Nella Galleria degli Uffizi di Firenze è possibile ammirare un “Ritratto di giovane con medaglia”, realizzato da Sandro Botticelli (1445-1510); è un dipinto a tempera su tavola, con calco in stucco dorato sulla medaglia (57,5×44 cm), databile al 1474-1475 circa.
Un giovane di bell’aspetto, dai lunghi e folti capelli castani e con gli occhi verdi, tiene vistosamente in mano una grande medaglia: il calco in stucco dorato ritrae il profilo di Cosimo il Vecchio (1389-1464), politico e banchiere, primo uomo di Stato importante della famiglia Medici.
Il giovane effigiato è mostrato di tre quarti: l’abito è quello della borghesia fiorentina dell’epoca, con una preziosa tinta nera e una berretta rossa in testa. L’espressione con cui fissa lo spettatore appare molto seria e quasi contrariata. Sullo sfondo si nota un paesaggio fluviale “alla fiamminga” accennato a grandi linee.
La medaglia fu effettivamente coniata fra il 1465 e il 1469 (se ne trova un esemplare al Bargello) e presenta l’iscrizione MAGNVS COSMVS MEDICES PPP (cioè “Primus Pater Patriae”).
Il dipinto giunse agli Uffizi nel 1666, proveniente dalle raccolte del cardinale Carlo de’ Medici (1599-1666); dopo iniziali dubbi sull’autore, Morelli lo attribuì a Botticelli, seguito da quasi tutti i critici d’arte.
Ma chi è questo giovane misterioso? Perché è così pensoso e severo? Perché ostenta in mano questa medaglia senza mostrare però particolare compiacimento? E chi fu il committente del ritratto?
Ora, “il fatto che il giovane ostenti l’effigie del capostipite mediceo fa pensare a qualcuno vicino alla famiglia, ma fra i ritratti noti non ne esistono di somiglianti a questo e casomai dovrebbe trattarsi di un figlioccio di Cosimo ancora non identificato. Si è anche proposto che il committente sia l’autore della medaglia, che resta ignoto, dopo varie ipotesi non convincenti” (Gloria Fossi, Uffizi-Capolavori, Giunti, Firenze 2019, p. 53).
Non sono mancati numerosi tentativi di identificazione del giovane, ad es. con Giovanni di Cosimo de’ Medici o col suo figlio illegittimo Bertoldo di Giovanni, con Niccolò Fiorentino, con Cristoforo Geremia; pochi anni fa il Lightbown ha osservato una certa somiglianza tra il personaggio raffigurato e un ritratto realizzato da Hans Memling che si trova al Musée Royal des Beaux Arts di Anversa.
L’ipotesi più accreditata riconosce però nel giovane Antonio Filipepi, fratello del pittore (il cui vero nome era Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi); questo fratello di Botticelli era orafo e medaglista dei Medici (“battiloro” o “battigello”): verrebbe quindi mostrato mentre ostenta la medaglia da lui stesso realizzata; non a caso le mani, agili e nervose, impugnano fortemente l’oggetto, quasi a sottolinearne categoricamente l’appartenenza.
Alcuni anni fa, però, è stata proposta una ben diversa ipotesi: alcuni studiosi hanno voluto identificare il misterioso giovane con Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, detto “il Popolano” (1463-1503), che fu banchiere, politico e ambasciatore appartenente al ramo cadetto della famiglia Medici e cugino di Lorenzo il Magnifico. Il ritratto allora sarebbe “un’eloquente testimonianza del culto, rinnovatosi alla metà degli anni Settanta del secolo, della memoria di Cosimo il Vecchio, il fondatore del prestigio mediceo” (cfr. https://stilearte.it/sandro-botticelli-il-ritratto-svelato-lidentita-del-giovane-con-medaglia/); il ramo cadetto della famiglia avrebbe voluto così sottolineare la sua continuità con la dinastia. In questa prospettiva, nel ritratto botticelliano “l’esibita medaglia di Cosimo il Vecchio […] è il cardine semantico dell’opera stessa, che assegna all’effigiato forza e potestà nell’ambito di un contenzioso aperto e finalizzato […] a una possibile sostituzione della linea dominante in ambito mediceo” (art. cit.).
La provenienza del ritratto dall’abitazione del cardinale Carlo de’ Medici, che discendeva dalla linea dei “popolani”, confermerebbe la trasmissione del quadro nell’ambito di quello che era stato il ramo cadetto dei Medici.
Per supportare l’ipotesi sono stati citati alcuni riscontri iconografici: si è voluto riconoscere questo Lorenzo di Pierfrancesco nel “Ritratto di un giovane uomo” del Botticelli (1479 circa), esposto a Palazzo Pitti (ma francamente la somiglianza appare discutibile).
Altre sue rappresentazioni si sono volute vedere nella figura del re giovane nell’Adorazione dei Magi di Filippino Lippi (1496) e nel personaggio di Mercurio nella Primavera di Botticelli che, secondo la tradizione, rappresenta appunto questo Lorenzo, al quale l’opera stessa era stata destinata (in quest’ultimo caso qualche tratto somigliante al ritratto con la medaglia di Cosimo si può notare).
In effetti Lorenzo di Pierfrancesco commissionò a Botticelli varie opere, fra cui le decorazioni di alcune stanze della Villa del Trebbio (1495) e della Villa di Castello; proprio nella Villa di Castello, poi, trovarono posto due opere che Lorenzo chiese a Botticelli per ornare la propria camera da letto nel Palazzo di via Larga: la Primavera e la Nascita di Venere; questi due quadri furono visti dal Vasari, l’uno accanto all’altro, nel 1550.
A me il botticelliano “Ritratto del giovane con medaglia”, per una di quelle paradossali associazioni visive che spesso hanno dell’irrazionale e dell’ingiustificato, ha ricordato le immagini dei prigionieri in mano alle Brigate Rosse, come Aldo Moro, Mario Sossi o Giovanni D’Urso; i terroristi nelle fotografie avevano costretto i loro “detenuti” a tenere in mano una copia di un quotidiano o un cartello propagandistico, per dimostrare la loro esistenza in vita.
Ebbene, l’espressione smarrita, addolorata, contrariata di quelle persone private violentemente della libertà, aveva qualcosa in comune con l’atteggiamento del misterioso giovane: non si vede infatti né gioia né orgoglio nell’esibizione della medaglia che ritrae Cosimo: e se questa doveva essere (come sostiene l’ultima ipotesi citata) una sorta di “rivendicazione” di legittima successione, non sembra proprio che questo messaggio fosse veicolato nel modo più opportuno.
Insomma, nessuna certezza sull’identificazione del giovane del ritratto, sul committente del dipinto botticelliano, sul suo atteggiamento così serioso e ombroso. Ma quel ritratto, nonostante questo e forse proprio per questo, ha una suggestione tutta sua e induce a fantasie, illazioni, ricostruzioni azzardate; e pur ammettendo che tutto ciò non sia stato minimamente nelle intenzioni dell’artista, del committente e del giovane raffigurato, si può forse ringraziare in questo caso l’incompletezza delle informazioni di cui disponiamo.
In conclusione, anche se non è escluso che qualche altro studioso, con piglio da Sherlock Holmes, approfondisca l’analisi di altri particolari del dipinto (ad es. l’anellino rosso nel mignolo sinistro del giovane, l’identificazione esatta dei luoghi sullo sfondo, il gesto stesso con cui viene impugnata la medaglia), forse in fondo nessuno di noi gradirebbe una soluzione definitiva del suggestivo enigma; e del resto il fiero cipiglio del giovane con la medaglia sembra voler scoraggiare ulteriori violazioni della sua secolare privacy.
Complimenti, Mario: la tua ricerca è avvincente, veramente come un giallo! E con interessantissimi confronti. Quando cercherai un buon giornale che ti prende come feullettonista? Ma nel caso, mandami lo stesso le tue divagazioni!