Lettera aperta a un non-operatore ecologico palermitano

Caro operatore ecologico palermitano del mio quartiere,

non la chiamo “spazzino” proprio perché la sua mansione in questo ineffabile secolo XXI è cambiata: non consiste infatti più nello “spazzare” le strade (ci mancherebbe…) bensì in un più generico “operare” per il bene dell’equilibrio ecologico.

Le scrivo perché sono davvero preoccupato.

Qui davanti casa mia, in una strada centralissima del centro di Palermo, a pochi passi da piazza Politeama, di lei non si hanno più notizie da almeno dieci giorni.

Le allego le foto, da me scattate pochi minuti fa, che presentano un suggestivo dépliant delle bellezze del nostro quartiere: cartacce agli angoli dei marciapiedi e sugli stessi, munnizza ubiquitaria sotto gli alberi, polvere (anzi, “pruvulazzu”) ovunque.

Che le è successo?

Ha avuto un problema di salute e si è dovuto assentare?

Sta fruendo della legge 104? (fortunatamente un parente da “centoquattrare” si trova sempre…).

Sta partecipando a un corso di aggiornamento sulle nuove tecnologie di “operatività ecologica”?

O è forse andato in pensione?

Tutto legittimo, ovviamente.

La cosa strana è che, in sua assenza, non esiste nessuno che la sostituisca.

Il suo assessore capo, Pietro Alongi, è addetto a molteplici funzioni non funzionanti: politiche ambientali inclusi parchi e riserve e transizione ecologica, verde urbano incluse ville e giardini, interventi costieri e fluviali (in fiumi che di certo non sono a Palermo), igiene ambientale e rapporti funzionali con RAP, SRR, RESET e ARPA, agricoltura urbana, condono ed abusivismo edilizio, manutenzione ordinaria degli immobili comunali e relativi rapporti funzionali inclusi cantiere municipale e autoparco, protezione civile ed edilizia pericolante, ecc. ecc.

Figurarsi se, oberato da tali e tante mansioni, Alongi ha modo, tempo e voglia di accorgersi che Lei non c’è e che non c’è un cane che prenda il suo posto (anzi, veramente, di cani ce ne sono diversi, liberi di orinare e defecare impunemente nel contesto degradato che gli si offre propizio).

Ci dia notizie.

Siamo angosciati dalla sua assenza.

Potremmo chiedere al sindaco La Galla, ma non vogliamo disturbarlo (“il suo cervel, Dio lo riposi, / in tutt’altre faccende affaccendato, / a questa roba è morto e sotterrato”).

Ci faccia sapere quando e se pensa di tornare a spazzare… no, mi scusi, ad “operare” nella nostra zona.

Nel frattempo, nell’attesa che si compia la beata speranza e si materializzi il nostro operatore-salvatore, continueremo a fare tutti gli slalom possibili fra cartacce, detriti, escrementi e schifezze varie.

Ci siamo abituati, del resto, anzi – da bravi siciliani – ci siamo rassegnati al fatto che qui le cose vadano così. La cosa, anzi, non fa nemmeno notizia.

Ma, mi creda, quando vedo i turisti – che escono dai due B&B del mio condominio – inorridire per tanto degrado, mi vergogno per Lei, per il suo assessore, per il suo sindaco e per i miei concittadini.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. E le stelle stanno a guardare …L’assuefazione al sudiciume e allo sporco è diventata regola , sarebbe strano il contrario , svegliarsi una mattina e trovare per incanto tutte le strade spazzate e pulite . Anche Goethe nel suo libro “Viaggio in Italia “ rimane scandalizzato dai bottegai di via Maqueda che usavano riversare tutto il sudiciume ed immondizia sulla strada è da straniero abituato ad altri usi e costumi critica la sporcizia e l’inciviltà degli abitanti . Nulla è cambiato da allora😞 … chiamiamolo folklore

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