Ricordo di “Rondò Veneziano”

Ieri, forse per reazione alle recenti polemiche sull’arazzo umano Tony Effe (al secolo Nicolò Rapisarda), presunto artista e reale sessista, per riconciliarmi con l’arte musicale ho risentito e rivisto su You Tube alcune esecuzioni del gruppo “Rondò veneziano”.

Si trattava di un “ensemble” musicale che mixava genialmente la musica del Settecento alle sonorità del pop e del rock; suoi ideatori erano stati il discografico milanese Federico “Freddy” Naggiar e soprattutto il Maestro Gian Piero Reverberi, noto compositore e direttore d’orchestra genovese, che fu allievo di mio padre al Conservatorio “Paganini” del capoluogo ligure.

Reverberi, nato nel 1939, si diplomò in pianoforte e in composizione con il M° Sergio Lauricella; alternò poi l’attività concertistica e le composizioni con l’interesse per la musica leggera e in particolare per la famosa “scuola genovese” di cantautori. Lavorò come arrangiatore con Gino Paoli, Luigi Tenco e Fabrizio De André; collaborò anche con Lucio Battisti fra il 1970 e il 1973 e fece da produttore discografico per alcuni gruppi allora famosi (i New Trolls e con Le Orme); in seguito lavorò con artisti famosissimi (Mina, Paul Anka, Ornella Vanoni, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, Patty Pravo, ecc.).

Nel 1979 Reverberi fondò il gruppo “Rondò Veneziano”, composto da nove esecutori (sette donne e due uomini): tre violini, una viola, un violoncello, un oboe, un flauto traverso, un basso elettrico e una batteria; il Maestro dirigeva i brani accompagnando le musiche al pianoforte.

Nel repertorio del gruppo, reminiscenze di autori famosi (Albinoni, Vivaldi, Alessandro e Benedetto Marcello, Rossini, Haydn, persino Chopin, ecc.) si univano a suggestioni della musica leggera contemporanea in un mix originalissimo; l’effetto “straniante” era accresciuto dai costumi indossati dagli esecutori, che erano rigorosamente del XVIII secolo, con tanto di parrucche bianche.

Questa innovativa operazione musicale avveniva in parallelo alla rinascita culturale della città di Venezia, in cui proprio nel 1979 tornò ad essere celebrato (dopo 200 anni!) il carnevale storico, grazie all’iniziativa di alcune associazioni di cittadini e al contributo logistico ed economico del Comune di Venezia, della Biennale, del Teatro la Fenice e degli enti turistici. I musicisti di “Rondò veneziano”, che suonavano indossando abiti settecenteschi, ebbero dunque un forte impatto “promozionale”.

Il nome del gruppo derivava dal “rondò”, forma musicale fissata dal Settecento e caratterizzata dal periodico ritorno di un’idea principale nel corso della composizione; c’era anche stato un “Rondò veneziano” composto da Ildebrando Pizzetti nel 1929, sicuramente noto a Reverberi (che lo aveva studiato con mio padre, suo docente di Storia della Musica).

I primi quattro brani-pilota, composti e diretti da Reverberi (che in seguito fu occasionalmente affiancato da altri autori), furono registrati a Milano, con un’orchestra da camera genovese di recente formazione; i provini piacquero alla casa discografica Baby Records, per cui furono composti altri cinque pezzi e si realizzò un album con nove brani, che uscì nel 1980. Reverberi per questo LP volle una copertina che evidenziasse la particolarissima operazione musicale del gruppo: dopo varie opzioni, Freddy Naggiar scelse un’illustrazione che raffigurava due musicisti del Settecento che volavano sulla plancia di un’astronave.

Il brano “Rondò veneziano” dall’11 novembre 1980 divenne sigla di apertura e chiusura dei programmi del nascente Canale 5, raggiungendo quindi un’immediata popolarità. La prima apparizione televisiva del gruppo avvenne nel 1981 proprio su Canale 5 nella trasmissione “Popcorn”; intanto in Italia il primo album di Rondò Veneziano entrò nella hit parade, mentre il brano omonimo diventò la sigla di “Tg l’una”.

Visto il successo crescente, seguirono altri LP: nel 1981 “La Serenissima”, nel 1982 “Scaramucce”, nel 1984 “Odissea veneziana”, ecc. Intanto le musiche del gruppo diventavano sigle televisive di altre trasmissioni e la popolarità cresceva costantemente, con partecipazioni a programmi televisivi di successo (es. “Domenica in” e “Fantastico”). Da allora i Rondò Veneziano furono attivi per molti anni, sia sulle scene italiane sia all’estero, diventando popolarissimi soprattutto nei Paesi di lingua tedesca.

A partire dall’album “Odissea veneziana” avvenne un’evoluzione nelle esecuzioni musicali, dato che Reverberi andò introducendo nei brani arrangiamenti più elettronici e melodie pop (ad es. in brani come “Cà d’oro”, “Prime luci sulla laguna” e “Fantasia veneziana”). Intanto, Reverberi continuava la sua intensa attività di compositore: nel 1989 (anno in cui i Rondò veneziano incisero l’LP “Masquerade”) compose un concerto per piano e orchestra, uno per armonica e orchestra, una sinfonietta per archi, una suite per armonica e sette “Improvvisi”.

Il successo dei Rondò Veneziano proseguì negli anni Novanta: i primi concerti pubblici del gruppo risalgono a quel periodo e si tennero nella Scuola Grande di San Teodoro presso Rialto a Venezia. Nel 1993, in un’intervista al “Corriere della Sera” (9 maggio), Reverberi definì la produzione musicale di Rondò Veneziano come «un genere classico non impegnativo e, contemporaneamente, una musica leggera non superficiale»; a suo parere tale genere «è apprezzato da un pubblico molto eterogeneo; siamo seguiti, fatte le debite proporzioni stilistiche e compositive, con lo stesso spirito con il quale viene ascoltato il Concerto di Capodanno da Vienna: una musica per tutti».

Il repertorio del gruppo fu studiato dalla musicologa Susanne Kübler Basile in occasione di un convegno intitolato “La produzione e il consumo della musica dell’età di Vivaldi negli ultimi cinquant’anni”, tenutosi a Venezia nel febbraio 1997; nei brani dei Rondò Veneziano la studiosa coglieva riferimenti evidenti ai modelli stilistici barocchi sia nella ritmica sia nella melodia, con riecheggiamenti di Vivaldi e Albinoni ma con palesi innovazioni (la combinazione di accenti regolari e di accenti sincopati, la costruzione binaria o periodica, l’assenza di pause sia nei temi sia nei punti di cesura, le melodie strutturate a base di triadi).

Nel nuovo secolo i Rondò Veneziano si esibirono più spesso all’estero; nel 2001 un nuovo logo mostrò il gruppo che sorvolava la laguna su un enorme violino-astronave (cfr. https://rondoveneziano.com/).

Nel 2017 avevano venduto ormai circa 30 milioni di dischi in tutto il mondo, collezionando ben 27 dischi d’oro, 14 dischi di platino e 7 doppi dischi di platino.

Da quando esistono i Rondò Veneziano, non riesco a immaginare Venezia senza il sottofondo delle loro musiche; i numerosi brani incisi dal gruppo conquistano ancora gli ascoltatori con la sapienza dell’orchestrazione, i ritmi melodici trascinanti, le grandi potenzialità evocative, l’ariosità e l’orecchiabilità.

Fra i brani più belli, ne ricordo in particolare alcuni, indicando il loro link su YouTube:

1) “Rondò veneziano” (https://www.youtube.com/watch?v=mRGxL0_o2ko), primo grande successo del gruppo (1980);

2) “Casanova” (https://www.youtube.com/watch?v=1RtIQohcehw, 1985);

3) “Ritorno a Venezia” (https://www.youtube.com/watch?v=UaVNd_t4CJ0, 1987);

4) “Feste veneziane” (https://www.youtube.com/watch?v=humQbI8xmEo, 1987);

5) “Musica fantasia” (https://www.youtube.com/watch?v=kBna0zRQseQ, 1990).

6) “Christmas Suite /II” (https://www.youtube.com/watch?v=H-v1pEkWI1g, 1995), quanto mai indicato in questo momento dell’anno.

20 dicembre 2024

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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