Su “Repubblica” di oggi (edizione locale) un articolo di Giada Lo Porto denuncia la situazione paradossale dei carri attrezzi a Palermo: «I disservizi di vigili urbani e AMAT – L’auto davanti al cancello lo blocca a casa: “Il carro attrezzi non c’è, riprovi domani”».
La notizia presenta una situazione quasi comica (se non fosse tragica): «I carri attrezzi ci sono, manca chi li sa guidare. Accade a Palermo dove, spesso, i cittadini restano intrappolati in casa per le auto in sosta davanti ai cancelli con passo carrabile. E, quando chiamano la polizia municipale, si sentono dire che non hanno a disposizione alcuna autogrù. Quindi non possono intervenire nell’immediato. “Richiami domani, sarà più fortunato” hanno risposto lunedì sera dalla centrale dei vigili urbani a Bartolo Megna. Un cittadino che si definisce “indignato”, rimasto ostaggio per diverse ore di un automobilista indisciplinato. E di una macchina amministrativa che, è il caso di dirlo, non cammina. Anzi, non si muove neppure. “Intorno alle 22,30, ho trovato un’auto parcheggiata in modo tale da occupare metà del cancello per il quale pago regolarmente la tassa per il passo carrabile – racconta Megna – La polizia municipale mi ha risposto che non avevano a disposizione autogru e che avrei dovuto chiamare l’indomani alle 7.30. Dopo avere chiesto come dovevo comportarmi per andare al lavoro mi è stato ribadito che sino alle 7,30 non c’era nulla da fare. E che, se insistevo con la segnalazione, loro al massimo potevano fare una multa al proprietario dell’auto. Tutte le volte che ho dovuto fronteggiare il medesimo problema, l’intervento dell’autogru è avvenuto con ore e ore di ritardo. Mi chiedo e chiedo al comando della polizia municipale di Palermo per cosa pago questa tassa. Come obolo alla città?”».
Il servizio di rimozione spetta all’Amat, ma il presidente dell’azienda di trasporto pubblico locale, Giuseppe Mistretta, deve ammettere una situazione desolante: «Abbiamo a disposizione 6 carri attrezzi però manca il personale in grado di guidarli; per un servizio ottimale e h24 sono necessarie 3 persone a mezzo, per un totale di 18 unità per 6 carri attrezzi. Queste persone non ci sono, ne abbiamo solo 4 in grado di guidarli e provvisti di una patente speciale».
Di fronte all’emergenza, l’azienda “sta facendo delle valutazioni” (meno male…); Mistretta infatti aggiunge: «Pensiamo di appoggiarci a una società esterna che fornisca gli autisti per i mezzi che invece mettiamo a disposizione noi. Al momento ne stiamo ancora discutendo”.
Arriva poi un’ultima interessante precisazione: «Stiamo lavorando anche per diminuire il tasso di assenze per malattia dei nostri uomini». Come si vede, l’Amat ha anche competenze mediche, tali da riuscire a guarire le patologie del suo personale (soprattutto quando, come si legge fra le righe, esse sono piuttosto opinabili).
Nel frattempo, sono tempi duri per chi paga (invano) le tasse per il passo carrabile; il cartello suppletivo, in lingua locale, “Lasciare libero lo scarrozzo giorno e notte”, resta del tutto vano e disatteso. E forse aveva ragione quel tizio che, in una traversa di via Filippo Parlatore, poco lontano dal Liceo Umberto I, davanti all’entrata del suo garage privato ha posto un’insolita scritta di una chiarezza disarmante: “GARAGE – VAI VIA”. (Inutile dire che pochi ardimentosi osano, dopo tale intimazione, parcheggiare lì davanti: potenza di una comunicazione semplice, efficace, cristallina nella sua chiarezza).
Forse dovrebbe fare lo stesso il cittadino che si è lamentato invano con l’Amat; l’articolo citato infatti si conclude così: «La multa è stata fatta ma la rimozione non è avvenuta. Il mattino successivo il proprietario dell’auto si è materializzato dopo aver visto i vigili avvicinarsi al mezzo. E si è anche lamentato della multa». Come si vede, il diritto del colpevole a lamentarsi è sacrosanto e sempre rispettato; sono le vittime, invece, a dover subire e tacere.
Così va il mondo, o almeno così va qui a Palermo; sempre nell’attesa che si compia la beata speranza e si riesca a cambiare qualcosa in questa città che intanto, godendo della sua infinita bellezza, può permettersi di ospitare e tollerare qualsiasi bruttezza.