui certi presunti intellettuali sbraitano e spernacchiano sui social, in televisione e perfino nelle aule parlamentari, esempi del genere dovrebbero essere insegnati nelle scuole.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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