A Palermo (ma forse in tutta Italia, come dimostrano certe traversie ministeriali…) è fondamentale sempre “guardarsi le spalle”.
Ciò vale in tutti i campi: vale per la violenta “movida” cittadina (ormai infestata da gang più o meno baby), vale per la normale amministrazione politica, vale per i rapporti umani (spesso contraddistinti da spiacevoli sorprese), ecc.
Io però le spalle me le devo sempre guardare attraversando un incrocio stradale a poca distanza da casa mia: qui i pedoni (cosa unica al mondo per quanto ne so, perché in nessuna città al mondo ho visto qualcosa di analogo) devono attraversare… guardandosi le spalle.
Infatti l’incrocio fra via Dante e piazza Virgilio ha qualcosa di surreale e paradossale: come si vede dalle foto che allego (scattate peraltro in un momento di traffico minore), i pedoni che salgono da via Dante affrontano una vera e propria avventura. Anzitutto, le strisce pedonali non esistono più: è questo il prezzo che si è pagato quando a fine luglio è stata riasfaltata via Brunetto Latini (e figurarsi chi e quando se ne accorgerà…).
Poi, il pericolo costante è rappresentato dalle macchine che salgono da via Dante e svoltano alla loro sinistra su via Latini, incrociando quindi il cammino dei pedoni che tentano di attraversare nella stessa direzione.
Certo, gli automobilisti dovrebbero dare la precedenza ai pedoni, farli passare, aspettarne i sacrosanti comodi; ma a Palermo nessuno dà la precedenza (ritenuta grave disonore), nessuno pensa ai pedoni (considerati emeriti rompiscatole), nessuno può rallentare il suo inesorabile e vacuo cammino.
Quindi, come mostrano le foto, il pedone ha due alternative: o passa senza guardarsi le spalle, affidandosi a S. Rosalia; o si fa venire il torcicollo e attraversa guardando all’indietro, magari facendo segno di fermarsi alle macchine che gli tagliano la strada.
Non basta ancora: siccome nello stesso incrocio sopraggiungono da destra anche le auto provenienti da piazza Virgilio e via Giacomo Cusmano, il pedone si trova spesso la strada occupata dai tantissimi automobilisti che, passando col giallo o col primo rosso, intasano l’attraversamento pedonale, sfidando fra l’altro a colpi di clacson i loro colleghi che salgono da via Dante e che rabbiosamente chiedono la via.
Questa è la giungla selvaggia di Palermo, ove non c’è mai un vigile urbano a vigilare sull’incrocio. Del resto pochi giorni fa Carolina Varchi, deputato di Fratelli d’Italia, ha annunciato trionfalmente che “presto 100 nuovi agenti della Polizia locale potranno essere assunti a Palermo per aumentare la sicurezza in città. Lo prevede un mio emendamento al ddl sicurezza”; peccato che, a quanto pare, ne occorrerebbero oltre 800 e peccato che, anche nei periodi in cui l’organico era in condizioni più accettabili, di vigili in strada se ne siano sempre visti pochissimi (anche perché in tutt’altre faccende affaccendati).
Si è dunque alle solite, perché problemi del genere cozzano contro una mentalità diffusa a Palermo (già esistente e in ulteriore espansione) per cui non deve esistere alcuna regola; anzi, chi osa parlare di regole e di rispetto delle regole merita solo un sarcastico disinteresse o il pubblico ludibrio.
Ecco dunque che, nella tragica situazione di disoccupazione e sotto-occupazione esistente in città, si potrebbe prospettare una professione lucrosa, modificando l’attuale funzione dei “guardaspalle”. Il mestiere, come è noto, già esiste (ben lo sanno politici e mafiosi), ma potrebbe specializzarsi nell’accompagnamento dei pedoni in incroci come quello segnalato. Con pochi euro di spesa (diciamo 1 a ogni attraversamento) si garantirebbe ai pedoni la sicurezza (sarebbe semmai il guardaspalle a cimentarsi nei diverbi e negli accoltellamenti con gli automobilisti) e ai guardaspalle stessi un reddito sicuro e (diciamo così) onesto.
L’uovo di Colombo.
Nel frattempo, continuerò a guardarmi le spalle quanto posso; in fondo è stato sempre così e la vera filosofia del palermitano è: così è stato, così è, così deve essere.