All’inizio degli anni ’70 il giovedì sera quasi tutti gli Italiani avevano un appuntamento televisivo immancabile: era il fortunatissimo quiz “Il rischiatutto”, presentato da Mike Bongiorno.
La trasmissione era iniziata il 5 febbraio 1970, sul Secondo Canale Rai (oggi Rai Due); derivava da un format americano (il programma “Jeopardy!”), ma ne aveva modificato la struttura, risultando così originale.
Gli autori del quiz erano Paolo Limiti e Ludovico Peregrini; quest’ultimo fu soprannominato “Il Signor No” per la sua spietata severità nel respingere le risposte dubbie date dai concorrenti.
La regia era di Piero Turchetti, coautore del programma, che passò alla storia della televisione italiana grazie alla frase che Mike Bongiorno usava per avviare la trasmissione: «Fiato alle trombe, Turchetti!».
Un personaggio immancabile (e molto gradito da noi ragazzi di allora) era la bella valletta romana Sabina Ciuffini, una studentessa universitaria in Filosofia che rinnovò la tradizione delle “vallette” televisive, visto che le veniva concesso di replicare al presentatore, con il quale aveva una perfetta intesa, basata sulle “gaffes” di lui (vere o artefatte) e sulle repliche più o meno argute di lei (che contrapponeva a una certa aria “acqua e sapone” la generosità delle sue audaci minigonne).
Inizialmente il programma fu registrato nel Teatro delle Vittorie di Roma, ma da settembre 1970 si trasferì negli studi della Fiera di Milano, con l’eccezione delle finali del ’72 e ’74, ospitate nel Teatro dell’Arte di Milano.
A ogni puntata partecipavano tre concorrenti, che anzitutto dovevano rispondere a dieci domande su una materia da loro scelta; ogni risposta esatta fruttava al concorrente 25.000 lire (circa 12 euro oggi: una miseria rispetto alle cifre vinte oggi nei quiz televisivi).
Dopo la prima fase (in cui al massimo un concorrente poteva totalizzare 250.000 lire), si passava alla seconda: i tre concorrenti, chiusi in tre cabine contigue, si sfidavano scegliendo le domande fra le sei materie del tabellone elettronico, che cambiavano ogni settimana. Le sei materie spaziavano fra gli argomenti più disparati, inclusa l’attualità. Particolarmente innovativo fu l’inserimento nel tabellone elettronico di brevi filmati e diapositive a introduzione delle domande (per l’epoca era una novità).
Nel tabellone, fra le domande, erano incluse le caselle “Jolly” (che fruttavano un premio senza rispondere a nessuna domanda) e quelle “Rischio”, nelle quali il concorrente puntava una cifra a sua scelta e doveva poi rispondere a una domanda in 30 secondi. Se la risposta era esatta, la cifra veniva aggiunta al suo montepremi; se no gli veniva detratta. I “rischi” (introdotti da Mike con il suo proverbiale grido “Rischiooooooooooooo!!!!”) consentivano notevoli “colpi di scena” modificando la situazione della gara.
Al termine della fase del tabellone, i concorrenti (purché avessero un montepremi superiore a zero) erano ammessi a partecipare al raddoppio conclusivo; in questa fase finale ogni concorrente, isolato in un’apposita cabina, doveva rispondere a domande multiple sulla propria materia, in un tempo massimo di un minuto e scegliendo tra tre buste (altra frase storica di Mike: “Che busta sceglie? La uno, la due o la tre?”). Se il concorrente riusciva a rispondere in maniera esatta alla serie di domande (a volte davvero micidiale), raddoppiava il montepremi in suo possesso; se però sbagliava anche una sola delle risposte, perdeva tutto. Al termine del raddoppio, il concorrente che aveva accumulato più soldi veniva proclamato campione e tornava la settimana successiva.
Tanti furono i concorrenti diventati famosi per la loro partecipazione al “Rischiatutto”; fra loro ne ricordo qui soltanto alcuni:
1) la mitica signora Giuliana Longari (in realtà nata Toro, ma allora le donne sposate potevano partecipare col nome del marito), abruzzese di Popoli, che rispondeva a domande sulla storia romana e rimase campionessa per dieci puntate nel 1970, vincendo 13 milioni;
2) il tabaccaio di Monte Porzio Catone, Ernesto Marcello Latini, esperto dei “Tre moschettieri” di Dumas, che nel 1971 vinse più di 25 milioni di lire in gettoni d’oro (quasi 13.000 euro attuali);
3) il simpaticissimo e strampalato farmacista fiorentino Andrea Fabbricatore, esperto di Geografia, che vinse otto puntate nel 1971 arrivando a 25 milioni;
4) la signora Maria Luisa Migliari, di Calice Ligure, espertissima di gastronomia, che vinse la finalissima del quiz nel 1974 e riuscì a vincere ben 43.780.000 lire (circa 23.600 euro), la seconda vincita più alta del programma.
Su tutti, però, si impose un concorrente straordinario, il dottor Massimo Inardi (Roma 1927 – Bologna 1993), medico e parapsicologo, presidente dell’associazione “Centro studi parapsicologici” di Bologna. Inardi, esperto di musica classica e in particolare di Brahms, vinse ben 48.300.000 lire (un primato assoluto per quel tempo, pari a quasi 25.000 euro). La cultura vastissima, la memoria straordinaria, il carisma del dottore erano straordinari; era anche un uomo molto generoso: volle che la sua vincita di una puntata fosse devoluta ad un bambino con problemi ai reni.
L’estrema facilità con cui Inardi rispondeva a tutte le domande indusse molti a ipotizzare addirittura che egli riuscisse a leggere nel pensiero di Mike Bongiorno. Ecco quindi che in una puntata (oggi visibile su RaiPlay) si decise di far leggere le domande al presentatore senza che avesse davanti a sé le risposte, affidate invece a un altro foglio tenuto a distanza da Sabina; e qui Mike fece una delle sue gaffes, dicendo a Sabina che in ogni caso Inardi non avrebbe potuto leggerle nel pensiero, visto che non avrebbe potuto leggerci niente…
Alla conclusione del ciclo del “Rischiatutto”, Inardi vinse anche la “superfinale” che fu organizzata il 10 giugno 1972 tra i nove campioni della trasmissione. In seguito, divenuto famoso a livello europeo, divenne un divulgatore dei temi riguardanti il paranormale e pubblicò diverse opere sul tema, tenendo anche una rubrica nel periodico “Voci della rotaia”. Morì prematuramente a soli 66 anni, per un arresto cardiaco.
Il giovedì sera l’appuntamento con il “Rischiatutto” era immancabile; del resto, all’epoca, non avevamo molta scelta: due soli canali RAI, cui anzi a Genova si aggiungeva la possibilità di vedere (gratis) la TV svizzera.
La puntata del quiz era molto attesa, soprattutto quando c’era in gara uno dei concorrenti più bravi e popolari; inoltre piaceva lo stile informale del grande Mike Bongiorno, che molti prendevano in giro per la sua presunta ignoranza e per le sue gaffes, ma che tutti i suoi collaboratori ricordano come un vero “gentleman”, un grande artista e uno dei veri “padri” della televisione italiana.
Ricordo che, quando era in gara il dottor Inardi e gli venivano rivolte le domande di musica classica, mio padre (che non vedeva molta televisione ma era appassionato di questa trasmissione) rispondeva anche lui correttamente, pressoché sempre; e quando gli dicevamo “Ci dovresti andare tu a Rischiatutto”, replicava con uno dei suoi sorrisetti: “Sèèèèè, vabbè”. Peccato: ma francamente una persona così schiva e modesta si sarebbe sentito poco a suo agio fra i basettoni di Bongiorno, le minigonne di Sabina e le buste 1, 2 e 3…
P.S.: chi non lo avesse conosciuto e volesse avere un saggio della bravura del dott. Inardi, può vederlo su Youtube, ad esempio all’indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Yv2wlTK0Stc.