Sul “Giornale di Sicilia” del 14 novembre 2023, a pag. 21, Giusi Parisi ha pubblicato una sua dettagliata, competente e attentissima recensione del volume “Camilleriade – I luoghi, il commissario, i romanzi storici”, scritto da Vito Lo Scrudato, Bernardo Puleio e me (ed. Diogene Multimedia).
La recensione inizia con alcune osservazioni che già di per sé costituiscono il miglior “trailer” che potessimo auspicare: «Tre uomini per un autore. Se pensate di sapere tutto su Andrea Camilleri, non avete ancora letto “Camilleriade”. […] Il libro […] è un’epopea camilleriana. Infatti studia e analizza con chirurgica precisione i luoghi, l’arte, i rapporti con Leonardo Sciascia, i pinsèri letterari e politici dello scrittore più amato dai siciliani (e non solo), ricostruendo un identikit del commissario Salvo Montalbano così preciso e dettagliato da far invidia al più abile dei tecnici delle forze di polizia. Potenza della (in)sana passione camilleriana che nutre da sempre, senza mai saziare, il trio Lo Scrudato-Pintacuda-Puleio accomunato anche da un altro fil rouge: il liceo classico Umberto I di Palermo».
Il libro è stato presentato lo stesso martedì 14 novembre alle 18 alla Libreria Modus Vivendi di Palermo (via Quintino Sella 79); l’incontro è stato introdotto e coordinato dalla prof.ssa Nina Nocera.
Ecco il testo completo della recensione di Giusi Parisi.
Tre uomini per un autore. Se pensate di sapere tutto su Andrea Camilleri, non avete ancora letto Camilleriade (Diogene multimedia editore; pp.466; 25 €) volume scritto a sei mani da Vito Lo Scrudato, Mario Pintacuda e Bernardo Puleio. Il libro, che sarà presentato oggi alle 18 alla libreria Modus vivendi, come ben spiega la forma sostantivata al femminile del nome proprio dello scrittore empedoclino, è un’epopea camilleriana. Infatti studia e analizza con chirurgica precisione i luoghi, l’arte, i rapporti con Leonardo Sciascia, i pinsèri letterari e politici dello scrittore più amato dai siciliani (e non solo), ricostruendo un identikit del commissario Salvo Montalbano così preciso e dettagliato da far invidia al più abile dei tecnici delle forze di polizia. Potenza della (in)sana passione camilleriana che nutre da sempre senza mai saziare, il trio Lo Scrudato-Pintacuda-Puleio accomunato anche da un altro fil rouge: il liceo classico Umberto I di Palermo.
Lo Scrudato, infatti, è il preside di quell’istituto dove Puleio insegna Lettere e dove Pintacuda, prima d’andare in pensione, è stato docente di italiano, latino e greco. Nell’introduzione i tre autori spiegano il senso della loro (pregevole) opera ovvero «offrire al lettore, curioso di capire meglio il senso e il valore dell’opera dello scrittore siciliano, un’opportunità di studio e di libera analisi» che, bontà loro, dicono può porre «premesse bastevoli per ulteriori studi». E così Mario Pintacuda nel saggio Identikit di Montalbano, col rigore che gli è proprio, ricostruisce in maniera impeccabile, in tutti i suoi momenti noti e meno noti, la vita del commissario di polizia più amato dai telespettatori da Trieste in giù (“gigantesco quanto il suo stesso autore”).
Il meridionalista critico Bernardo d Puleio, invece, nel suo saggio I romanzi storici di Camilleri e il rapporto con i Sciascia, realizza un’analisi letteraria e storica dei due scrittori – pensatori, coinvolgendo nella sua ricerca anche i maggiori autori della letteratura siciliana degli ultimi due secoli. Mentre Lo Scrudato deve il motivo del suo Camilleri, i luoghi, l’arte e i pinseri al fatto d’essere «in primisi agrigentino come l’empedoclino e perciò titolare della stessa conoscenza e dello stesso amore per gli stessi luoghi; in secundisi dalla condivisione della stessa parlata che implica la percezione profonda, atavica, del detto e non detto».
Pintacuda confessa d’essere stato un lettore-estimatore di Camilleri da subito “anzi, da prima di subito. Ricordavo benissimo, infatti, il suo nome come sceneggiatore di trasmissioni televisive famose quand’ero ragazzo per dirne solo una, la serie sul commissario Maigret con Gino Cervi”. Da docente, già durante l’anno scolastico 2000-2001, quando il successo di Camilleri era ancora agli inizi, lo aveva fatto studiare nella classe ginnasiale della VH. «Dopo aver letto con gli studenti “Gli arancini di Montalbano” – racconta- ebbi l’idea dividere la classe in due gruppi per realizzare due testate giornalistiche: Il Corriere di Vigàta doveva parlare male del commissario, leggendo in chiave negativa le notizie relative alle sue indagini. Viceversa, Il vigatese doveva difendere Montalbano e commentarne positivamente l’attività. I risultati furono sorprendenti: era una classe di quindicenni ma in due, tre mesi erano diventati mille bravissimi. Inviamo gli articoli a Camilleri e lui ci onorò della seguente risposta, mandata per mail: “Carissimi picciotti e picciotteddre della V, voi non meritate di stare nella H ma di giocare in serie A! Devo sinceramente dirvi che me la sono scialata a leggere i vostri due giornali…”. Quindi studiare Camilleri a scuola diventa semplicemente inevitabile, se è vero che la scuola non può essere solo una sorta di museo ove venerare sacre reliquie della del passato ma è, anche e soprattutto, luogo di concreto contatto con la vita reale, con la società civile, col mondo di oggi».
Piacevolezza della scrittura, fulminante ironia e capacità straordinaria di incidere sul linguaggio dell’intero Paese ma non solo. Per Bernardo Puleio «il successo di Montalbano ha nuociuto allo scrittore Camilleri, facendo ombra sullo straordinario scrittore che era». Puleio, appassionato di storia della Sicilia postunitaria, ha scandagliato il lato meno noto del papà di Montalbano (“un comunista rimasto tale fino alla fine”) ovvero quello del suo rapporto con Sciascia. «Camilleri sviscera la realtà – continua Puleio – grazie all’uso del divertimento parodico del romanzo storico e ne scardina il genere. In lui c’è una puntuale analisi antropologica della Sicilia e delle sue occasioni mancate o affossate. Come Sciascia, analizza la micro-storia della Sicilia ma, a differenza dello scrittore di Racalmuto che ci restituisce sempre un’analisi storica seria, Camilleri ne scrive utilizzando elementi parodistici che gli servono a dire la verità. Quindi, nonostante abbia fatto storcere il naso a critici e letterati, a Camilleri la serietà non manca affatto». Mentre nell’articolato saggio di Vito Lo Scrudato si parte dalla finta Vigàta per arrivare al monologo su Tiresia recitato da Camilleri l’11 giugno 2018 al teatro antico di Siracusa.