Bordeaux: impressioni di viaggio

Di ritorno da un bel viaggio a Bordeaux, riporto qui alcune impressioni di viaggio.

1) PULIZIA ED ECOSOSTENIBILITÀ

Bordeaux è una città vivibile, pulita, civile. L’ecosostenibilità è ai più alti livelli in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Il centro storico è totalmente pedonalizzato: e ciò alla lettera, non nell’accezione aberrante che si usa dalle nostre parti, ove nelle zone pedonali sfreccia di tutto. La Rue Sainte-Catherine, importante via pedonale commerciale, è tra le più lunghe d’Europa con i suoi 1.200 metri.

Rue Sainte-Catherine

I tram funzionano interamente con energia elettrica, eliminando le emissioni dirette di gas serra e riducendo l’impatto ambientale rispetto ai mezzi di trasporto tradizionali. La rete tranviaria di Bordeaux si estende per 55 km, collegando diverse zone della città e offrendo un’alternativa comoda ed ecologica ai mezzi privati; ci sono 4 linee, una delle quali collega l’aeroporto di Mérignac al centro, al prezzo di soli 1,70 euro a testa.

Bordeaux promuove anche l’uso della bicicletta, con un sistema di bike sharing e piste ciclabili dedicate, integrandosi ulteriormente con la rete tranviaria per una mobilità urbana sostenibile.

2) PREZZI E PAGAMENTI

I prezzi non sono cari rispetto ai nostri: e faccio il confronto con i prezzi di Palermo, che – malgrado qui tutti si siano fatti furbi aumentandoli a dismisura arbitrariamente e impunemente – restano inferiori a quelli del Nord Italia. Ho mangiato un piatto squisito di “queue de lotte” (coda di rana pescatrice) a 24 euro, un’abbondante grigliata mista di pesce freschissimo a 25 euro e una degustazione di 12 fantastiche ostriche della zona del Médoc a 30 euro (ma qui a Palermo si pagano da 3 a 5 euro l’una, ammesso che si riesca a trovarle).

Queue de lotte

Il Museo dell’Aquitania, che ripercorre oltre 400.000 anni di storia locale dalla preistoria all’età contemporanea, attraverso una raccolta di oltre 70.000 reperti, secondo un percorso cronologico ben organizzato, costa 8 euro per gli adulti e solo 2 per gli studenti.

Non ho mai usato i contanti. Ogni pagamento (anche di pochissimi euro) si fa con le carte di credito (anzi, con il comodissimo “wallet” nel telefonino).

Saint-André

3) SCIOVINISMO FRANCESE

La Cité du Vin (Città del Vino) è un centro culturale dedicato al vino. Inaugurato nel 2016, copre una superficie di 13.350 m² su 10 livelli, con un’architettura iconica che ricorda il movimento del vino e una vite nodosa, alta 55 metri e visibile dalle rive del fiume Garonna. Questo spazio offre un’esperienza immersiva e multisensoriale sul vino come patrimonio culturale universale: si può esplorare la storia, la cultura, la produzione e il ruolo del vino in diverse civiltà. Ci sono quasi 20 aree tematiche interattive, oltre 120 produzioni audiovisive, strumenti digitali per visite personalizzate e degustazioni guidate da esperti.

La visita dura circa 2-3 ore, con la possibilità di degustare vini francesi e internazionali al belvedere panoramico situato all’ultimo piano con vista a 360 gradi sulla città. Vi si trovano mostre temporanee, laboratori di degustazione, ristoranti e un negozio specializzato.

Un menu creato dal visitatore di turno…

Durante la visita ho sicuramente apprezzato tutti gli aspetti su indicati, ma non ho potuto far a meno di constatare il notorio sciovinismo francese; infatti, nella parte chiamata “Exposition permanente” si trovano video, spiegazioni e immagini relativi ai “vignobles” (“vigneti”) di tutto il mondo: anzitutto la Francia, con Bordeaux e i suoi “Châteaux” (cioè le tenute vinicole) e le altre regioni del Paese, poi vigneti di altri Paesi  (Grecia, Argentina, Portogallo, persino Australia, ecc.) in un tour mondiale del vino.

Video esplicativo su un vigneto di Santorini (Grecia)

Però… non c’è assolutamente niente di niente che riguardi l’Italia; e dire che il nostro Paese è il maggiore produttore mondiale di vino, con una produzione che supera i 40 milioni di ettolitri (la Francia è al secondo posto, con circa 38 milioni di ettolitri di vino). Ora, vero è che i rapporti fra Italia e Francia sono simili a quelli che esistono fra palermitani e catanesi o fra genoani e sampdoriani, però francamente in un Museo del vino una “dimenticanza” del genere mi è parsa eccessiva e un po’ offensiva. Non ho mancato dunque di segnalarla nella recensione che mi è stata puntualmente chiesta dopo la visita: correrò il rischio di apparire anche io uno sciovinista, ma il troppo è troppo…

4) UNA CITTÀ ALLEGRA

Bordeaux non è affatto una città cupa e triste. Il viale lungo la Garonna è una splendida passeggiata fluviale che offre splendidi scorci sulla città e sul fiume: in particolare, è molto divertente il “miroir d’eau” (specchio d’acqua”), situato di fronte alla storica Place de la Bourse: è una vasta lastra di granito ricoperta da circa 2 cm d’acqua che crea un effetto-specchio riflettendo l’elegante facciata settecentesca della piazza. Questa installazione, opera del paesaggista Michel Corajoud inaugurata nel 2006, diventa un palcoscenico permanente dove i visitatori (turisti e cittadini) si tolgono le scarpe e sguazzano nell’acqua, con grande gioia soprattutto dei bambini.

Sempre lungo la Garonna, nel mese di luglio si balla all’aperto (“Dansons sur les Quais”) con serate tematiche in cui la gente può danzare balli di gruppo (quella cosa che io ho sempre ritenuto una sorta di prodigiosa magia coreografica, per cui tutti – non so come – fanno gli stessi movimenti in perfetta coordinazione).

Non mancano in città, qua e là, gruppi di ragazze e ragazzi che fanno musica per strada, a volume basso (!!), senza mai eccedere, senza le follie barbariche delle nostre “movide” zulù, con un rispetto per gli altri che stupisce ormai chi, come me, vive in una realtà sempre più degradata, asociale e villana.

Un’altra nota in proposito: ho visto tante famiglie con 3-4 figli piccoli: il bellissimo Jardin Public, un delizioso parco urbano esteso su circa 11 ettari, era affollato di bambini (fra l’altro educatissimi, a differenza di certi “scanazzatelli” nostrani aizzati alle monellerie fin dalla nascita); evidentemente lo Stato tutela l’infanzia e le lavoratrici madri, aiutando i giovani a metter su casa.

5) DEGUSTAZIONI

Chiaramente, a Bordeaux e dintorni si degusta vino “a tinchitè”: domenica scorsa abbiamo fatto una deliziosa gita pomeridiana organizzata, in minivan, a Saint-Émilion, località famosa per i suoi vigneti e la produzione di vini pregiati. I vigneti di Saint-Émilion e il suo borgo medievale sono stati riconosciuti dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

La zona copre circa 5.000 ettari di vigneti distribuiti in otto comuni: i vini locali sono in buona parte basati sull’uva Merlot, dominante nella zona, seguita da Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, con alcune presenze di Malbec. Come direbbe qualche mio ex collega sommelier, “l’assemblaggio di queste uve dà origine a vini dalle note aromatiche complesse, generalmente tannici, con profumi di frutti rossi, more, ribes e fragole di bosco, fino a eleganti sfumature di sauvignon”. La dimensione delle proprietà è spesso piccola, frutto della suddivisione medievale del territorio; le aziende sono chiamate “Châteaux”, sebbene non siano veri castelli ma piuttosto imponenti ville di campagna.

Quanto a Saint-Émilion, è un borgo medievale costruito su un promontorio roccioso, ricco di storia, con strade acciottolate (una discesa al centro è pericolosissima, in un pavè micidiale per chi non avesse le scarpe adatte) e antiche costruzioni che si combinano a un importante patrimonio culturale e architettonico.

La gita includeva due degustazioni di vini (almeno cinque-sei per ogni “château”), in un contesto naturale spettacolare, con filari di vigneti a perdita d’occhio. Non aveva avuto torto, Cesare, a comprendere l’importanza economica di questo Paese fertilissimo dagli spazi immensi.

6) CLIMA

A Bordeaux a inizio luglio si erano toccati i 40° in un paio di occasioni; durante il nostro soggiorno, per fortuna, il clima è stato mite e piacevole: temperature minime sui 16° (quelle che a Palermo avremo, se siamo fortunati, a novembre), di giorno 23-25°, con nuvole alternate a raggi di sole, aria limpida e incontaminata. Vivere in un clima del genere è tonificante, rilassante e salutare (l’opposto dell’inferno canicolare di Palermo, con buona pace di chi ama squagliarsi per la paralizzante afa semestrale di queste latitudini).

7) TELEVISIONE

In albergo c’era ovviamente la televisione, sicché ho potuto seguire i Telegiornali francesi. Ebbene, in 5 giorni non ho mai, dico mai, visto Macron in un Telegiornale (viceversa martedì sera, appena rientrato a casa, ho acceso la Tv e al TG è comparsa subito la Meloni). I TG francesi danno notizie oggettive, dall’estero e dall’interno, ma senza mai che compaia qualche politico a fare commenti dal suo punto di vista (in rigorosa “par condicio” per cui, ad es., dopo la “lezioncina” recitata da un esponente di Fratelli d’Italia segue l’altra “lezioncina” spiattellata da un esponente dei Cinquestelle, il tutto a fini perennemente elettoralistici). Le notizie di cronaca nera sono pochissime e rare.

8) CIBO

In Francia non c’è pericolo di mangiare male. Mangia male solo chi pretende di andare ai ristoranti italiani quando viaggia all’estero (e allora potrebbe starsene a casa), chi non si sforza di gustare i piatti locali (cosa che io faccio sempre ovunque vado… a Bergen ho mangiato un panino con la balena…), chi vive solo di rimpianti per la pasta con la salsa lasciata a casa.

Oltre alle superlative ostriche e al pesce già ricordati, potrei ricordare l’ottima carne, le “escargots” (gli schifignosi che non le mangiano non sanno cosa si perdono), il “cafè Gourmand” (un buon caffè espresso con diversi dolcini attorno), i deliziosi “canelés” (piccoli dolci caratterizzati da una crosta caramellata e croccante all’esterno e un cuore morbido, umido e aromatico all’interno, aromatizzati con rum e vaniglia); e via deliziandosi.

Canelés
Café Gourmand

Il ritorno a casa, dopo viaggi del genere, è sempre un po’ triste. Io, personalmente, adoro viaggiare e credo fermamente che chi non lo può o non lo vuole fare si perda (purtroppo) una delle cose più belle e formative in un’esistenza umana. Nel mio caso, l’esperienza bordolese si è degnamente aggiunta ai miei numerosi precedenti viaggi in Francia (Parigi ovviamente, ma anche la Bretagna, la Normandia, la Provenza, l’Alsazia, la Costa Azzurra), a conferma del fatto che – nonostante la rivalità con i cugini transalpini – il loro Paese mi attrae da sempre.

Ora restano i ricordi, le foto (ne allego qualcuna), il video che sto per realizzare (sono un appassionato “videomaker”), le pubblicazioni acquistate.

Intanto oggi, qui a Palermo, ci sono già 32 gradi alle 10 di mattina: e in queste condizioni climatiche o ci si butta a mare o si sta a casa agli arresti domiciliari (la seconda opzione per me è senz’altro preferibile). Controllo sull’app del meteo: a Bordeaux, in questo momento ci sono 19° (13 di meno). Ogni commento ulteriore è superfluo.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. Splendido reportage che mi ha fatto conoscere aspetti della città che non avrei mai immaginato e riacceso il desiderio del viaggio come forma altra di vita.

  2. Come innamorarsi di una città che si conosce soltanto per sentito dire. Un reportage che ti conduce per mano lungo le sue vie e le sue bellezze, reso ancora più gradevole dalla serpeggiante ironia del viaggiatore.

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