Il monoscopio della RAI

Allego una foto che risale a sessant’anni fa: maggio 1962.

Io, a otto anni, in ghingheri (non si sa perché), poso davanti al nostro glorioso primo televisore (che risaliva a quattro anni prima). Sullo schermo campeggia il monoscopio del programma nazionale RAI, antenato di Rai Uno.

La Rai trasmetteva il monoscopio quando non erano in onda i programmi regolari, che iniziavano nel pomeriggio. I monoscopi erano accompagnati da un tono continuo, che negli ultimi minuti prima dell’inizio dei programmi veniva sostituito da alcune musichette.

Funzione precipua del monoscopio era quella di regolare in modo ottimale (si fa per dire) luminosità, contrasto e sintonia, verificando anche la corretta ricezione delle immagini. In realtà però c’erano quasi sempre problemi: le trasmissioni (ovviamente in bianco e nero) erano spesso di cattiva qualità e a volte occorreva un bello schiaffone sul televisore per richiamarlo all’ordine e farlo funzionare più dignitosamente.

Il televisore, come si vede, poggiava in genere su un carrello a ruote, con un piccolo ripiano di vetro in basso in cui si poteva tenere una copia del “Radiocorriere TV” per conoscere i (pochi) programmi del giorno.

Non esisteva ovviamente il telecomando, anche perché esistevano soltanto il programma Nazionale e il secondo programma (che aveva iniziato le trasmissioni pochi mesi prima, il 4 novembre 1961).

Con il passare del tempo, lo spazio previsto per i monoscopi fu occupato da prove tecniche (ad esempio, quelle per le prime trasmissioni a colori in PAL e SECAM) e, dal 1982, in orario mattutino, dal rullo sperimentale delle pagine del Televideo. Il monoscopio è poi scomparso negli anni ’90, periodo in cui la Rai cominciò a trasmettere 24 ore su 24.

Oggi l’immagine di quella N napoleonica che riempie quell’arcaico schermo televisivo fa forse sorridere; ma per noi ragazzini, che ancora vivevamo il “miracolo” della televisione in casa, anche quell’immagine fissa suggeriva sogni, apriva mondi, suscitava curiosità.

Tanto più perché il primo programma della giornata (immancabilmente preceduto dal monoscopio e poi dalla sigla d’inizio delle trasmissioni, accompagnata dalla musica del “Guglielmo Tell” di Rossini) era “La TV dei ragazzi”, che iniziava alle 17: e l’attesa di quei magici momenti di cartoni animati, film, documentari e varietà ci rendeva piacevole anche il pedaggio da pagare a quell’immobile e antipatico monoscopio.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. Rai : radiotelevisione italiana , lontani sbiaditi ricordi di una TV in bianco e nero. Pochi programmi , ma tante emozioni che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia, età dorata e magica , dove ogni giorno è una scoperta p un’avventura ….Furia cavallo del west, Pippi Calzelunghe , le simpatiche canaglie e i tanti film neorealisti , Fellini e De Sica , ma anche Oggi le comiche Stanlio e Onlio o le commedie di Totò e i De Filippo, Tina Pica , Ave Ninchi e Aldo Fabrizi… e poi il varietà con la Carrà e le Kessler … la TV che intratteneva e che divertiva milioni di italiani , vecchi e giovani ma soprattutto i bambini , che dopo il Carosello andavano dritto a letto , perché il giorno dopo si andava a scuola …teneri ricordi di untempo che fu .

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