Cerchiamo di fare il punto in modo semplice e sintetico.
1) L’Iran ieri (23 giugno 2025) ha fatto una rappresaglia-farsa contro il sito di Al Udeid in Qatar, la più grande struttura militare statunitense in Medio Oriente, lanciandovi una serie di missili (evidentemente fra gli ultimi realmente disponibili ai pasdaran). Il Qatar però (e con lui Trump) era stato preavvertito, per cui non ci sono state né vittime né feriti. Così però l’Iran ha “salvato la faccia” davanti ai suoi connazionali e potrà millantare di aver risposto in modo “devastante” (?) all’attacco americano di ieri notte.
2) All’1 di questa notte (24 giugno), come si legge nel sito de “Il Giornale”, «un funzionario iraniano ha confermato alla Reuters che Teheran ha accettato il cessate il fuoco. Lo riporta Sky News. Secondo il giornalista Barak Ravid l’intesa è stata raggiunta con la mediazione del Qatar. Secondo Ravid dopo l’attacco contro Doha, l’Iran ha fatto sapere alla Casa Bianca, via Qatar, che non ci sarebbero stati altri attacchi. Washington a sua volta avrebbe fatto sapere che non ci sarebbero stati ulteriori attacchi americani. Poi sono arrivati i colloqui sul cessate il fuoco che hanno coinvolto anche l’Iran».
3) Trump (cito sempre “Il Giornale”) «ha annunciato in un messaggio su Truth postato nella tarda serata italiana che Teheran e Tel Aviv hanno raggiunto un accordo per il cessare il fuoco totale che metterà fine a quella che ha ribattezzato “la guerra dei 12 giorni”. Uno stop al conflitto che dovrebbe essere attuato gradualmente nel corso delle successive 24 ore».
4) Successivamente il presidente americano ha postato due nuovi messaggi sulla sua piattaforma social, in cui (con espressioni degne dei dittatori del secolo scorso) ha affermato: «Non avremmo potuto fare l’accordo di oggi senza il talento e il coraggio dei nostri grandi piloti B-2 e di tutti coloro che sono stati associati a questa operazione. […] In un certo modo, molto ironico, quel ‘colpo’ perfetto, a tarda sera, ha riunito tutti, e l’accordo è stato fatto!!! […] Israele e l’Iran sono venuti da me, quasi contemporaneamente, e hanno detto: “Pace!”. Sapevo che il momento era ora. Il mondo e il Medio Oriente sono i veri vincitori! Entrambe le nazioni vedranno un enorme amore, pace e prosperità nel loro futuro».
4) Non lo leggo da nessuna parte, ma è evidente che tutto questo teatrino è avvenuto con il silenzio-assenso di Putin, che sicuramente avrà mercanteggiato con Trump un patto di “non interferenza” in cambio, magari, dell’imminente siluramento di Zelensky in Ucraina.
5) Nel vertice NATO di oggi Trump ribadirà la richiesta-imposizione ai Paesi “alleati” (o sudditi) di aumentare le spese militari al 3,5% del PIL e delle spese per la sicurezza in senso lato all’1,5% (più del doppio rispetto all’attuale soglia del 2%). La proposta teoricamente mira a rafforzare le capacità difensive dell’Alleanza atlantica in caso di guerra, ma in realtà ha soprattutto lo scopo di rafforzare le industrie di armi americane e dei Paesi “alleati” (Italia compresa, che in questo settore industriale notoriamente brilla, mentre sanità, scuola e ordine pubblico sprofondano sempre più nel dimenticatoio).
Questo è quanto.
Mentre ieri molti cominciavano a ordinare bunker antiatomici, a tremare come foglie in attesa dell’arrivo del primo missile iraniano, a paventare scenari catastrofici, lo spettacolo organizzato dall’alto si avviava alla conclusione secondo un copione noto solo ai vertici politici della comunità internazionale, un copione che prevedeva un preciso “gioco delle parti” con ruoli e incarichi preventivati.
Intanto, il diritto internazionale (come giustamente rilevava ieri sera sulla 7 Massimo Giannini) è diventato “carta straccia”, le comunicazioni diplomatiche sono sostituite da “tweet” sui social (scritti come potrebbe scriverli uno scolaro di quinta elementare) e il mondo intero attende ansiosamente il prossimo spettacolo preconfezionato.
La terza guerra mondiale “a pezzettini” preannunciata da Papa Francesco si va trasformando in un progetto larvato di “ridistribuzione” degli equilibri mondiali, in una serie di accordi subliminali e in un’alimentazione continua delle tensioni internazionali che mira soprattutto a sviare l’attenzione dei cittadini dei Paesi (chiamiamoli così) democratici dai veri problemi interni: la crisi economica, la disoccupazione, il crollo dei servizi sociali, la deriva di ogni valore.
Così va il mondo nel secolo XXI. E si badi bene: c’è in fondo da augurarsi che l’analisi qui sopra esposta sia fondata; sempre meglio questo teatrino con il suo “similvero” (come lo chiamerebbe Camilleri) piuttosto che un’apocalittica diversa realtà.
Inutile dire, infine, che la “sceneggiata” ha richiesto, inevitabilmente, molte vittime umane, provocando anche danni che saranno spesso permanenti a persone e cose. Ma che cosa contano le vite umane di fronte alle mosse preventivate di una partita a scacchi fra “coloro che sanno”?