Poco fa sono sceso per comprare il giornale.
Lo spettacolo dell’immonda sporcizia dilagante nelle strade sotto casa non mi ha sorpreso, perché è costante in tutti i giorni, i mesi, gli anni e i secoli di questa ineffabile città. Oggi però mi ha infastidito particolarmente, forse perché sono ancora sotto l’effetto dannoso di un breve e controproducente soggiorno a Milano (ma glissiamo, perché lo so che i paragoni impietosi danno fastidio ed è comodo non farli).
Le foto che allego sono state scattate sotto casa mia, in pieno centro di Palermo, a cento metri da Piazza Politeama. I marciapiedi, già di per sé malridotti, accidentati, costellati di buche e crepe, hanno ai loro bordi foglie, cartacce, spaghi, buste di plastica, bottigliette, escrementi e chi più ne ha più ne allordi.




I (pochi) cestini per le immondizie sono paradossalmente semivuoti (come si vede da una delle foto) ma circondati da cumuli di rifiuti buttati alla sanfasò.

Il bello (?) è che nessuno si accorge di niente, nessuno si indigna, nessuno si pone il problema. Del resto, perché ciò avvenisse occorrerebbe che i palermitani (che sono siciliani doc) si curassero di ciò che esula dall’orticello di casa loro e dalla loro vita privata (cosa improponibile), oppure che uscissero dal loro paralizzante senso di impotenza, diffidenza e rassegnazione nei confronti delle istituzioni pubbliche.
Il fatto è che i non-operatori ecologici di Palermo, ammesso che esistano, non spazzano le strade quasi mai; e se improvvisamente appaiono, magari in gruppi di tre-quattro, è curioso notare come uno solo vada ramazzando qualcosa mentre gli altri consultano i telefonini (forse in cerca di un tutorial che spieghi come si dovrebbe fare il loro lavoro).
Oggi in prima pagina sul “Giornale di Sicilia”, il presidente della regione afferma: “Rifiuti, ora la Sicilia deve voltare pagina”; Schifani si dichiara “consapevole che la gestione dei rifiuti non è solo un problema ambientale, ma anche sociale ed economico”; infatti, prosegue, “abbiamo ereditato una situazione di stallo, con un sistema fondato su discariche ormai al collasso, senza un’efficace pianificazione e con una raccolta differenziata ancora insufficiente”. Della “raccolta differenziata ancora insufficiente” sanno qualcosa i nuovi quartieri palermitani in cui in questi giorni, dopo tempi biblici, si sta estendendo la raccolta differenziata, con il prevedibile esito disastroso di cumuli di rifiuti buttati dove capita….
Nell’analisi di Schifani non emergono grandi novità: la colpa è, come sempre, dell’eredità perversa dei predecessori; sono sempre gli altri i responsabili (meglio se estinti); e, conseguentemente, ora si deve “voltare pagina” e blablabla blablabla. Da quando vivo in Sicilia (ormai quasi cinquant’anni) ho sempre sentito dare la colpa ad altri e promettere la luna a chi ci crede (e purtroppo molti ci credono).
Nulla di nuovo sotto il sole: e infatti oggi splende un sole primaverile, a beneficio dei palermitani che, non avendo altro di cui rallegrarsi, si consolano con il clima (almeno fino a quando, in estate, non delinque anche lui, costringendo tutti a barricarsi in casa con l’aria condizionata).
A conclusione del suo lungo editoriale, il presidente della regione afferma: “la Sicilia merita di più”. Affermazione incontestabile; ma è una vita che sento dire che i siciliani meritano di più, che finalmente tutto cambierà, che la nuova classe politica rimedierà agli errori e alle omissioni dei propri predecessori (salvo a diventare a sua volta l’alibi dei posteri).
Meglio non pensarci e non fare bile inutile, tanto se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto resti sempre uguale (e mi si perdoni il restyling della celebre frase di Tomasi, ma tanto – dopo la serie Netflix – si può infierire sul “Gattopardo” quanto si vuole…).
Palermo, domenica 9 marzo 2025
