Tornan negli scatoloni
i pastori del presepe:
i re Magi, appena giunti,
già svaniscono in soffitta.
Anche l’albero superbo
che svettava nel salone
vien smembrato a pezzo a pezzo
e deposto in un soppalco.
E la casa, tutta adorna,
torna al suo consueto aspetto,
senza più festoni e luci,
senza neanche la befana
che ancor ieri ridacchiava
se qualcun si avvicinava.
Colpa dell’Epifania,
che le feste porta via,
che cancella pranzi e cene,
che rimette tutto a posto,
che ti lascia solo i resti
del Natale ormai archiviato.
Or c’è un anno da passare:
dopo Carnevale e Pasqua,
dopo Ferragosto e Morti,
tornerà il caro presepe,
si farà un albero nuovo
con colori nuovi e belli,
si riadornerà la casa
per trascorrere le feste.
Sì, ma allor cos’è la vita?
Un lunghissimo intervallo
fra un Natale e quello dopo?
Solo un filo che si avvolge
e ritorna su se stesso?
Solo questa lunga attesa
di un piacevole intermezzo
che ci porti luce e festa
rallegrando i nostri cuori?
Non si vive mai in stand-by
e dobbiamo rassegnarci
a trascorrere alla meglio
i periodi più “normali”.
Ed al prossimo Natale
penserem fra undici mesi;
prima il Venti Venticinque
lo dovremo pur passare
e nel modo più indolore.
Però in tutti questi mesi
i pastori del presepe
acquattati nell’ovatta
parleran di noi fra loro
e diranno assai contenti:
“Meno mal che ora ci aspetta
un periodo di riposo,
lunghe ferie garantite
pur se non retribuite:
fino al mese di novembre
che dormite, che sollazzi,
con un bel dolce far niente!
Mentre il mondo si arrovella,
mentre ovunque ci si scanna,
mentre domina la guerra
dove ognuno è contro tutti,
noi qui lieti riposiamo
e sicuri confidiamo
nel ripetersi del ciclo,
nel ritorno del Natale,
nella copia del passato.
Dunque, allor, buon anno al mondo!
Noi siam qui. Voi nel frattempo
continuate ad aspettarci.
Noi giammai vi tradiremo
e non vi abbandoneremo”.