Un tempo, a Genova, quando si scendeva da via Garibaldi nei vicoletti della zona della Maddalena, si potevano incontrare le venditrici di farinata; l’immagine è tratta da un dagherrotipo di Celestino Degoix (1825-1902).
Da notare il bellissimo abito della donna e anche la grazia con cui tiene il “testo”, cioè la teglia in rame che si usa per cuocere la farinata.
Degoix fu attivo a Genova già dal 1861 in società con C. Hodcend; poi, più o meno dal 1868 al 1890, firmò le fotografie solo con il suo nome nello studio di Via Carlo Felice 10 (inserisco anche il suo biglietto di presentazione, in francese).
Come è noto, una leggenda racconta che la farinata sia nata per puro caso nel 1284, in occasione della battaglia della Meloria che vide la vittoria della Repubblica di Genova su Pisa. Infatti in una delle navi da guerra genovesi, o per una tempesta o per un colpo di bombarda in direzione della cambusa, si aprì una falla; alcuni barili d’olio e sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. A quel punto i marinai, per non soffrire la fame, lasciarono al sole il composto che, asciugandosi, creò per l’appunto la prima “farinata”. C’era anche, in proposito, un proverbio: “Ciutòsto che röba avanse, creppa pansa” (Piuttosto che far avanzare del cibo, mangiamo tutto… anche se poi stiamo male).
Rientrati vittoriosi a Genova, i marinai provarono a cuocere quell’impasto nel forno a legna; il risultato fu eccellente e anzi fu chiamato “l’oro di Pisa” per sfottere i nemici sconfitti…
Questo aneddoto mi piace tanto che considero senz’altro una “bufala” quell’altra notizia secondo la quale la farinata sarebbe stata una creazione antica, ad opera delle truppe di occupazione romana in Liguria.
Tra le cose che rimpiango di più di Genova c’è proprio la farinata, che mio padre mi comprava quando andavamo nei portici di Sottoripa; e già mi prenoto per una nuova degustazione al mio prossimo viaggio nella mia città natale.