La rivista “La Sicile illustrée” fu pubblicata a Palermo dal 1904 al 1911, nel florido periodo della “belle époque”. Fondata e diretta dal principe Pietro Lanza di Scalea, era l’organo ufficiale dell’Associazione Nazionale per il movimento dei forestieri e dell’Associazione Siciliana per il Bene Economico (quest’ultima fondata nel 1895 con uno statuto che fissava quale primo scopo il “contribuire al miglioramento delle condizioni morali ed economiche dell’Isola”); mirava in particolare a promuovere il turismo internazionale in Sicilia, rivolgendosi soprattutto al turismo d’élite (ma all’epoca era pressoché assente, se non impensabile, ogni forma di turismo “di massa”). Il periodico infatti si incaricava dichiaratamente di “far conoscere all’Estero e anche nell’Italia Continentale le non comuni bellezze naturali ed artistiche dell’isola nostra e le vive nostre produzioni commerciali e industriali”.

Era una rivista elegantissima, dal formato molto grande (32×24), con la carta patinata e una veste tipografica raffinatissima; il corredo d’immagini era ricchissimo: riproduzioni di stampe antiche, fotografie, disegni di artisti insigni, ecc.
Fra i principali azionisti c’erano Ignazio e Vincenzo Florio, il conte di Francavilla, il duca della Verdura e i due direttori, cioè la duchessa Mara di Villa Gloria e il deputato principe Pietro Lanza di Scalea. L’editore era Salvatore Marraffa Abate di Palermo, un brillante imprenditore che vendeva di tutto (dai vini agli strumenti chirurgici alle stoffe) e dirigeva il Sicilian Information Office (S.I.O.), che forniva servizi di guide turistiche, pacchetti di viaggio e souvenir. La sede della redazione si trovava a Palermo in via Principe Scordia 62.
Sin dal primo numero del 1904 su “La Sicile illustrée” comparivano articoli e inserzioni in varie lingue (francese, inglese e tedesco). Tra le rubriche si trovavano “Sicilia elegantissima”, “Le nostre dame” e “Carnet mondain”, che presentavano una rassegna di abiti e acconciature delle nobildonne più in vista (fra di loro Giuseppina Lanza di Castelreale, Giulia Trigona di Sant’Elia, Franca Iacona di San Giuliano e altre dame d’onore della regina Margherita di Savoia) o interessanti resoconti di feste aristocratiche nelle varie case nobiliari o al Palazzo reale di Palermo (tra cui non mancava in genere “donna Franca Florio”).

Si trattava indubbiamente di un mondo “alto”, che però non ignorava il mondo del lavoro, magari con un po’ di paternalismo pietistico, ma spesso con un senso pratico che smentisce molti pregiudizi su una scarsa capacità imprenditoriale o su un tomasiano immobilismo della mentalità isolana.
Possiedo, nel vasto archivio di famiglia, diversi numeri di questa rivista, notevoli per la qualità e la quantità degli articoli e delle proposte editoriali, per la competenza e la bravura dei redattori e soprattutto per le preziose testimonianze storiche, etnografiche e culturali.

Fra i tanti articoli, oggi ne propongo uno che mi è piaciuto particolarmente, tratto dal numero VIII del novembre 1908, p. 26, intitolato “Per la stazione climatica sulle Madonie” e firmato “Ilex” (in latino “leccio”, a documentare forse la passione per la montagna da parte di questo redattore). Vi si riferisce di un’escursione organizzata dall’Associazione Siciliana del Bene Economico, fondata a Palermo nel 1895, che volle sondare la possibilità di far sorgere sulle Madonie un hotel.

Il CAS (Club Alpino Siciliano) aveva iniziato a frequentare gli itinerari madoniti intorno al 1897, con partenze a piedi da Collesano e Castelbuono. Nel volume “Le Madonie”, di Fausto Orestano, pubblicato dal CAS nel 1906, erano stati elencati diversi percorsi madoniti, uno dei quali prevedeva il passaggio da una “costruenda strada tra Isnello e Torre per iniziativa del Conte d’Isnello”. Questa strada in costruzione era già stata completata due anni dopo; infatti l’articolo de “La Sicile illustrée” del 1908 testimonia che era ormai percorribile “la nuova via rotabile fatta costruire dal Conte d’Isnello da Mongerrati sino alla Torre di Aspromonte”. Come si vede dalla mappa qui allegata, Mongerrati si trova a est di Collesano e a ovest di Isnello; oggi vi si trova una “foresteria” apprezzata dai turisti.

L’Associazione siciliana del Bene Economico, grazie alla cortese disponibilità dell’allora proprietario della valle d’Aspromonte, il già ricordato Conte d’Isnello, decise dunque nell’estate del 1908 di “esplorare” la zona per formulare un giudizio tecnico sulla possibilità di far sorgere lassù un confortevole hotel (anzi “hôtel”, come la corretta grafia francese richiedeva all’epoca), “con tutto quel confort e con quelle attrattive che rendono tanto gradito il soggiorno nei ritrovi più rinomati delle Alpi e dell’Appennino”.
Capo della commissione esplorativa era il “signor Weinen”. Indagando un po’, ho scoperto che si trattava di Peter Weinen, proprietario all’epoca dell’Hôtel de France, sito in un palazzo storico di Palermo nel mandamento Tribunali, in piazza Marina; questo albergo, già prima della guerra mondiale, era stato dotato di ascensore, illuminazione elettrica in ogni camera e “jardin d’hiver” [l’albergo fu poi chiuso nel 1936 e dopo la II guerra mondiale fu trasformato dall’Università di Palermo in “Casa del goliardo”; dalla fine degli anni ’70 restò in stato di degrado e abbandono, ma nei primi anni del nuovo secolo è stato restaurato e nel dicembre 2009 è stato riaperto come foresteria per ricercatori stranieri].
Il sig. Weinen era sinceramente innamorato della Sicilia e già da due anni aveva visitato “vari distretti montuosi di Sicilia e delle Madonie” per individuare un luogo adatto per una stazione climatica. Fu quindi invitato alla “perlustrazione” da Fausto Orestano (consigliere del Bene Economico e del Club Alpino Siciliano) e da Roberto Incorpora della Casa Baucina.
Non viene riferita, purtroppo, la data esatta della gita esplorativa, che dovette avvenire però in piena estate perché più volte si fa riferimento alla calura del periodo.
Partiti alle 4,25 dalla Stazione Centrale di Palermo, i “gitanti-esploratori” arrivarono alle 5,50 a Campofelice; qui furono imbarcati nell’automobile mandata dal Conte d’Isnello e presero la via dei monti, attraversando Campofelice e Collesano. In mezz’ora giunsero al valico di Mongerrati, il punto più alto della strada Collesano-Isnello (a 18 km. dalla stazione) e percorsero la già ricordata via rotabile di recente inaugurazione.
L’articolista a questo punto si lascia prendere dall’entusiasmo nel descrivere i luoghi attraversati: “È così toccante l’impressione che si riceve da quell’inattesa e splendida veduta della valle d’Aspromonte, dalla magnifica strada che si svolge fra dettagli sempre vari e più belli della selva, che si fa rallentare la velocità dell’automobile per godere più intensamente di tante bellezze, di cui è straordinariamente ricco quel versante di Madonie”.
Alle 6,45, dopo tre quarti d’ora di viaggio dalla stazione di Campofelice, la comitiva fu accolta “con squisita cordialità” dal Conte d’Isnello, che sovrintendeva ai lavori di restauro dell’antica Torre. Il conte si unì al gruppo e, lasciata l’automobile presso il ponte di Tavolantani, iniziarono ad inerpicarsi per il “dolce pendio” che conduceva alle Rocce del Mussotomo, individuato come uno dei luoghi più adatti alla costruzione dell’hotel.
L’articolista descrive a tinte vivaci lo scenario naturale: “Si andava quasi sempre nell’ombra deliziosa di quegli alberi maestosi, nella frescura amica delle verdi gallerie, per comodi sentieri che ora si addentrano nel fitto della selva, ora attraversano una ampia radura, or raggiungono dei cigli di rocce nude al vento, donde la vista si apre verso le vette eccelse, i burroni nereggianti, gli alpestri pendii delle alture vicine”.

Raggiunto l’altipiano che sovrasta le Rocce del Mussotomo, la comitiva esaminò il luogo, sito a circa mille metri sul mare, “quasi come una terrazza sul territorio circostante”; esposto ai quattro punti cardinali, il sito era protetto dai venti di ovest e sud-ovest dal vicino monte Carca (alto m. 1384 m). Il panorama era stupendo: “Da quell’altura si domina meravigliosamente oltre l’incantevole paesaggio silvano, anche tutta la riviera settentrionale dell’isola bagnata dall’azzurro tirreno, con i suoi golfi di Termini e di Palermo, ed il Pellegrino e la capitale dell’isola spiccano distintamente nell’orizzonte non lontano”.

Il luogo era climaticamente ideale: “Questa vista aperta sulla riviera fa sì che quell’altura è ravvivata nelle ore più calde del giorno dalla brezza marina. La comitiva poté infatti apprezzare il beneficio di quella frescura deliziosa, senza soffrire il vento sciroccale che in quel giorno accaldava ed asfissiava la pianura”. L’articolista precisa che, mentre in molti paesi madoniti in estate “si soffre di giorno il caldo come e forse più che a Palermo” e anche “al Piano dei Zucchi intorno ai 1200 metri, di giorno fa molto caldo sia per i riflessi della grande montagna di calcare vicina, sia per la mancanza della brezza del mare”, invece all’altopiano di Mussotomo i venti che spirano dal mare, dall’alba al tramonto, rendono la temperatura di giorno “assai fresca e deliziosa”.
Alle ottime condizioni climatiche si aggiungevano l’abbondanza di sorgenti d’acqua, un magnifico bosco, le vette circostanti meta d’ interessanti escursioni e la facile raggiungibilità del luogo (a sole 2 ore, in treno e automobile, dalla città). Il signor Weinen dunque “trovò finalmente in quel versante delle Madonie mirabilmente associati i tre requisiti che da tanto tempo andava cercando sui monti siciliani: boschi, acque, vista sul mare!”.
Al ritorno la comitiva percorse per un tratto la cosiddetta “via latina” e poi il sentiero del Vallone Secco, camminando per 3 ore all’ombra del bosco. Cammin facendo, gli escursionisti parlavano della futura stazione climatica: “Si parlava della possibilità di utilizzare l’acqua del torrente di Aspromonte per I’ illuminazione elettrica dell’Hôtel, si rilevava la possibilità di avere sul posto un’ottima produzione di latte e di burro, si prevedeva quale risveglio economico avrebbe apportato la vita dell’Hôtel in tutta quella regione”.
Giunta alla Torre, la comitiva fu ospitata cordialmente dal conte d’Isnello (immaginiamo una specie di “apericena” dell’epoca…); infine i gitanti tornarono in automobile a Campofelice e subito notarono “la enorme differenza di temperatura tra I’aria afosa opprimente della riviera e quella che sino a mezz’ora prima si era respirata a pieni polmoni ad Aspromonte”; veramente, come annota “Ilex”, “lassù, alla montagna era la salute, il ristoro, la vita!”.
La conclusione dell’articolo è entusiastica: “Dove meglio che sulle Madonie potrà offrirsi ai siciliani un luogo più adatto atto per una stazione climatica di montagna? Avanti dunque nella iniziativa che mira a tutta un’opera di civiltà e di salute. Ed il capitale non rifugga da questa grande impresa, perché essa è nel cuore di tutti, ed il successo non potrà mancare”.
Un breve post-scriptum annota che, dopo l’escursione, il sig. Weinen aveva ultimato i progetti tecnici per una Pensione di famiglia e un Grand Hôtel di lusso.
E ora, una domanda inevitabile: fu poi realizzato questo Grand Hôtel? Ebbene, per quanto riesco a trovare senza ricerche approfondite da fare in loco, nelle Madonie non si trovano testimonianze dirette di alberghi di lusso costruiti in quel periodo. La zona in quel periodo era caratterizzata da un’economia prevalentemente agricola e da piccoli centri abitati, per cui le strutture ricettive erano probabilmente limitate a locande o pensioni modeste, destinate a viaggiatori e commercianti.
E allora? Che fine fece il suggestivo progetto dell’Associazione siciliana del Bene Economico? Che cosa riuscirono a realizzare il conte d’Isnello e il signor Weinen? Che fece Fausto Orestano in seguito?
Per rispondere a queste domande, occorrerebbero studi storici specialistici, o (forse meglio) memorie storiche personali; chissà che qualcuno, leggendo queste righe, possa dare una risposta o un’indicazione proficua.
Nel frattempo, non posso fare a meno di pensare a quel gruppo di gitanti di inizio Novecento, che – con uno spirito turistico da precursori – in un’assolata giornata estiva avevano vissuto una bella giornata all’aria aperta, in un fantastico scenario naturale. Certamente la sera, rientrando nell’afosa Palermo, avranno rimpianto l’aria pura delle Madonie: “Lassù, alla montagna era la salute, il ristoro, la vita!”

Allego qui di seguito il testo integrale dell’articolo:
Per la stazione climatica sulle Madonie
Altre volte in questo giornale si è parlato delle incantevoli bellezze delle nostre Madonie, e più specialmente della grandiosa e pittoresca vallata di Aspromonte, ombreggiata dai boschi di querce meravigliose, incomparabili.
I lettori ricorderanno che una commissione di turisti e di studiosi, espressamente inviati lo scorso anno dall’Associazione siciliana pel bene economico, espresse un giudizio esplicitamente favorevole per quella contrada come sede di stazione climatica, avendo trovato in quei luoghi tutte le condizioni naturali più adatte a questo scopo.
Questo giudizio tanto autorevole e lusinghiero è stato continuamente confermato da innumerevoli turisti e scienziati specialmente stranieri, che da alcuni anni si recano lassù per godervi delle naturali bellezze o per studiarne la fauna, la flora, i fossili, e tutti ne ritornano con impressioni entusiastiche, indimenticabili di quei luoghi veramente belli ed interessanti.
Recentemente il Club Alpino Siciliano percorrendo con una numerosa ed eletta comitiva, per la prima volta, la nuova via rotabile fatta costruire dal Conte d’Isnello da Mongerrati sino alla Torre di Aspromonte, ebbe manifestazioni di schietto entusiasmo per quell’opera di civiltà così bene iniziata dal Conte d’Isnello, e si esprimeva da tutti il voto che quanto prima potesse sorgere un Hôtel fra quei boschi superbi, dinanzi a quei panorami grandiosi, inobliabili.
Or di fronte a tale imponente ed unanime consenso di ammirazione per questa incantevole plaga montanina, si è sentito il bisogno di uscire una buona volta dal campo delle platoniche manifestazioni, per venire a fatti più praticamente conducenti, affinché la prima stazione climatica, così lungamente sospirata dai siciliani, potesse sorgere alfine.
E l’Associazione siciliana del Bene Economico, prendendo atto della gentile condiscendenza del proprietario della valle d’Aspromonte il signor Conte d’Isnello, ha voluto un giudizio tecnico sulla possibilità di far sorgere lassù un Hótel con tutto quel confort e con quelle attrattive che rendono tanto gradito il soggiorno nei ritrovi più rinomati delle Alpi e dell’Appennino. E diede incarico espresso per tale giudizio al signor Weinen, che così alta competenza ha dimostrato nella materia facendo risorgere a casa di prim’ordine l’Hôtel de France. Questi per due anni è stato già a visitare vari distretti montuosi di Sicilia e delle Madonie, senza aver trovato ancora il luogo adatto per stazione climatica, intesa modernamente, sia in se stessa sia in riguardo ai requisiti del territorio circostante.
Accettato l’invito il signor Weinen accompagnato dal Dr. Fausto Orestano consigliere del Bene Economico e del Club Alpino Siciliano, e dal gentilissimo signor Roberto Incorpora della Casa Baucina, si recò espressamente alle Madonie.
Si partì alle 4,25 dalla Stazione Centrale per Campofelice dove arrivò alle 5,50.
Lì attendeva la comitiva un’automobile del Conte d’Isnello e si prese la via dei monti, traversando i paesi di Campofelice e Collesano.
Si arrivò in mezz’ora al valico di Mongerrati, il punto più alto della strada Collesano Isnello (18 km. dalla stazione) e si entrò subito per la nuova via rotabile fatta costruire dal Conte d’Isnello nei magnifici possedimenti.
È così toccante l’impressione che si riceve da quell’inattesa e splendida veduta della valle d’Aspromonte, dalla magnifica strada che si svolge fra dettagli sempre vari e più belli della selva, che si fa rallentare la velocità dell’automobile per godere più intensamente di tante bellezze, di cui è straordinariamente ricco quel versante di Madonie.
Si arriva alla Torre alle 6, 45, cioè in tre quarti d’ora dalla stazione di Campofelice, ed in 2 ore ed un quarto da Palermo. La comitiva è accolta con squisita cordialità dal Conte d’Isnello, che sovrintende lassù ai lavori di restauro dell’antica Torre.
In compagnia del Conte si rifà un bel tratto della nuova strada, si lascia I’automobile presso il ponte di Tavolantani, ed a piedi si comincia a salire il dolce pendio che conduce alle rocce del Mussotomo, uno dei luoghi più indicati per la costruzione dell’Hôtel.
L’impressione provata specialmente dal signor Weinen, che veniva per la prima volta in quelle contrade, dalla passeggiata fatta in quell’aspra foresta di querce, fu superiore ad ogni aspettativa.
Si andava quasi sempre nell’ombra deliziosa di quegli alberi maestosi, nella frescura amica delle verdi gallerie, per comodi sentieri che ora si addentrano nel fitto della selva, ora attraversano una ampia radura, or raggiungono dei cigli di rocce nude al vento, donde la vista si apre verso le vette eccelse, i burroni nereggianti, gli alpestri pendii delle alture vicine.
Si raggiunse così l’altipiano che sovrasta le Rocce del Mussotomo, e lì la comitiva si fermò ad esaminare dettagliatamente il luogo che più d’ ogni altro si presta come sede dell’Hôtel. Infatti quell’altipiano si eleva a circa mille metri sul mare, quasi come una terrazza sul territorio circostante.
Ha così le 4 esposizioni, pur essendo garentito dal vicino monte Carca dai venti dominanti di ovest e sud-ovest. Da quell’altura si domina meravigliosamente oltre l’incantevole paesaggio silvano, anche tutta la riviera settentrionale dell’isola bagnata dall’azzurro tirreno, con i suoi golfi di Termini e di Palermo, ed il Pellegrino e la capitale dell’isola spiccano distintamente nell’orizzonte non lontano.
Questa vista aperta sulla riviera fa sì che quell’altura è ravvivata nelle ore più calde del giorno dalla brezza marina. La comitiva poté infatti apprezzare il beneficio di quella frescura deliziosa, senza soffrire il vento sciroccale che in quel giorno accaldava ed asfissiava la pianura.
Or questa possibilità di ventilazione diurna che viene dal mare deve tenersi in gran conto per una stazione climatica prevalentemente estiva, perché non tutti i luoghi elevati sono egualmente freschi durante il giorno. Si sa che di estate, in molti paesi dei più alti di Sicilia, si soffre di giorno il caldo come e forse più che a Palermo, e solo di sera, quando scende la brezza dalle montagne, si prova il fresco ed anche il freddo. Anche alle Madonie, al Piano dei Zucchi intorno ai 1200 metri, di giorno fa molto caldo sia per i riflessi della grande montagna di calcare vicina, sia per la mancanza della brezza del mare. Allo altipiano di Mussotomo invece, come si è detto, per i venti che dalle prime ore del giorno sino al tramonto salgono dal mare e sfiorano quelle alture così felicemente esposte verso la riviera, la temperatura nel giorno è assai fresca e deliziosa.
Se a questa condizione principale del clima si aggiungono l’abbondanza delle vicine sorgenti di acqua purissima; il bosco magnifico che si fa più denso, più pittoresco, più maestoso proprio attorno a quell’altipiano; le grandi vette circostanti meta d’interessanti escursioni; la possibilità, anzi la certezza di potere andare lassù anche in automobile con una breve derivazione dalla nuova via rotabile di Aspromonte; e se si pensa infine alla distanza relativamente brevissima di quel luogo così elevato, così bello, così salutare da Palermo, potendo in sole 2 ore, col treno e l’automobile, andare dalla città sino lassù; se si valutano assieme tutte queste circostanze di luogo e di tempo, si riconoscerà facilmente che nessuna altra località, a parlare soltanto della provincia di Palermo, può essere più adatta come sede di stazione climatica. E questo fu anche il parere esplicito del signor Weinen, il quale trovò finalmente in quel versante delle Madonie mirabilmente associati i tre requisiti che da tanto tempo andava cercando sui monti siciliani: boschi, acque, vista sul mare!
Ritornando da quell’ altipiano la comitiva seguì per un certo tratto la via latina e poi il sentiero del Vallone Secco, andando per circa 3 ore sempre nell’ombra del bosco magnifico.
La conversazione si animava sempre sul tema della stazione climatica. Si parlava della possibilità di utilizzare l’acqua del torrente di Aspromonte per I’ illuminazione elettrica dell’Hôtel, si rilevava la possibilità di avere sul posto un’ottima produzione di latte e di burro, si prevedeva quale risveglio economico avrebbe apportato la vita dell’Hôtel in tutta quella regione, e da qualunque punto di vista si esaminava il complesso problema si trovavano sempre le migliori soluzioni.
Alla Torre la comitiva fu fatta segno alle più squisite cortesie dalla signorile ospitalità del Conte d’ Isnello, e si poté godere dalle finestre di quella solitaria vedetta delle incantevoli vedute sulle montagne sul mare.
Si fece quindi ritorno in automobile a Campofelice, e si poté notare la enorme differenza di temperatura tra I’aria afosa opprimente della riviera e quella che sino a mezz’ora prima si era respirata a pieni polmoni ad Aspromonte. Lassù, alla montagna era la salute, il ristoro, la vita!
Dove meglio che sulle Madonie potrà offrirsi ai siciliani un luogo più adatto atto per una stazione climatica di montagna?
Avanti dunque nella iniziativa che mira a tutta un’opera di civiltà e di salute.
Ed il capitale non rifugga da questa grande impresa, perché essa è nel cuore di tutti, ed il successo non potrà mancare.
Ilex
P.S.: Sappiamo che si è già nella via pratica e che il sig. Weinen ha già ultimati i progetti tecnici per una Pensione di famiglia e un Grand Hôtel di lusso.