In una Guida turistica illustrata dedicata a Genova, pubblicata nell’ormai lontano 1968 dai Fratelli Fabbri, si trovano molte foto del tempo corredate da un commento tanto più simpatico quanto più appare datato.
I genovesi vi sono presentati così: “gente pratica, di buon senso, prudente ma non materialista. Accanto alla proverbiale parsimonia e al naturale desiderio di «far palanche», c’è nel carattere genovese una vena di insopprimibile idealismo”.
In particolare, sono interessanti due foto dei portici di Sottoripa, accompagnate da didascalie.
Nella prima foto i portici si vedono da fuori e la didascalia commenta così: “La via Gramsci, che costeggia il porto e ha sull’altro lato i vecchi portici di Sottoripa, è la strada portuale per eccellenza: bar e locali notturni dai nomi esotici o americanizzanti – St. Louis bar, Zanzibar, Texas bar -, insegne fantasiose, marinai bianchi e neri, albergucci. È questa l’unica via di Genova in cui la vita continui anche la notte. Tutto il resto della città va a letto presto, la sera o, comunque, resta a casa”.
La seconda foto presenta una tipica “bottiglieria”; ecco il contenuto della didascalia: “Nei portici di Sottoripa, l’antica strada coperta che accoglie come una passerella il ‘colore’ più autentico e pittoresco della città, si susseguono bottiglierie e piccoli ristoranti, negozi di spezie e di frutta secca, bancarelle di ambulanti e friggitorie. Fra odori di pesce, di fritti, di aglio un’umanità eterogenea e indaffarata si muove senza posa: voci, richiami, dialetti e lingue si incrociano dando vita a uno spettacolo spontaneo, pieno di vivacità, di estro e di animazione”.
Fra i miei contatti genovesi, alcuni ricordano che sotto i portici c’era un ottimo ristorante di pesce (“da Vittorio”), altri rievocano l’oreficeria di Donatella Giannini o il negozio di abbigliamento Lucarda (dove molti compravano le maglie “a lupetto”) o il negozio dei tappi di sughero, o il rauco venditore ambulante di accendini e sigarette. Un pezzo di mondo ormai estinto, ma vivo nella memoria di chi ha potuto vederlo da ragazzo.
I portici della “Ripa Maris” sono, per quel che si sa, i più antichi porticati pubblici in Italia: vennero infatti iniziati intorno al 1125 e il 1133 per iniziativa dei consoli del Comune; all’epoca della loro costruzione il mare arrivava a soli 5 metri dai portici, le cui fondazioni si trovavano al di sotto del livello del mare e quindi, alla lettera, “sotto la ripa” (termine che indicava la banchina portuale principale dell’antico porto di Genova, differenziandolo così dalle tante piccole cale della riviera ligure). I portici erano protetti dalle mareggiate da bassi argini in pietra. Il percorso dei portici si snodava da Porta di S. Fede fino al molo vecchio senza soluzione di continuità.
La via divenne subito uno dei luoghi più frequentati della città e ospitò ben presto negozi, botteghe e magazzini in cui venivano conservate le merci sbarcate dalle navi o in attesa di essere spedite oltremare. In seguito le famiglie della nobiltà mercantile costruirono case a schiera al di sopra delle botteghe affacciate sul porticato, mentre altre famiglie si insediarono nelle vie retrostanti.
Di Sottoripa parlò nel 1432 da Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II, in occasione di una visita a Genova, con queste parole: “Proprio nel porto, nella parte in cui tocca la città si ergono magnifici edifici, tutti di marmo, che svettano verso il cielo, assai eleganti per la presenza di numerose colonne, molti adorni di sculture e di figure, sotto vi è un porticato lungo mille passi, dove si può acquistare ogni merce”.
Quando i moli furono ampliati, la via si allontanò progressivamente dal mare; in seguito la costruzione delle “Mura nuove” separò la città dal porto e fu colmato il bacino portuale prossimo al porticato. Dopo aver perso il contatto diretto con il mare, i portici e le attività commerciali entrarono in crisi fino alla metà dell’Ottocento, quando – con la creazione di piazza Caricamento sull’area antistante la palazzata della Ripa – il tratto nord-occidentale del porticato fu restaurato da Alfredo d’Andrade; la zona così recuperò la sua antica vitalità commerciale.
Sottoripa tornò ad essere “il luogo dove si concentravano scagni, uffici, taverne e trattorie, dove si ingaggiavano marinai e camalli, dove si contrattavano i prezzi delle merci, un colorato e variegato bazar degno delle casbah orientali. Da qui si diramavano dedali di caruggi diretti verso il cuore della città vecchia oggi, per via della risistemazione ottocentesca del fronte mare, scomparsi” (http://www.amezena.net/racconti/sottoripa/)
Nel 2004, quando Genova fu capitale europea della cultura, vennero restaurate le facciate dei palazzi della Ripa; l’intervento, oltre a migliorare l’estetica dei palazzi, ebbe ricadute positive sulla riqualificazione della zona di Sottoripa e delle aree adiacenti del centro storico.
Grazie per i racconti e le spiegazioni sulla nostra bella Città
Mio padre era Genovese ed io ho il cuore a Genova soprattutto nel ricordo, anni ’70, quando allora diciassettenne con mio padre visitavo via Pre’ e zone limitrofe. Poco tempo fa’ (un anno) ho visto , venendo dalla Toscana dove abito, quello scempio che è attualmente la zona sopra citata. Permettetemi, ” CHE SCHIFO”.