Occorrerà quanto prima avviare a un corso accelerato di tedesco tutti coloro che continuano a pronunciare “Schlèin” (con la “e”) il cognome della nuova segretaria del PD. Infatti la corretta pronuncia è < ʃlàin> (con ʃ che sta per il suono “sci” senza la “i”), dato che in tedesco il dittongo “ei” si pronuncia <ài>. Ad esempio, il più breve sostantivo in quella lingua è “das Ei”, “l’uovo” (pronuncia <ài>).
Del resto, sull’origine germanica del cognome di Schlein non ci sono dubbi: è nata a Sorengo, nel Canton Ticino, da un accademico statunitense di origine ebraica aschenazita (o aschkenazita); e “Ashkenaz” era il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno.
Ora, ci può stare che la pronuncia errata sfugga al bravo Fiorello, che stamattina ha sistematicamente detto innumerevoli volte <Schlèin> anziché <Schlàin>; ma è molto meno accettabile che a scempiare le più elementari conoscenze di pronuncia siano i giornalisti dei vari TG, che (se non altro in nome di una presunta professionalità) dovrebbero documentarsi prima di pronunciare a vanvera i nomi di origine straniera.
E dire che, se proprio non si riescono a imparare i rudimenti essenziali di pronuncia tedesca, basterebbe affidarsi agli innumerevoli siti specializzati nel settore: ad es. in questo caso basta consultare https://www.comesipronuncia.it/pronuncia/elly-schlein-15011.
Del resto, ormai, a svarioni del genere siamo abituati se non rassegnati: un “aut aut” latino viene trasformato in un “out out” pseudoanglosassone; si oscilla costantemente fra “Ucràina” e “Ucraìna”; la valle del Belìce fu trasformata (in occasione del tragico terremoto del 1968) in un Bèlice mai esistito; il paese di Cìnisi viene sistematicamente storpiato in “Cinìsi” (fra l’altro con la “s” sonora del Nord e non con la “s” sorda locale); la mia squadra, il “Genoa”, per alcuni giornalisti “de coccio” è “il Genova”; e via deformando.
Poco importa, direte voi: conta semmai quello che la nuova segretaria del PD potrà fare a partire da oggi. Su questo siamo d’accordo: una gestione efficiente e moderna, sia pure da parte di una “Schlein con la e”, sarà sicuramente da preferirsi a un deprecabile insuccesso da parte di una “Schlein con la a” correttamente pronunciata. Tuttavia, se ogni tanto si riuscisse anche a fare giustizia del pressappochismo, della trascuratezza e del menefreghismo nelle più elementari regole di comunicazione, male non sarebbe.
Nel frattempo, si può solo augurare “buon lavoro” a Elly (chiamandola così bypassiamo il problema): non la aspetta un compito facile, né è facile il momento in cui è avvenuta la sua elezione; ma sembra fortemente determinata e fornita di idee molto chiare (doti di cui negli ultimi tempi i “politici maschi” sembrano sempre più sprovvisti). Qui dunque, sul campo concreto della contesa politica, ben presto “si parrà la sua nobilitate”.