Le rose di Santa Rita

Oggi, 22 maggio, è il giorno di Santa Rita.

Ogni anno nella Chiesa di S. Agostino a Palermo, ove si trova il santuario della Santa di Cascia, dal primo mattino e fino a tarda sera i fedeli affluiscono tenendo in mano delle rose (strategicamente vendute da decine di ambulanti nei dintorni).

La gente viene da tutta la città e soprattutto dal Capo, il quartiere popolare circostante. Il momento culminante è la supplica alla Santa con la benedizione delle rose: i fedeli alzano al cielo le loro rose e i sacerdoti passano nella navata aspergendole di acqua benedetta.

Santa Rita (storicamente Margherita Lotti, monaca agostiniana vissuta nel ‘400) è chiamata la Santa “degli impossibili”, o meglio “Avvocata dei casi impossibili”. In particolare viene invocata dalle donne che desiderano diventare madri, quando qualche difficoltà ritarda, pregiudica o impedisce la gravidanza.

Per diversi anni mia moglie e io, che abbiamo atteso per vent’anni di diventare genitori (il Guinness dei primati tarda a renderci il dovuto riconoscimento), venivamo ogni anno nella chiesa forniti delle immancabili rose. La nostra tenacia è stata premiata e siamo stati particolarmente contenti quando siamo tornati in questa chiesa dopo la nascita del nostro Andrea: l’Avvocata evidentemente aveva espletato la nostra pratica con successo.

A Sant’Agostino mi piace in particolare vedere il chiostro, il cui cortile è uno dei più grandi della città; è attribuito a Vincenzo Gagini, risale al 1560 circa ed è caratterizzato da 28 colonne e capitelli in cui si riconoscono gli stemmi delle famiglie gentilizie che patrocinarono la costruzione.

Il chiostro del santuario di Santa Rita – Palermo

Ancor più però mi piace osservare e sentire la gente, il movimento, il frastuono, il vocìo, la chiesa affollata di fedeli imploranti, i preti che confessano, i canti eseguiti in coro. La fede del popolo palermitano (una fede profonda, intrisa di antichi retaggi pagani e di una religiosità innegabilmente molto sentita) si unisce alla vivace esternazione di delusioni, ansie e speranze.

22 maggio 2022: la folla in attesa della benedizione delle rose

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. Non conoscevo questa chiesa palermitana e ancor di più non sapevo che fosse un santuario dedicato alla “Santa delle cose impossibili”; Santa Rita e le rose benedette perché portatrici di buoni auspici o, nell’immaginario del credente ,speranza della realizzazione di un sogno o desiderio .La rosa di Santa Rita non poteva mai mancare a casa della zia , che di questa Santa é stata sempre devota ….nel tardo pomeriggio le andrò a fare visita , spero tanto di trovare sul credenzone anche una bella rosa rossa fare capolino dal vaso di cristallo dove è solita metterla , pronta ad accoglierci

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *