Non lontano da casa mia, in pieno centro di Palermo, all’angolo fra via Giacomo Cusmano e via Marconi, troneggia da anni questo cartello (ne allego la foto, che può anche dare un’idea di un tipico incrocio alla palermitana, alias giungla terra di nessuno ove vince il più forte).
Nel cartello si parla di “lavori in corso” e si indica (con ben tre frecce??!) la direzione verso via Dante; sulla destra invece, in direzione di Piazza Lolli, il segnale indica lavori in corso e strada senza uscita.
Peccato che questi lavori siano finiti da oltre un anno e che il transito verso Lolli sia tornato regolare da tempo.
Ecco, appunto: il problema è il concetto di “tempo”.
A Palermo, città millenaria, il tempo non esiste. Si avvita su se stesso in un eterno presente, dimentico del passato e diffidente del futuro.
Chi dovrebbe preoccuparsi, dunque, di “aggiornare” un segnale stradale?
Già è assai che, a suo tempo, sia stato collocato. Dopo di che, ovviamente, nessun assessore alla Mobilità, Giusto o ingiusto che sia, si è più ricordato di questo reperto archeologico; ci mancherebbe pure che le autorità cittadine, in tutt’altre faccende affaccendate, si curassero di simili quisquilie.
D’altro canto della cosa non si cura minimamente nessun cittadino: del resto, perché dovrebbe? Non è certo una cosa che riguarda il suo interesse privato; e tutto ciò che è pubblico esula totalmente, finché possibile, dalla sua attenzione.
L’ultimo palermitano ad attenzionare il cartello è stato l’acrobata di turno che, arrampicatosi su di esso, ha scarabocchiato una sua sigla illeggibile.
Il cartello, come si vede, è solidamente piantato per terra; non c’è dunque nemmeno la speranza che uno dei tanti collezionisti palermitani lo sradichi e se lo porti a casa per arricchire la propria segnaletica domestica.
Dunque continueremo a vivere questo tempo senza tempo, questo eterno attimo, questa realtà irreale e immobile. Questa è Palermo, da sempre e per sempre.
P.S.: la disquisizione odierna si può aggiungere come corollario all’aneddoto che ho raccontato qui qualche giorno fa a proposito del “lei non lo deve leggere quello che c’è scritto”. Sante parole: a Palermo, infatti, “scripta volant”.