Le “muffulette” dei Morti

A Palermo la colazione (o merenda o pranzo o cena) dei primi due giorni di novembre prevede rigorosamente la presenza delle “muffulette”, panini rotondi conditi (anzi “cunzati”) con olio d’oliva, acciughe sotto sale, origano e caciocavallo oppure ricotta.

La “muffuletta” infatti si può gustare “schietta” (con olio d’oliva, sale, pepe, sarde salate e caciocavallo) o “maritata” (con l’aggiunta della ricotta di pecora).

In questi due giorni la “muffuletta” viene preparata con un diametro più grande rispetto alla pagnotta utilizzata solitamente con le panelle o con la milza.

A dire il vero (per problemi di identità di genere assai diffusi nell’isola, come nel caso di “arancina” e “arancino”) la “muffuletta” di Palermo in altre zone della Sicilia diventa virilmente un “muffulettu”; ma, anche in questo caso, al giorno d’oggi la differenza non è più così scandalosa.

In passato, a Palermo e non solo, le persone imbottivano le “muffulette” e se le portavano al cimitero per riproporre, almeno una volta l’anno, un momento di affettuosa convivialità con i propri defunti.

Ricordo di avere visto vere e proprie “tavolate” davanti alle cappelle funerarie e ai loculi dei cari estinti: in Sicilia i confini fra vita e morte, esistente ed esistito, presente e assente sono più labili e incerti che altrove; anzi in qualche modo l’assente andrebbe definito, in modo più politicamente corretto, “diversamente presente”.

La tradizione del “pranzo al cimitero” aveva però anche ragioni oggettive: spesso in città o nei paesi i cimiteri si trovavano lontani dal centro; ciò in passato comportava un viaggio piuttosto lungo, a volte con mezzi di fortuna (come i carretti); insomma, non era facile tornare in tempo per il pranzo (momento ineludibile per qualunque siciliano). Da qui la comodità della “muffuletta”, consumabile durante il “viaggio”, al cimitero e (in casi non troppo rari) anche al ritorno.

A quanto leggo su Internet, la “muffuletta” palermitana ha varcato i confini dell’oceano: Salvatore Lupo, un immigrato di origini siciliane, l’ha esportata all’inizio del secolo scorso in Louisiana, a New Orleans (che a Bagheria era ribattezzata col nome di “Nuova Lienza”); esiste dunque anche lì il “Muffuletta Sandwich”, richiestissimo e molto apprezzato anche dai palati americani (lo si trova ancora al Central Grocery Store, ma come si vede dalla foto ha assunto connotazioni piuttosto diverse e più barocche rispetto all’incomparabile originale).

Anche quest’anno, come trionfalmente mostrato dalla foto sottostante, non mi sono fatto mancare le gustosissime “muffulette”, cui è consacrato il pranzo di oggi.

Per “par condicio”, le ho prese sia “schiette” sia “maritate” (non è stata ancora inventata la tipologia “conviventi”); mi accingo dunque a onorare le sacre tradizioni locali.

Come dessert, attingerò al ricco “canestro” dei Morti e, per il finale travolgente, mi “accattai” anche una bella cassata.

Dunque, buon appetito!

PS: Ogni riferimento al noto proverbio siciliano “Tintu cu muore, ca cu arresta fa festa…” è da ritenersi casuale.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *