Esattamente 100 anni fa, il 3 maggio 1923, nasceva a Savona Umberto Albini, il mio Maestro.
Studiò Lettere antiche prima alla Normale di Pisa e poi all’Università di Genova, presso la quale si laureò nel 1945. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza da partigiano. Visse per molti anni a Firenze, ma alla fine degli anni Sessanta tornò nel capoluogo ligure, dove fu titolare della cattedra di Letteratura greca, oltre che preside della Facoltà di Lettere e Filosofia e direttore del Dipartimento di Filologia classica.
Insegnò anche nelle università di Barcellona, Bonn, Colonia, Jena, Firenze, Londra e Madrid.
In ambito teatrale, a Genova collaborò con il Teatro della Tosse e con il Teatro Stabile. Fu pure presidente dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa.
Oltre che grecista, Umberto Albini fu anche un insigne studioso di letteratura ungherese; tradusse molte opere teatrali e poetiche magiare, contribuendo alla conoscenza del drammaturgo Miklòs Hubay e dei poeti Sandor Petofi, Varga Tamas e Jozsef Attila. Per la sua opera di diffusione letteraria, fu insignito di una laurea honoris causa dall’Università di Budapest e ottenne una medaglia d’oro per la cultura sia dal governo ungherese sia dal governo italiano.
Albini tradusse e adattò tragedie e commedie antiche e moderne per i teatri di Siracusa, Vicenza, Torino, Genova e Roma, nonché per la televisione e per la radio. Tra le sue numerose pubblicazioni, vanno ricordate le edizioni critiche di oratori greci, i saggi di critica teatrale e di letteratura bizantina; per Garzanti ha pubblicato Nel nome di Dioniso (1991), Atene: l’udienza è aperta (1994), Riso alla greca (1997), Teatro e palcoscenico – Divagazioni sul teatro antico (1998), Euripide o dell’invenzione (2000), Atene segreta (2002), Maschere impure: spettri, assassini, amori e miserie nei drammi greci (2005); per Le Monnier pubblicò tre volumi di Interpretazioni teatrali da Eschilo ad Aristofane (1972, 1976, 1981), nonché nel 1982 la storia della letteratura greca Hellas (scritta in collaborazione con Fritz Bornmann). La raccolta di poesie dedicate alla moglie Giovanna Cronache – Il lungo viaggio fu edita da Frilli nel 2006.
Nell’aprile 2010, il Comune di Genova gli consegnò il Grifo d’Oro, prestigiosa onorificenza dedicata alle personalità che contribuiscono ad illustrare il nome della Superba nel mondo.
Caratteristica di Albini era l’accostamento fra la profonda conoscenza filologica e letteraria e la capacità di leggere i testi in modo profondo e coinvolgente, grazie ad un notevolissimo talento interpretativo e ad una mentalità concreta ed aperta.
Aveva inoltre, soprattutto nello studio dei testi teatrali, un’attenzione peculiare all’aspetto scenico, per cui le sue traduzioni miravano sempre ad una grande efficacia “sul palcoscenico”. Le sue lezioni, come pure le sue conferenze, erano sempre interessanti ed affascinanti, per la chiarezza, la ricchezza e l’originalità dei contenuti, ma anche per la capacità eccelsa, quasi “teatrale”, di tener viva l’attenzione di chi lo ascoltava.
Nella conduzione degli esami universitari era assolutamente imprevedibile. La gigantesca figura del professore (era alto un metro e novanta) si materializzava in ore quasi antelucane.
Io sostenni il mio primo esame con lui il 28 giugno 1973, alle 7,30 di mattina (sic!) nella Facoltà di Lettere di Genova in via Balbi 4.
Iniziammo con una discussione (non un’interrogazione) su Alceo: il diciannovenne studentello lo definì “poeta mediterraneo”, etichetta che fortunatamente piacque molto al professore.
Si passò poi all’analisi dei Persiani di Eschilo; a proposito di questa tragedia, lui mi chiese: “Lei come la metterebbe in scena?”. Io, non so come, risposi audacemente: “Ambientandoli davanti allo Stato maggiore di Hitler nel momento della sconfitta finale e rappresentandoli davanti a un pubblico di ex partigiani”.
Lui, di fronte a questa specie di sproloquio anacronistico, fece un’espressione che poteva significare tutto (perplessità, sconcerto, orrore, lode… boh). Poi di scatto arpionò con la mano destra un libro qualunque, preso alle sue spalle; erano le Storie di Erodoto. Albini aprì il libro a caso e mi ordinò: “Traduca”.
Non si sa quale divinità ellenica, scesa in tempo dall’Olimpo, mi aiutò; riuscii infatti a divinare il contenuto del brano e a renderlo anzi in un italiano non troppo banale.
Albini mi guardò di nuovo in modo strano, tanto che stavolta ebbi proprio paura di avere sbagliato tutto e mi preparavo ad andar via con un votaccio… Ma lui si girò verso la sua biondissima assistente e le disse perentorio: “Dagli la lode” e aggiunse qualche espressione di lode che ricordo ancora ma che non è il caso di riferire qui.
Alle 8,15 ero già per strada, un po’ euforico ed un po’ incredulo.
Negli anni successivi, anche quando lasciai la mia città per trasferirmi in Sicilia, non dimenticai mai il prof. Albini (che rividi ogni tanto in congressi e conferenze) e tentai di seguirne sempre gli insegnamenti; moltissimi miei allievi hanno avuto modo di conoscere, studiare e apprezzare i suoi saggi critici .
Credo però che le seguenti parole, pronunciate in occasione della sua scomparsa (25 gennaio 2011) da Alessandro Repetto, presidente della Provincia di Genova, sintetizzino al meglio la figura dell’insigne Maestro: “Per lui la libertà non era soltanto un concetto teorico trasmesso attraverso le storie antiche, ma un’esperienza di vita concreta che lo ha personalmente coinvolto fin da giovane, quando come partigiano ha combattuto per la libertà del nostro Paese. Lui ci ha aiutato a considerare i testi classici come nostri contemporanei e in ogni frase, in ogni brano da lui tradotti erano sempre presenti anche le tensioni e le inquietudini dell’uomo di oggi. Quella del professor Albini è stata davvero una grande lezione di vita”.