Sono reduce dal seggio elettorale ove mi sono recato poco fa con mia moglie.
Nell’edificio scolastico ove voto ci sono due seggi: per entrare in uno c’era una fila consistente che si allungava fino a fuori, di almeno trenta persone; nel nostro seggio invece, chissà per quale sorriso del destino, ce n’erano in attesa soltanto una decina.
Ci siamo messi diligentemente in fila; ma dopo pochi minuti un agente di polizia ha chiamato nel nostro seggio “un elettore maschio”.
Ritenendo di rispondere al requisito richiesto, sono entrato subito, superando almeno una ventina di elettrìci entrate prima. Evidentemente gli uomini sono in numero inferiore su questo pianeta (o si alzano più tardi).
Ho atteso solo il tempo che uscisse dalla cabina una signora che non riusciva a piegare le enormi schede elettorali.
Fatto il mio dovere di elettore (e facendo così perdere un consenso al P.A.I., partito degli astensionisti italiani, che si spera non riesca a diventare ancora il primo partito nazionale), sono uscito fra gli sguardi invidiosi delle signore in attesa.
Ho bypassato mia moglie lasciandola in paziente attesa e sono uscito per strada godendomi il sole estivo di oggi.
Per farmi perdonare la mia appartenenza a un sesso evidentemente ancora “forte” (almeno nel saltare le file), sono andato a comprare un bel “profiterole” di cioccolato e pistacchio, che oggi chiuderà il pranzo domenicale (dopo le lasagne e il lacerto di vitellina).
Mi sono ritirato e dopo un po’ è tornata Silvana, che mi ha riferito la battuta di una signora (“Se lo sapevo mi travestivo da maschio”), che evidentemente non era rimasta indifferente al mio trionfo maschile.
Meno male che, almeno davanti al “profiterole”, la parità di genere si realizzerà a tutti gli effetti.