“L’Espresso” presenta nel suo numero odierno un articolo di Alan David Scifo intitolato così: “Sicilia tropicale: mango e avocado al posto delle arance”.
Nell’isola, ormai trasformata dalle mutazioni climatiche in una succursale dei tropici, laddove sorgevano aranceti e limoneti si diffondono ora coltivazioni esotiche: non solo mango e avocado, ma anche papaya, maracuja, litchi, banane e altro ancora.
Una giovane imprenditrice, Maruzza Cupane, parla delle sue colture di avocado e mango a Capri Leone, sui Nebrodi: “Quando questi terreni li coltivava mio nonno non c’erano le condizioni per i frutti tropicali. Adesso produciamo mango dove c’erano aranceti e limoneti”.
Coldiretti conferma che nell’isola il terreno coltivato ad arance è diminuito del 31% negli ultimi quindici anni, mentre i limoneti sono diminuiti del 50% (e poi ci si meraviglia del fatto che l’antica Conca d’Oro non esista più…).
E tuttavia, paradossalmente, “gli stessi cambiamenti climatici favorevoli alle coltivazioni tropicali anche in Sicilia, adesso rischiano di inficiare il raccolto”; infatti “il forte caldo [la Sicilia ha toccato il record europeo questa estate] ha portato molti frutti a bruciarsi, ad aumentare lo scarto e a portare problemi al mango”.
A Menfi, nell’agrigentino, le coltivazioni di mango sono naufragate per il troppo caldo (!). Lo conferma un altro giovane imprenditore agricolo, Rosolino Palazzolo: la produzione di mango quest’anno sarà inferiore dell’80% rispetto al 2020, “a causa dell’inverno troppo caldo”. E tuttavia resistono papaya e banane; inoltre, addirittura, Palazzolo ha sperimentato alcune coltivazioni di cacao.
Altra notizia paradossale è che, se la Sicilia si converte all’esotico, colture tipicamente siciliane stanno migrando al Nord: gli ulivi siciliani e del sud Italia adesso subiscono la concorrenza di quelli della Pianura Padana. Il mutamento climatico è generalizzato e preoccupante ovunque.
Anche oggi a Palermo dardeggia il solito sole impietoso, con una minima della notte in centro di ben 26°5 gradi. Ieri pomeriggio c’erano 33° e un’afa opprimente. Non ci sono piogge degne di questo nome da mesi.
In questo mese di settembre la temperatura notturna più bassa è stata di 22°: e al risveglio quasi sentivamo fresco, tanto abbrutiti e aberrati siamo dal caldo impietoso e infinito.
C’è però chi è contento di questo clima: qui su Facebook ho visto un sondaggio in cui si chiedeva ai Siciliani se baratterebbero due mesi d’inverno con altri due mesi d’estate; ovviamente gli isolani, che muoiono di freddo appena si scende a 20°, hanno fatto trionfare l’opzione più “caliente”. Io, andando controcorrente, ho commentato che farei volentieri il baratto inverso, ottenendo – a qualunque prezzo – altri due mesi d’inverno (se inverno si può ancora chiamare questo tiepido illusorio e siccitoso periodo intermedio).
Così va il mondo; voglio dire, così andava nell’anno 2021: sicché dovrò rassegnarmi, pur non avendo una laurea in Legge, a mangiare un avocado.