La Caporetto dell’umanità palermitana

Nella notte fra sabato e domenica una sventurata turista polacca, che si trovava in vacanza a Palermo col marito, è stata assassinata da un pirata della strada mentre attraversava la strada in corso Tukory, vicino alla stazione ferroviaria.

Come si legge su Palermo Today, «l’automobilista, a bordo di una Smart di colore blu, in un primo momento si è dato alla fuga, facendo perdere le proprie tracce. L’allarme è stato lanciato dal marito della donna. Vani tutti i soccorsi, è morta all’ospedale Civico. La polizia municipale e la polizia di Stato hanno rintracciato qualche ora dopo la Smart blu. Il pirata della strada si è presentato all’alba al comando della polizia municipale e si è costituito: è sotto interrogatorio».

Sul Giornale di Sicilia di oggi viene descritto l’immenso dolore del povero coniuge della vittima: «Seduto sulle scale della camera mortuaria dell’ospedale Civico, W.M.T., il marito della trentunenne, tiene la testa tra le mani e ha lo sguardo dritto verso il vuoto. Non parla molto bene l’inglese ma più in generale non ha voglia di ricordare e ripassare gli attimi che hanno trasformato una bella vacanza in tragedia. “Dovevamo andare via oggi (ieri, ndr)”, è l’unica frase che riesce a dire. Con lui ci sono alcuni agenti della polizia municipale, inviati in attesa dell’arrivo della scientifica e per cercare di dare un sostegno a una persona rimasta sola. “Al momento ha rifiutato il supporto psicologico -spiegano i vigili – l’importante è che sappia che c’è una rete che può sostenerlo in questi attimi”. Dopo qualche telefonata ad alcuni amici in cerca di una voce cara e di conforto, l’uomo è stato portato in caserma per la deposizione».

Dunque, al di là della generosa offerta di un “supporto psicologico” (dignitosamente rifiutato), lo sfortunato turista non ha avuto niente: non risulta che gli sia stata rivolta un’espressione di cordoglio da parte delle istituzioni della città e non si legge di nessuna manifestazione concreta di solidarietà e vicinanza da parte di questa città, che in genere viene ritenuta ospitale e calorosa.

Non meno ingenerosi sono i commenti fatti dalla gente a Ballarò e riferiti dal quotidiano palermitano: «Nella domenica mattina del mercato di Ballarò, in piena attività, la morte della turista irrompe con forza. Se da un lato del bancone le centinaia di visitatori provano a catturare ogni singolo profumo e colore della merce esposta, dall’altra parte si commenta con una punta di amarezza ciò che è accaduto poche ore prima. “Era davvero una turista?”, si chiedono in molti, con un tono che tradisce un leggero imbarazzo. “Dovevano divertirsi e basta”, esordisce un altro mercataro. Eppure non sembra esserci troppa sorpresa: parlando con gli esercenti della zona, il problema della velocità raggiunta dai mezzi in corso Tukory sembra esserci da un po’ di tempo. “Qui corrono in tanti – racconta Antonino D’Antoni, tra i titolari di un bar su corso Tukory, proprio all’ingresso del mercato – soprattutto la notte. […] Ogni tanto qualche automobile si ribalta per la troppa velocità – aggiunge D’Antoni – per fare una piccola curva e ci sono sempre incidenti. Sta diventando una piaga”. A rincarare la dose un altro commerciante, che preferisce l’anonimato. “Bisogna rafforzare i controlli nella zona della movida – dice – bisogna tenere sotto controllo questo fenomeno. Lo Stato deve fare qualcosa. Questa povera ragazza stava semplicemente attraversando la strada ed è stata presa in pieno. Sono episodi che toccano il cuore”».

Meno male che il commerciante anonimo, almeno lui, si sente toccato “nel cuore” (anche se non sa esternare altro se non il solito piagnisteo locale, per cui “lo Stato deve fare qualcosa”); per gli altri “mercatari” i turisti polacchi meritano solo “imbarazzo” e un po’ di compatimento di circostanza.

Se questo è lo scenario, già amaro, che emerge da queste notizie, risulta francamente imbarazzante e quasi indecente lo scenario che viene offerto dai commenti che la tragica notizia provoca su “Palermo Today”.

Qui, fra i 92 commenti all’evento, si trova di tutto: c’è chi sbandiera la sua violenza bestiale (“questo assassino disonesto merita essere impiccato e dopo il suo corpo maledetto darlo ai porci”), chi coglie l’occasione per prendersela coi possessori di Smart (provocando la reazione di questi ultimi e dando la stura a una sequela di ignominiosi e bestiali insulti reciproci, nella totale dimenticanza della povera vittima…), chi sogna forme di giustizia (“spero il turista con un buon avvocato straniero lo rovinino, maledetto”) o propone soluzioni ingegnose (“la condanna facciamola scontare in Ungheria”), chi dà una sua lettura dei fatti (“vivrà di spaccio e non avrà un bene intestato”), chi invoca maggiori controlli dalle forze dell’ordine (“paghiamo le tasse, vogliamo sicurezza”), chi ironizza (“giudici, mi raccomando eh, diamoci i domiciliari con tanto di bibite e rosticceria!”).

 Pochissimi sono, invece, i commenti che esternano dolore e commozione, come quello di una persona che scrive: “Mi dispiace tanto per la povera Signora e per il marito”. C’è poi soltanto una signora ragionevole, che lamenta la mancanza di un moderatore che non pubblichi questi commenti “offensivi e vomitevoli”.

Il quadro che ne viene fuori è desolante.

Non solo in questa città sbandata e abbandonata (come in tante altre città italiane, alla faccia del governo di destra che aveva promesso ordine e disciplina) si afferma sempre più un clima da Far West, in cui nessuna regola viene rispettata, mentre chi chiede il rispetto di qualunque regola si sente dare del fascista o del nazista.

Non solo i turisti che vengono qui a farsi rapinare (economicamente o materialmente) e i cittadini locali rischiano ormai la pelle a causa della folle movida del sabato sera.

Non solo le istituzioni tacciono e nascondono la testa sotto la sabbia come gli struzzi.

Come se questo non bastasse, sta venendo meno ogni forma di umanità, di solidarietà verso l’altro, di comprensione ed immedesimazione. Si è creato un mondo di monadi egoiste, violente, diffidenti e cattive, che hanno trasformato la loro esistenza in una reciproca guerra costante (“bellum omnium contra omnes”).

Certo, si potrebbe dire che l’incidente di corso Tukory è stato un tragico caso, un’orrenda fatalità, che sarebbe potuto succedere ovunque, anche a Cracovia o Varsavia. 

Ma almeno, se nessuno ha ritenuto di farlo, vorrei fare io le più commosse condoglianze al povero turista polacco, che tornerà al suo Paese portando dentro di sé questo ricordo nefasto della Sicilia, chiedendogli scusa a nome di tutti i palermitani onesti, che esistono e sono tanti, ma sempre più rimangono allibiti e costernati nel dover vivere così.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. L‘ho trovato per caso: è più che tragico. Purtroppo questa mancanza di sentimenti e di partecipazione si allarga a macchia d‘olio. E Non soltanto a Palermo. Le persone hanno perso la dignità: quelli delle movide (vedi adesso Lignano) e quelli che stanno a guardare. Non rimane per i più che un‘alzata di spalle… Si muore dovunque.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *