Il dolente resoconto che ho presentato nel mio post di ieri sull’indecorosa condizione dello stadio “Renzo Barbera” di Palermo viene confermato e aggravato da un impietoso articolo che si legge sul “Corriere della Sera” di oggi, 26 marzo 2022, a pag. 51.
Fabrizio Roncone, titolando “Il plastico di una vecchia idea di calcio in agonia”, parla così dello stadio palermitano:
«Uno stadio preistorico per gli standard europei, pietrificato ai Mondiali di Italia ’90 (come, del resto, molti altri impianti) e quindi fatiscente. Con mura marce. Pozzanghere di melma giallastra. Balaustre rugginose. Gradoni insicuri. Fili elettrici penzolanti. Bagni infetti: un water per mezza tribuna, la porta scassata, lo sciacquone scassato, e donne e uomini avvolti nei tricolori dentro la stessa, mortificante fila. Che si congiunge a quella del bar, una specie di bar. Cannoli serviti a mani nude, l’incasso in nero, una cassetta colma di banconote, una tipa sfacciata: “Qui di scontrini non ne facciamo. Lo vuole o no, il caffè?”. Alla fine il cittì Mancini (fragile, stordito, un pianto imminente) e il presidente Gravina (barcollante, maschera di rughe profonde, la voce afona) vengono condotti in una stanza che dovrebbe essere la sala stampa: pareti con la carta strappata, tanfo di chiuso, neon ingrigiti, steward che fumano, un vigile urbano che mangia il suo trancio di sfincione, mascherine abbassate, bottigliette rovesciate, sedie sbilenche come nemmeno in una sala giochi di Bogotà. Questo è lo stadio della quinta città italiana. Questo è il nostro calcio. E allora no, non ce li meritiamo nemmeno stavolta i Mondiali. Ma non solo perché, a ripensarci, forse Pellegrini e Tonali e magari Scamacca avrebbero potuto giocare dall’inizio. È la nostra idea di pallone che è vecchia, malata, in agonia».
Un’analisi sconcertante, che mi sento di condividere parola per parola. Potrei anzi aggiungere, a quanto scrive Roncone e a quanto ho scritto nel mio post di ieri, di aver visto con i miei occhi decine di persone che si intrufolavano (anche dopo l’inizio della partita) nella gradinata sedendosi sulle scale (e quindi palesemente privi di biglietto); e non erano certo del “servizio d’ordine” (semmai del “disservizio disordine”).
Si badi bene, non ricavo certo soddisfazione per vedere confermate sul “Corriere” le mie impressioni negative di ieri.
Anzi, aumenta in me il triste disappunto per il colpevole degrado in cui la “quinta città italiana” viene colpevolmente tenuta da chi dovrebbe prendersene cura.
Ed è forte il rammarico per l’affetto tradito e negato per la città in cui vivo da quasi quarant’anni, la città in cui sono nati mia moglie e mio figlio, che ha alle spalle almeno venticinque secoli di storia, che ha un patrimonio artistico e culturale fra i primi al mondo e che al tempo degli Arabi era la più bella città d’Europa.
Sarebbe bello che i palermitani riflettessero bene prima di votare alle prossime elezioni comunali e regionali.
E sarebbe bello che riuscissero a scegliere, per ricoprire le massime cariche politiche dell’isola, persone oneste (anzitutto!), capaci, disinteressate e che – soprattutto – conoscessero e amassero davvero Palermo e la Sicilia più delle apparenze (puntualmente smascherate), degli interessi politico-economici e del colpevole menefreghismo.
sappiamo benissimo a palermo che lo stadio Renzo Barbera necessità di un restyling completo , però a mio modesto parere il giornalista ha un po’ esagerato con l’analisi , purtroppo in Italia tutti gli stadi del meridione sono in stato di abbandono, unica eccezione Napoli ma è stato ristrutturato in occasione delle universiadi lo scorso anno altrimenti sarebbe tutt’altro , spero le istituzioni della 5^ città italiana comune e regione siciliana provvedano al più presto a riammodernare il Barbera gioiello puro e patrimonio del calcio italiano
Purtroppo, mi creda, l’analisi del giornalista non è affatto “esagerata”. Ne sono diretto testimone, certo non lieto di esserlo. Condivido la sua speranza in interventi seri e solleciti per ridare al glorioso stadio palermitano la dignità che merita.