Nell’italiano regionale della Sicilia, nelle conversazioni si usano spesso delle duplicazioni ravvicinate di uno stesso termine, che rendono le espressioni più vivaci e colorite.
Eccone una dozzina:
1. «Me la sono vista pietre pietre» (cioè “l’ho scampata bella”).
2. «Piove! Camminiamo muro muro!» (invito a camminare quanto più possibile al riparo durante un acquazzone; in greco moderno c’è un’espressione identica, “tìcho tìcho”, τοίχο τοίχο).
3. «Mia suocera è sempre piedi piedi!» (cioè “non si leva di torno, sta sempre qui davanti”).
4. «Chi bussa bussa, senza aprire!» (raccomandazione di non aprire a nessuno, ispirata da prudente diffidenza verso il prossimo).
5. «Giusto giusto non era in casa!» (cocente disappunto perché, per un caso fortuito e spiacevole, la persona cercata non era in casa).
6. «Con chi parlo parlo, dice che non ha votato per questo sindaco» (“con chiunque parlo…”).
7. «Chi lo vede vede dice che ci piace» (cioè “chiunque lo vede lo apprezza”).
8. «Sono contento di avere avuto trasferimento: solo solo che a quello non lo vedo più» (“basti pensare che non lo vedo più”; grande soddisfazione di essersi liberato di una compagnia sgradevole).
9. «La mattinata mi passò girando uffici uffici» (frase pronunciata da un cittadino avvilito, stremato dal disbrigo di bibliche pratiche burocratiche, con relative peregrinazioni di ufficio in ufficio).
10. «Di notte e notte spuntò!» (si dice di una persona che è comparsa – ma il siciliano direbbe “che si è arricampata” – inopinatamente in piena notte).
11.«Le mie scarpe sono casa casa» (quindi disperse da qualche parte, in una casa evidentemente non molto ordinata…).
12. «Poi se ne viene sua moglie e mi disse dice: “Ma giusto è?”» (qui non si ha un’anafora, bensì il poliptoto “disse dice”, con l’alternanza immediata di due diversi tempi verbali; a me pare molto bello questo vivace passaggio al presente storico, che vivacizza la frase e la rende attualissima).