Origini britanniche della coppola siciliana

Giorni fa, quando al cinema un mio amico si è tolto la coppola, ho notato all’interno del copricapo la britannicissima marca “Glen Appin” (per la precisione, scozzese).

Per una di quelle botte di curiosità che da sempre mi tormentano, mi sono chiesto dunque se questo berretto così tipicamente “siciliano”, tanto da diventare emblematico di certi cliché (vedi le “coppole storte” di triste memoria…), sia davvero di origine straniera.

Ho indagato un po’ e il risultato è stato proprio questo: la coppola (del resto assente in ogni documento iconografico siciliano antecedente) fu introdotta in Sicilia verso la fine del XIX secolo, quando diverse famiglie inglesi si stabilirono nell’isola in cerca di fortuna e investimenti redditizi.

In Inghilterra l’uso dei berretti civili è documentato dalla fine del XVI secolo, durante il regno dei Tudor: la domenica e i giorni festivi tutti i maschi di età superiore ai sei anni – tranne le persone di più alto rango – dovevano indossare copricapi di lana prodotti esclusivamente in Inghilterra. Lo stabiliva un decreto del parlamento del 1571, con lo scopo di sostenere la produzione nazionale di lana, limitando le merci straniere. A questo tipo di copricapo apparteneva il “flat cap”, che si caratterizzava proprio per la forma lunga dalla parte posteriore della testa alla visiera, con una fascia laterale.

Una sua variante era il “Tudor bonnet”, accompagnato da una falda circolare e ancora oggi in uso nell’abbigliamento accademico britannico.  

Adottato anche dai nobili inglesi alla fine del Settecento, il “flat cap” (in genere in tweed) fu dunque trapiantato in Sicilia nella seconda metà dell’Ottocento; ai primi del ‘900 fu anche usato come berretto da guida (“driving cap”), da indossare al volante delle prime auto.

Dal Vecchio Continente, il “flat cap” inglese fu esportato negli Stati Uniti, diventando comune nella zona di Boston (suppongo, stavolta, grazie anche alla massiccia emigrazione siciliana in America ai primissimi del ‘900).

Va detto che in Sicilia il copricapo era storicamente ritenuto uno strumento di distinzione fra i ceti popolari e i ricchi, tanto che questi ultimi erano soprannominati “cappieddi” (cioè “cappelli”); alla fine dell’800, dunque, quando i manovali (i “mastri”) osarono indossare a loro volta un copricapo, scegliendo la coppola, avvenne una sorta di rivoluzione sociale; per questo motivo la coppola fu sempre accolta con favore dagli esponenti più illuminati della nobiltà e della borghesia, diventando un simbolo di democrazia e uguaglianza sociale. Non a caso, il “berretto piatto” anglosassone ebbe successo in particolare presso i contadini, per difendersi dal sole (peccato che fra i tanti dominatori siciliani manchino i messicani, se no avremmo anche il “sombrero”…).

Dal punto di vista etimologico, il termine siciliano “coppola” deriva secondo alcuni dal latino “caput” (cioè “capo, testa”); ma gli inglesi lo ricollegano a “cup” (per la forma a “tazza”); qualcuno, poi, rileva l’affinità semantica ed etimologica con “cupola”, ritenendo che entrambi i termini derivino dal latino “cupa” o “cuppa” (cioè “botte, tazza”). Inoltre il Dizionario Etimologico Siciliano di Salvatore Giarrizzo ipotizza un collegamento con il lat. “copula” («tutto ciò che serve a unire strettamente, attaccare: come fa la “coppula” che si salda alla testa»).

Va detto peraltro, a complicare le cose, che il termine “coppola” in Italia è testimoniato prima dell’Ottocento: nel 1789, ad esempio, un vocabolario napoletano riporta la voce “coppola” e il suo derivato “coppolone”, descrivendolo come una “berretta contadina”; non sono aggiunti però particolari sulla forma del berretto. Allo stesso secolo risale una canzone intitolata “O cunto ‘e Masaniello” (Tommaso Aniello d’Amalfi, 1620-1647), che allude alla “coppola rossa” del pescivendolo rivoluzionario; ma le immagini pervenute non somigliano affatto alla coppola anglo-siciliana e ricordano semmai il berretto frigio, simbolo di libertà (che non a caso fu ripreso nella Francia rivoluzionaria a fine ‘700; è nota l’immagine di Marianne, personificazione della Repubblica francese, che indossa per l’appunto un berretto frigio di colore rosso).

In ogni caso, in Sicilia l’avvento della coppola fece abbandonare l’uso dei precedenti berretti. In particolare sparirono i berretti di panno marrone per i contadini, tipici dell’iconografia tradizionale dell’isola (cfr. https://doralbero.wordpress.com/category/abiti-siciliani/).

Abito tradizionale siciliano prima dell’avvento della coppola

Inizialmente, a quanto si legge in alcune fonti, i colori della coppola furono differenziati secondo le classi sociali: la classe dirigente e i nobili indossavano una coppola bianca, mentre quella nera era riservata agli operai, la marrone ai contadini, la blu ai i marinai.

Nel secolo scorso la coppola era immancabile in ogni caratterizzazione dei siciliani: i bellissimi film del mio concittadino Pietro Germi ambientati in Sicilia (“In nome della legge” 1949, “Il cammino della speranza” 1950, “Divorzio all’italiana” 1961 e “Sedotta e abbandonata” 1964) presentano moltissimi personaggi “coppoluti”, contornati in genere da “fimmine” nerovestite.

Le coppole non potevano poi mancare nel celebre film “Il Padrino” (1972) di Francis Ford Coppola (altrimenti avrebbe dovuto cambiare cognome!): quando Michael Corleone, per sfuggire alla cattura in seguito a un duplice omicidio, si rifugia in Sicilia presso “amici degli amici”, adotta immancabilmente il tipico berretto isolano.

Oggi la coppola in Sicilia, pur essendo ancora usata (soprattutto nei paesi), sta perdendo terreno, sostituita da più pratici berrettini di lana che coprono anche le orecchie; parallelamente però è stata ricoperta come copricapo “fashion” e gloria etnica locale (alla faccia delle origini nordiche); è infatti salita sulle passerelle di famosi stilisti, nell’ambito di un recupero di certa moda “vintage”.

Come si legge in un sito inglese (https://www.coppolahatters.com/en/celebrities-wearing-flat-cap-coppola-hats/), hanno indossato il “flat cap” (“which coppola hats are a sicilian version of”, “di cui le coppole sono la versione siciliana”) star famose come David Beckham, Brad Pitt, Matthew McConaughey, Leonardo Di Caprio, Ed Sheeran e Justin Timberlake; la versatilità del “berretto piatto”, prosegue il sito, «lo rende una scelta accattivante per vari outfit, sia abbinato a completi su misura che a un abbigliamento casual per il fine settimana».

Brad Pitt con la “coppola”

A testimonianza del successo persistente della coppola, basti leggere questo avviso pubblicitario: «All our Sicilian Coppola are an expression of craftsmanship and high quality. Using Modern Fabrics and Traditional Patterns we propose a new concept of the Sicilian Coppola enhancing the unique style of the iconic cap made in Sicily” [“Tutte le nostre coppole siciliane sono espressione di artigianalità e alta qualità. Utilizzando tessuti moderni e motivi tradizionali proponiamo un nuovo concetto di coppola siciliana che esalta lo stile unico dell’iconico berretto “made in Sicily”»], https://www.coppolahatters.com/en/. Come si vede, pur di vendere il prodotto, gli addetti al marketing hanno accettato di esaltarne il “made in Sicily”, senza riferimenti nazionalistici alla sua origine.

Un’ultima considerazione: oggi va svanendo l’iconografia del mafioso coppoluto, ma nei negozi di souvenir i pupazzetti con baffoni, coppola in testa e lupara in spalla continuano ad essere proposti ai turisti, che non mancano di acquistarli; e a Palermo, nel pedonalizzato corso Vittorio Emanuele, è possibile acquistare le coppole siciliane per poi sfoggiarle nelle gelide brume padane.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *