L’ultimo giorno dell’anno nel film “Nuovo Cinema Paradiso”: la storia del soldato e della principessa

Nel bellissimo film del regista bagherese Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema Paradiso” (Premio Oscar per il miglior film straniero nel 1990), il giovane Salvatore Di Vita, detto Totò, è diventato unico proiezionista della sala cinematografica del paese di Giancaldo, dopo il terribile incendio in cui il suo predecessore e maestro Alfredo ha perso la vista.

Ormai adolescente, Salvatore vede arrivare in paese Elena Mendola, figlia del nuovo direttore della banca locale, e se ne innamora perdutamente.

Agnese Nano nel ruolo di Elena, nel film “Nuovo Cinema Paradiso”

Dopo alcuni fortuiti incontri, in cui a causa della sua timidezza non trova il coraggio di dichiararsi ad Elena, il ragazzo si confida con Alfredo.

Philippe Noiret (Alfredo) e Marco Leonardi (Totò) nella scena del racconto

Questi, allora, gli racconta questa strana e suggestiva storia: «Una volta un re fece una festa e c’erano le principesse più belle del regno. Basta. Un soldato che faceva la guardia vide passare la figlia del re. Era la più bella di tutte e se ne innamorò subito. Ma… Ma che poteva fare un povero soldato a paragone con la figlia del re! Basta! Finalmente, un giorno riuscì a incontrarla e ci disse che non poteva più vivere senza di lei. La principessa fu accussì impressionata del suo forte sentimento che ci disse al soldato: “Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine io sarò tua!”. Mii! Subito il soldato se ne andò là e aspettò un giorno, due giorni e dieci e poi venti. E ogni sera la principessa controllava dalla finestra, ma quello non si muoveva mai. Con la pioggia, con il vento, con la neve era sempre là. Gli uccelli ci cacavano in testa e le api se lo mangiavano vivo ma lui non si muoveva. Dopo novanta notti era diventato tutto secco, bianco e ci scendevano le lacrime dagli occhi e non poteva trattenerle, ché non aveva più la forza manco per dormire… mentre la principessa sempre che lo guardava. E, arrivati alla novantanovesima notte, il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via».

Totò chiede il significato del sorprendente finale; ma Alfredo non sa dargli nessuna spiegazione in proposito.

In un successivo incontro in chiesa, Totò con un espediente riesce a parlare ad Elena e finalmente le confessa il suo amore; lei però gli risponde che, pur trovandolo gentile simpatico, non è innamorata di lui. Il ragazzo, allora, evidentemente suggestionato dalla fiaba di Alfredo, le dice così: «Non me ne importa niente, aspetterò che anche tu ti innamori di me. Ascoltami bene: tutte le notti, quando finirò di lavorare, verrò sotto casa tua e aspetterò, tutte le notti. Quando cambierai idea, apri la finestra. Solo questo: e io capirò».

Da quel giorno, per diversi mesi, Totò ogni sera si apposta ostinatamente sotto casa della ragazza amata, aspettando sempre. È l’estate del 1954 e per mesi e mesi il ragazzo continua il suo strano e indefesso corteggiamento. Elena da dietro le imposte lo osserva, pensierosa e sempre più sorpresa dalla tenacia del ragazzo; ma non si affaccia mai. La pioggia inzuppa Totò, i giorni passano, i mesi scorrono; ma non cambia mai niente.

L’ultima notte dell’anno, sotto casa di Elena, Totò sente i festeggiamenti della sua famiglia, intravede alcune sagome che brindano. A un certo punto, mentre sente contare a voce alta gli ultimi secondi prima della mezzanotte, il ragazzo ha la forte illusione che la finestra stia per spalancarsi e che finalmente la ragazza si affacci. Allora chiude gli occhi, speranzoso e sorridente; ma quando li riapre non succede niente.

Profondamente deluso e avvilito, il giovane torna lentamente al cinema, mentre intorno a lui la gente festeggia l’anno nuovo buttando dalle finestre vecchie stoviglie e oggetti inutilizzati e mentre i fuochi d’artificio illuminano le strade del paese.

Arrivato nella sala di proiezione, mentre fuori imperversa un temporale, Totò rabbioso fa a pezzi il calendario in cui ha segnato, giorno dopo giorno, la sua lunga e vana attesa. Ma proprio in quel momento si sente chiamare: “Salvatore!”. È Elena, che è venuta da lui, finalmente vinta dal suo amore e pronta a ricambiarlo.

Un lungo bacio corona questo momento di felicità dei due ragazzi, mentre inizia il 1955.

Non ci potrebbe essere un inizio d’anno più bello, quando si è giovani, si è innamorati e si vive finalmente la gioia dell’amore ricambiato.

L’episodio differenzia, apparentemente, il destino di Salvatore da quello del soldato della storia: il primo ottiene il premio della sua tenacia, mentre il secondo rinunzia all’obiettivo proprio a un passo dalla meta.

Ma sarà proprio Totò, in una successiva scena, quando anche lui avrà ormai perso per sempre il suo amore (per un banale disguido, per un gioco crudele del destino), a dare una sua interpretazione della vicenda; dirà infatti ad Alfredo: «Te la ricordi la storia del soldato e della principessa? Ora ho capito perché il soldato andò via proprio alla fine. Sì, bastava un’altra notte e la principessa sarebbe stata sua, ma lei poteva anche non mantenere la sua promessa e sarebbe stato terribile, sarebbe morto. Così, invece, almeno per novantanove notti era vissuto nell’illusione che lei fosse lì ad aspettarlo”.

Chi vuole rivedere queste scene del film, le trova su You Tube (https://www.youtube.com/watch?v=BHvs2K2yVGU per la fiaba, https://www.youtube.com/watch?v=j5GMBhGtxoY per la scena del lungo corteggiamento). Le musiche, splendide, sono di Ennio Morricone (ma il tema d’amore è di suo figlio Andrea).

Ancora meglio sarebbe però (e lo consiglio vivamente a chi non lo conosce o non lo ricorda) vedere per intero questo film bellissimo, nella sua versione integrale (e non in quella “sforbiciata” di 30’ che aveva snaturato il suo messaggio essenziale).

Sarà un ottimo modo per iniziare l’anno nuovo, per il quale – a proposito – faccio a tutte e tutti i più cari auguri; infatti, come Leopardi faceva dire al “passeggere” rivolto al venditore di almanacchi, “Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”.

31 dicembre 2024

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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