Stadio di Palermo – III puntata

Nel “Giornale di Sicilia” si legge oggi la “replica irritata del Palermo” alle critiche che stanno piovendo sulle condizioni dello stadio (rimando ai miei due post dei giorni scorsi).

In particolare l’articolo scritto sul “Corriere della Sera” di ieri da Fabrizio Roncone (che ho ampiamente citato nel mio post di ieri) viene definito “una testimonianza del tutto parziale e faziosa”.

Ecco la replica del Palermo: «L’articolo passa in rassegna una serie di storture, dalla scarsa manutenzione e la sedicente fatiscenza dei locali al mancato decoro e/o rispetto di regole e protocolli federali da parte di personale di servizio e perfino pubblici ufficiali. Ferma restando la fotografia oggettiva di un impianto che per oltre 30 anni ha goduto di poche o nessuna reale opera di rinnovamento strutturale, portando con sé gli inevitabili segni del tempo l’articolo, più o meno consapevolmente, tace di contro la verità di uno stadio che – grazie al lavoro dell’intera macchina organizzativa – ha affrontato a testa alta la sfida di un “tutto esaurito” adeguato all’importanza del match, che merita a questo punto un “contro-elenco” capace di rendere giustizia alla serata del 24 marzo e onorarne la verità incontestabile dei fatti: nessuna défaillance organizzativa a danno dei tifosi e delle federazioni ospiti; spogliatoi completamente rinnovati per l’occasione; manto erboso non solo al livello ma anche al di sopra degli standard delle competizioni nazionali e internazionali, a tal punto da ricevere apprezzamento dagli stessi giocatori e staff tecnici; area sky-box completamente nuova e realizzata ad hoc per l’occasione; nuovi schermi led giganti di ultima generazione; ultima, ma non ultima, la condotta ineccepibile di un pubblico caloroso e rispettoso che, nel primo grande evento nazionale con il 100% della capienza, ha onorato l’evento in una grande festa di sport, come gli stessi vertici della Figc hanno avuto a cuore di ricordare nella conferenza post-partita».

In questa appassionata arringa difensiva, come si vede, il punto principale della discussione, cioè la condizione fatiscente dello stadio, viene ammesso a denti stretti: “Ferma restando la fotografia oggettiva di un impianto che per oltre trent’anni ha goduto di poche o nessuna reale opera o rinnovamento strutturale, portando con sé gli inevitabili segni del tempo”.

La difesa risulta nel complesso patetica e si potrebbe facilmente replicare che la testimonianza di Roncone, definita “del tutto parziale e faziosa”, è in realtà assolutamente veritiera e potrebbe essere confermata da migliaia di persone, me per primo.

Quanto a “nessuna défaillance organizzativa”, meglio glissare pietosamente… (rileggetevi il mio post del 25 scorso). Il disastro organizzativo è invece evidente sino allo scandalo.

Rendano piuttosto conto, gli organizzatori, di dove sono finiti i 200.000 euro stanziati dalla Regione Sicilia per l’evento.

E, se gli avanza qualche spicciolo, mi paghino le spese per la lavanderia dove ho dovuto mandare pantaloni, golf e giaccone luridi per la polvere ubiquitaria della Gradinata (pseudo)superiore.

PS: Nell’arringa difensiva viene minacciosamente affermato che «l’azienda incaricata della gestione dei punti ristoro allo stadio adirà le vie legali, a seguito delle ricostruzioni effettuate nel suddetto articolo in merito a presunti incassi “in nero”, ipotesi già sconfessata dalla stessa Guardia di Finanza che durante tutta la partita ha effettuato tutte le verifiche del caso e verbalizzato la correttezza di tutte le operazioni».

Ah sì? Beh allora si vede che il mio amico, che al bar ha comprato due bottigliette d’acqua (fra l’altro a 2,50 euro l’una) senza alcuno scontrino, è capitato – come il giornalista del “Corriere della Sera” – in un momento sfortunato in cui gli scontrini non erano rilasciati…

Vadano, i finanzieri, a piantarsi quotidianamente in quartieri della città come il Borgo, vecchio o nuovo che sia, come Brancaccio, come lo Zen: e ci restino ogni giorno, fino a che anche soltanto il ricordo dell’illegalità radicata, eterna, prepotente, sia cancellato per sempre. Lo Stato si riappropri di fatto, e non a parole, di fasce ampie del suo territorio che sono oggi Stati indipendenti dove l’unica legge è l’illegalità.

Poi potremo riparlarne.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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