White Christmas

In questi giorni che precedono le feste, le più famose musiche natalizie vengono assiduamente riproposte al nostro ascolto.

Fra tutte, una delle più celebri è sicuramente “White Christmas” (“Bianco Natale”), che fu scritta da Irving Berlin nel 1941.

A quanto pare il compositore, dopo averla scritta avrebbe detto alla propria segretaria: «Prendi la penna, prendi appunti su questa canzone. Ho appena scritto la mia migliore canzone; diavolo, ho appena scritto la migliore canzone che chiunque abbia mai fatto!» (certo, gli Americani in fatto di “frasi storiche” importanti non scherzano…).

Il testo originale era piuttosto malinconico, poiché a ispirare Berlin era stato anche il ricordo della morte di suo figlio, avvenuta nella vigilia di Natale del 1928: «I’m dreaming of a white Christmas / just like the ones I used to know / where the tree tops glisten / and children listen / to hear sleigh bells in the snow. / I’m dreaming of a white Christmas / with every Christmas card I write / may your days be merry and bright / and may all / your Christmases be white» (“Sto sognando un Bianco Natale / proprio come quello che ricordo / con le cime degli alberi scintillanti / e i bambini che sono in attesa / di udire il suono dei campanelli della slitta che corre sulla neve. / Sto sognando un Bianco Natale / in cui ogni cartolina natalizia che io scrivo / ti possa rendere le giornate felici e radiose / e possa far sì / che tutti i tuoi Natale siano immacolati»).

Nel Natale del 1941 avvenne la prima esecuzione pubblica di “White Christmas” durante il programma “The Kraft Music Hall”, ma il grande successo arrivò nel 1942, quando fu cantato da Bing Crosby nel film “La taverna dell’allegria” (“Holiday Inn”); con 50 milioni di copie vendute, fu il singolo discografico più venduto della storia.

Il disco fu inciso nel 1942 da Bing Crosby e ottenne l’Oscar per la migliore canzone; in seguito la canzone fu nuovamente registrata da Crosby nel 1947 perché la precedente esecuzione si era danneggiata; furono riconvocati per l’occasione la Trotter Orchestra ed i Darby Singers.

Il brano diede anche il titolo ad un musical del 1954, “Bianco Natale”, che ebbe per protagonisti lo stesso Crosby e Danny Kaye, con Rosemary Clooney e Vera-Ellen; il film, diretto da Michael Curtiz, inaugurò il VistaVision, procedimento panoramico sviluppato dalla Paramount Pictures come replica al CinemaScope della 20th Century-Fox.

La trama, piuttosto banale e insignificante, viene così sintetizzata da Mereghetti: «Due artisti di varietà (Crosby e Kaye), che si erano conosciuti sotto le armi, organizzano uno show natalizio per rilanciare l’albergo del loro vecchio comandante».

Nella versione italiana, “Bianco Natale”, il testo fu scritto da “Filibello” (nome d’arte di Filippo Bellobuono, paroliere e compositore milanese). Innumerevoli le versioni del brano nel nostro Paese: lo hanno inciso, fra gli altri, Placido Domingo (in duetto con Diana Ross, 1992), Zucchero (1998), Irene Grandi (2008), Andrea Bocelli (2009), Laura Pausini (2011), Alessandra Amoroso (2011), ecc.

P.S.:

Per noi il Natale non è certo “bianco”.

Non è bianco anzitutto perché qui in Sicilia la neve, tranne che sull’Etna, non è certo di casa (anzi si annunciano a Palermo 20° il giorno di Natale e 21° per Santo Stefano); poi perché “in bianco” il nostro Paese (nonostante tutto) non è, vista la corsa forsennata agli acquisti prenatalizi e i pantagruelici preparativi dei “cenoni”.

Bianco è, semmai, il Natale in Ucraina, al freddo, al gelo e sotto i missili; e bianco è in quella Russia che, per andare dietro ai deliri del suo “zar”, in questi giorni non può neanche pubblicamente commemorare i morti della sua deleteria “operazione speciale”.

Bianco, ma rosso di sangue, non è sicuramente neanche il Natale delle donne iraniane o di quelle afghane, martoriate e umiliate da regimi primordiali e intolleranti.

Speriamo allora che per le popolazioni di quei Paesi tormentati, e per tutto il mondo, venga davvero, se non quest’anno in futuro, un Natale davvero “bianco”.

Del resto, finora, a quanto pare, ce lo siamo sempre e soltanto “sognato”: «I’m dreaming of a white Christmas / just like the ones I used to know».

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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