I Ricchi e Poveri a Palermo

Il concerto dei Ricchi e Poveri, cui ho assistito ieri sera qui a Palermo al “Duca della Verdura”, è stato per me una vera iniezione di fiducia e ottimismo.

Vedere i due miei gloriosi concittadini Angela Brambati e Angelo Sotgiu esibirsi per due ore dimostrando una voce ancora smagliante, una vitalità incredibile e un’energia straordinaria mi ha fatto piacere e mi ha incoraggiato, dimostrando che anche i “vecchietti” possono ancora fare spettacolo alla grande.

Il bello è che il pubblico era composto da persone di ogni fascia di età (giovanissimi, giovani, quarantenni e cinquantenni, persone diversamente giovani), tutti ugualmente coinvolti e appassionati dalla grinta, dalla bravura e della professionalità dei due cantanti, tutti pronti a cantarne e danzarne il famosissimo repertorio.

Queste famose canzoni “nazional-popolari” (da “Se mi innamoro” a “Che sarà”, da “Canzone d’amore” a “Come vorrei”, da “La prima cosa bella” a “M’innamoro di te”, da “Voulez-vous danser” a “Piccolo amore”, da “Mamma Maria” al recentissimo “Ma non per tutta la vita”, ecc. ecc.) possono far storcere il naso solo a chi non riesce a capire come la canzone sia anche svago, diversivo, dis-trazione, compagnia amena della nostra vita: e ieri tantissime persone, riascoltando questi motivi (in un’esecuzione perfetta e impeccabile, senza la minima smagliatura sonora) hanno potuto rivivere i momenti che li hanno accompagnati.

Scoperti da Fabrizio De Andrè e Franco Califano (che, come ha raccontato Angela, ha dato loro il nome), i quattro Ricchi e Poveri originari sono oggi solo due, dopo il distacco di Marina Occhiena e la scomparsa (due anni fa) del grandissimo Franco Gatti, il più “xeneise” di tutti; ma davvero Angela e Angelo oggi fanno per quattro e danno una testimonianza invidiabile di vitalità, professionalità e bravura; il tutto unito a una mancanza assoluta di prosopopea, a un genovesissimo “understatement” alieno da ogni narcisismo e a una schiettezza umana ammirevole.

Insomma, una bella serata e una bella iniezione di allegria e di fiducia.

Con buona pace di chi direbbe che “sono solo canzonette”, dimenticando che non si può essere parte di un popolo se non se ne condividono anche le semplici gioie, i facili gusti musicali e la schietta umanità.

P.S.: Un’ultima annotazione, non musicale ma soltanto nostalgica: sentire i due cantanti parlare con il loro splendido accento genovese mi ha riportato il pensiero alla mia amata città natale, che porto sempre nel mio cuore; anche di questo mi sento di ringraziarli.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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