Luigi Tenco compose nel 1966 questa canzone, che diventò la sigla di apertura della seconda serie dello sceneggiato RAI “Le inchieste del commissario Maigret”.
Eccone il testo:
Un giorno dopo l’altro / il tempo se ne va / le strade sempre uguali / le stesse case.
Un giorno dopo l’altro / e tutto è come prima: /
un passo dopo l’altro / la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano / quell’avvenire che avevano sognato,
ma i sogni sono ancora sogni / e l’avvenire è ormai quasi passato.
Un giorno dopo l’altro / la vita se ne va. / Domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto / e dalla riva sembra un punto lontano / Qualcuno anche questa sera / torna deluso a casa piano piano.
Un giorno dopo l’altro… / la vita se ne va.
E la speranza ormai è un’abitudine.
Il poeta (non mi sento di definirlo diversamente) presenta una vita grigia, che riproietta lo stesso identico film “un giorno dopo l’altro”: “le strade sempre uguali, / le stesse case”.
E intanto “il tempo se ne va”. Tutto, apparentemente, è “come prima”, sempre “la stessa vita”. Immobilità assoluta.
E l’avvenire che, leopardianamente, ci si immaginava? E lo splendido futuro tante volte sognato? Niente, “i sogni sono ancora sogni” e “l’avvenire è ormai quasi passato”.
Non cambierà mai, allora: “domani sarà un giorno uguale a ieri”.
Davvero, dunque, “la vita se ne va” (con una minima “variatio” che costituisce un’aggravante rispetto all’inizio, dove era “il tempo” a fuggire via).
Tenco era nato in provincia di Alessandria nel 1938, ma dall’età di dieci anni era vissuto a Genova. E Genova è città di mare, di mare veramente vissuto, ascoltato, condiviso; il mare, lì, te lo porti dentro perché sai che fa parte comunque di te.
E dal mare viene l’altra immagine struggente: la nave che “ha già lasciato il porto”, che ormai “dalla riva sembra un punto lontano”. La nave dei sogni, delle speranze, di quel futuro che non è mai diventato un presente ed è rimasto una vana, utopistica immaginazione del passato.
Un’altra giornata inutile, fotocopia sempre più sbiadita delle altre, è archiviata. E “qualcuno” se ne torna a casa “deluso”, “piano piano”.
E si cammina piano, svuotati, quando si è stanchi di tutto.
Davvero, “un giorno dopo l’altro / la vita se ne va”. La speranza, ormai, è solo un rituale stanco, “un’abitudine”.
Un anno dopo, Luigi Tenco a Sanremo chiudeva il suo cammino; solo l’ultimo giorno della sua esistenza fu drammaticamente “diverso” dagli altri.
La canzone si può ascoltare su Youtube, https://www.youtube.com/watch?v=MbhO_4ZabkE.
Chi non la conosce, la ascolti con rispetto ed ammirazione per uno degli autori più grandi della “cosiddetta” musica “leggera”.