Valentina Alferj: l’angelo custode di Andrea Camilleri

Molte donne sono state costantemente presenti nella lunga esistenza di Andrea Camilleri: anzitutto la moglie (Rosetta Dello Siesto, sposata nel 1957) e le tre figlie (Andreina, Elisabetta e Mariolina), poi la madre e la suocera (che hanno vissuto a lungo nell’appartamento comunicante col suo), la nonna materna Elvira Capizzi Fragapane (che in estate portava il piccolo Andrea nella casa di campagna e gli leggeva “Alice nel paese delle meraviglie”), infine la piccola pronipote Matilda, cui il vecchio scrittore ha dedicato “Ora dimmi di te” (Bompiani 2018), una lettera aperta che ripercorre la sua vita e i suoi ricordi.

Ci sono state però altre due donne molto importanti per l’autore: la prima è stata ovviamente Elvira Sellerio, editrice e amica, descritta da Camilleri come “l’esempio assoluto del meglio della donna siciliana”; la seconda, Valentina Alferj, è molto meno nota, nonostante il ruolo fondamentale che ha avuto per il Maestro negli ultimi anni della sua esistenza: si tratta dell’assistente che ha contribuito in modo fondamentale alla pubblicazione degli ultimi libri di Camilleri, collaborando con l’anziano scrittore ormai cieco.

Valentina Alferj

In un’intervista del 2016 lo scrittore empedoclino dichiarò: «Vedete, ora che io non ci vedo più, da due anni a questa parte, ho imparato a dettare. Ma dettare a chi? Allora fortunatamente ho la mia collaboratrice, Valentina, da 14 anni, che ha imparato il mio linguaggio. Se non avessi lei, io non potrei più scrivere, perché lei è l’unica in grado, sotto dettatura, di scrivere il mio vigatese, il mio linguaggio. Addirittura, è in grado anche di correggermi certe volte. C’è un’altra persona, fortunatamente, che parla lo stesso linguaggio col quale io scrivo» (https://grammalogos.com/meeting-camilleri/).

La collaborazione con Alferj fu resa nota dalla rivista “Gente” (26.11.2016) in un articolo di Rossana Linguini (“Sono cieco – Ormai lei è i miei occhi”).

In particolare, la collaborazione di Valentina Alferj risultò essenziale in occasione della revisione di “Riccardino” (pubblicato poi postumo nel 2020), che fu condotta non tanto sulla trama (rimasta pressoché invariata) quanto sulla lingua, che passò dalla “lingua bastarda” della prima stesura alla “lingua ‘nvintata” di Vigàta, perfezionata da Camilleri negli ultimi romanzi.

Un lavoro così impegnativo, competente e capillare presupponeva nella collaboratrice di Camilleri delle doti sicuramente non comuni; tuttavia, al di là di poche sporadiche citazioni, i suoi meriti sono rimasti e rimangono nascosti, se non taciuti del tutto. Se si digita il nome “Valentina Alferj” su Google, colpisce subito la scarsità di notizie, l’esiguità delle fonti, soprattutto l’assenza di qualsiasi studio critico su di lei.

Ad esempio, alcune notizie sono fornite non da una rivista letteraria o da un sito culturale, bensì da “Popcorntv.it”, una web Tv in streaming “on demand”; infatti, in un articolo privo di firma e intitolato “Valentina Alferj: ecco chi è l’agente di Andrea Camilleri”, si legge quanto segue: «Valentina Alferj è stata, per tantissimi anni, il braccio destro di Andrea Camilleri. Forse non tutti lo sanno ma Valentina è stata colei a cui Camilleri ha affidato tutta la stesura dei suoi romanzi. Lo stesso scrittore, scomparso a causa di un arresto cardiaco il 17 luglio del 2019, ha raccontato alcuni aneddoti in riferimento proprio alla Alferj. Camilleri ha ammesso che da quando aveva perso la vista aveva deciso di affidarsi proprio a Valentina a cui dettava i suoi libri e lei li riportava nero su bianco. Abruzzese d’origine, su Valentina Alferj non abbiamo moltissime informazioni. Sappiamo che Andrea Camilleri si fidava di lei, tanto da averle affidato i suoi romanzi, o meglio tanto da averla scelta per la stesura dei suoi racconti. Proprio Camilleri, infatti, in alcune interviste aveva parlato di Valentina ammettendo che fosse l’unica a saper scrivere nella lingua di Montalbano, nonostante le sue origini abruzzesi. Come si sono conosciuti Valentina Alferj e Andrea Camilleri? È presto detto. Il fatidico incontro è avvenuto nel 2002 durante un evento culturale, tenutosi a Massenzio, a cui Camilleri ha preso parte come ospite e che vedeva Valentina tra le organizzatrici. Andrea rimase affascinato dalle sue doti tanto da invitarla a lavorare con lui. Attualmente Valentina, nata a Pescara, si è trasferita a vivere a Roma. Valentina Alferj è sposata? La risposta è sì, anche se sappiamo solo che il marito si chiama Mattia. Sappiamo, inoltre, che è anche mamma di un figlio, Andrea, ma come per la sua vita professionale anche quella privata è avvolta nel mistero. Valentina, per 17 anni, è stata al fianco di uno dei più importanti scrittori di tutti i tempi. Per Camilleri, Valentina ha rappresentato non solo un’agente ma anche una persona con cui confidarsi e da cui cercare ispirazione per i suoi scritti» (https://popcorntv.it/curiosita/chi-e-valentina-alferj/62378).

Questo è quanto; e – come avrebbe scritto Camilleri – “ti saluto e ti sono”.

Anche sul sito di “Donna glamour” si trova un articolo di Giovanna Tedde del 17 luglio 2019 che replica le stesse scarne notizie sulla “fedele assistente” di Camilleri e aggiunge: «Cercarla sui social è impresa vana: non sembra avere alcun profilo su Facebook, Instagram e Twitter…» (https://www.donnaglamour.it/chi-e-valentina-alferj/curiosita/).

Non contento di queste poche notizie, ne ho trovato in rete, qua e là, qualche altra. Ecco quanto ne ho ricavato: Valentina Alferj è nata a Pescara il 13 novembre 1971, ha conseguito la maturità scientifica nella sua città natale, ha conseguito nel 1996 la laurea triennale presso la Scuola Superiore Interpreti e Traduttori di Roma; oggi risiede a Roma.

Una scheda dei Beni Culturali presenta su di lei alcune notizie professionali: «Professionista con lunga esperienza nell’ideazione, progettazione e produzione di progetti culturali a livello nazionale e internazionale. Ha gestito la direzione di produzioni teatrali, di mostre di arte contemporanea e di eventi letterari in Italia e all’estero. Dotata di importanti capacità relazionali, unisce, sempre con significativi risultati, creatività, capacità gestionale e commercializzazione di prodotti culturali dispiegandoli su diversi target e mercati». In particolare, la scheda segnala l’attività della Alferj come assistente di Camilleri: «Dal 2002 al 2019 si occupa di tutta l’attività dello scrittore. Gestione contratti, valutazione progetti, supervisione e redazione testi letterali, teatrali, cinematografici e sceneggiature televisive, corrispondenza, ufficio stampa e comunicazione. Lavoro di editing e di relazione con le case editrici italiani e estere» (https://www.ufficignam.beniculturali.it/getFile.php?id=675). Nel 2018 ha curato lo spettacolo “Conversazione su Tiresia di e con Andrea Camilleri” al Teatro greco di Siracusa, in relazione con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico.

Nel 2011 inoltre ha pubblicato per Einaudi “Ti vengo a cercare”, una serie di “interviste impossibili” (in coppia con Barbara Frandino). Si trova anche, in rete, documentazione della sua attuale attività presso l’agenzia letteraria “Alferj e Prestia”, che è presente anche su Facebook; si può vedere un video in cui Alferj legge un passo da “Il passeggero del Polarlys” di Georges Simenon.

Si trova inoltre un’intervista a Valentina Alferj in spagnolo, sul sito dell’ANSA; l’articolo di Mónica Uriel, intitolato “Asistente Camilleri fue más que sus ojos – Valentina Alferj lo cuenta por primera vez”, risale al 9 febbraio 2023.

Vi si legge (e sarebbe importante averne conferma diretta) che «Camilleri non le ha dettato, come si è detto, ma le ha chiesto di scrivere ciò che le aveva suggerito, collocando i personaggi in un luogo e spiegando come dovevano interagire» (“Camilleri no le dictaba, como se ha dicho, sino que le pedía que escribiera lo que él le sugería, colocando los personajes en un lugar y explicándole cómo tenían que interactuar”).

La giornalista spagnola afferma (forse non a torto) che Alferj in quell’occasione sta parlando per la prima volta del suo rapporto con il Maestro dopo la sua scomparsa (“Es la primera vez que habla sobre su relación con su “maestro” desde su fallecimiento”); in precedenza non ne aveva voluto parlare, perché quella esperienza vissuta con Camilleri era stata «così intima e privata… che raccontarla all’inizio sembrava tradirlo». Valentina, insomma, aveva avuto «bisogno di tempo» (“necesitaba tiempo”).

Nell’intervista, Alferj afferma (inserisco la traduzione dallo spagnolo): «Camilleri mi ha formato a scrivere i suoi romanzi»; si era sentita trasformata in un “tubo catodico” e ciò forse era avvenuto proprio perché non aveva alcuna aspirazione letteraria: «Se avessi voluto diventare uno scrittore, avrei iniziato a mettere in discussione quello che mi stava dicendo». Il rapporto così creato viene descritto come una “vera magia“, come un’esaltante capacità di reciproca “connessione”.

Come si legge ancora nell’articolo, «il suo rapporto con Camilleri, con il quale per 17 anni, fino alla morte, trascorse quattro ore pomeridiane tutti i giorni – prima leggeva le 10 pagine che scriveva al mattino -, era “familiare”». Alferj vedeva il Maestro più dei suoi genitori; lo conosceva ormai perfettamente e lo descrive come «molto curioso, generoso nel dare consigli, nel non prendersi troppo sul serio; diceva che la felicità è come una farfalla, che atterra un attimo e poi se ne va».  Alferj considera Camilleri uno scrittore che «ha raccontato molto bene il nostro Paese in modo generoso e anche severo» (“contó muy bien nuestro país de una forma generosa y también severa”); rivela infine che Camilleri, scherzando, aveva profetizzato che Valentina avrebbe scritto un libro per descrivere la sua collaborazione con lui (e lo avrebbe intitolato “La mia vita con”); in proposito Alferj dichiara: «Non so se lo scriverò; ho degli appunti e per ora li ordino per non dimenticare, perché l’idea di dimenticarlo mi spaventa, ma non so se lo pubblicherò». Finora però niente di ufficiale trapela su questa possibilità. Per questo articolo in spagnolo, cfr. https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/libri/2023/02/09/ansa/letras-asistente-camilleri-fue-mas-que-sus-ojos_2cc1960c-bc1d-422a-8849-7d05a9e02f47.html.

Su Facebook l’agenzia letteraria Alferj e Prestia ha da poco inserito un’importante intervista rilasciata da Valentina Alferj alla rivista letteraria spagnola Jot Down; in essa vengono ricordati alcuni degli aspetti che hanno reso Andrea Camilleri uno scrittore unico.

Ecco alcune delle principali dichiarazioni rilasciate da Alferj in questa intervista (tradotte dallo spagnolo): «Andrea mi ha insegnato, anche se sto ancora cercando di impararlo, ad essere più vicina a me stessa, a cercare di essere sempre in contatto con ciò che mi piace. […] Ha riconosciuto in me tante cose che non vedevo, mi ha permesso di fare tante cose che mai avrei immaginato di poter fare. È stato, per tutto questo, uno splendido maestro. Perché i veri insegnanti non ti insegnano la strada da seguire, ma piuttosto ti mettono nella condizione di scegliere tu stesso. Lui, che tante volte nella sua vita ha dovuto inventare un nuovo personaggio, ha aiutato anche me a reinventarmi, facendo cose molto diverse».

Molto interessanti alcune osservazioni e considerazioni sulla personalità e la straordinaria umanità di Camilleri: «Era molto legato alla sua terra, ma non era un uomo che visitava solo i suoi connazionali. Se un siciliano veniva a chiedergli qualcosa, si fermava ad ascoltarlo» (tra parentesi, in questo Camilleri cascava nello stesso “difetto” che aveva imputato affettuosamente a Sciascia, quello cioè di essere un po’ troppo “partigiano” nei confronti dei corregionali…).

E ancora: «Andrea ha avuto un rapporto forte, diretto, intenso con la vita. Con amore, con il cibo, con i bambini, con tutto. Ha mantenuto quella fame di vita fino al suo ultimo respiro […] Penso che Camilleri possedesse la cultura nel modo più leggero che si possa immaginare […]. Il potere di Andrea, al di là delle sue capacità letterarie, risiedeva nel rapporto fisico con i suoi lettori. Con il corpo, con la voce, con lo sguardo. Quando aveva novant’anni, sotto casa sua, c’erano migliaia e migliaia di persone a fargli tanti auguri; e questo perché per vent’anni avevamo risposto a tutte le lettere che ci erano arrivate, tutte, tutte. È stato più semplice con la posta elettronica, ma abbiamo risposto a tutti. Aveva un rapporto umano con le persone, esattamente il contrario di quanto accade oggi […] Andrea ha ricordato l’importanza di vivere in una società civile, di avere una condotta morale e politica nella propria vita».

A proposito del “vizio del fumo” camilleriano, ecco un’interessante testimonianza sulla paradossale valenza positiva di questo “vizio”: «Solo una volta, quando ancora non lo conoscevo, ha provato a smettere di fumare. Due giorni dopo cadde in mezzo alla strada, chiamò il medico e gli disse che si era ammalato gravemente. “Torna subito a fumare!” fu il consiglio che gli diede il medico. Alla fine respirava perfettamente, quando è stato operato gli hanno fatto gli esami dell’ossigeno ed era in perfette condizioni…  Penso davvero che fosse uno di quella generazione, che forse esiste anche in Spagna, che ha una capacità fisica pazzesca».

Sulla sua collaborazione con Camilleri, Alferj ricorda: «I primi anni andavo a trovarlo di pomeriggio. La mattina scriveva con calma, e poi andavo a rivedere i testi con lui. Se no, organizzavamo i suoi impegni, perché Andrea aveva un’agenda pazzesca: appuntamenti, incontri, presentazioni. E, poco a poco, senza voler mai diventare niente, senza ambizione di scrivere, questa possibilità mi è venuta per l’umanità di Andrea, per la sua generosità. E poi, negli ultimi anni, ci andavo anche la mattina, perché dovevo scrivere anche con lui. Dalle dieci all’una lavoravamo fino a mezzogiorno, scrivevamo per un paio d’ore, sempre, sempre, qualunque cosa accada, e poi parlavamo. Nel pomeriggio mi sono dedicata esclusivamente a rispondere alle email. Sono stati anni molto importanti per me, perché avevo due figli, sono andato a trovarlo con la pancia fino all’ultimo momento: il lavoro con Andrea ha avuto la priorità su quasi tutto. Ho cercato di mettere tutta la mia vita in questo incontro, in questa magia».

Sul momento in cui il grande scrittore perse la vista, Alferj ricorda: «Oh, era molto depresso. Fu allora che, in modo del tutto spudorato e disinibito, gli dissi: perché non proviamo a scrivere insieme? “Sì, sì, scrivi” […] In quel periodo avevo i figli che cominciavano appena la scuola, abbiamo cominciato a lavorare e il primo romanzo che è uscito è stato “La rete di protezione”, che aveva proprio un’ambientazione scolastica. […] Nonostante avesse perso la vista, la sua esperienza alla radio o come regista teatrale gli ha fatto vedere i personaggi molto chiaramente. Aveva il quadro in testa, immaginava l’ambientazione, come si muovevano i personaggi, cosa facevano. Se guardi, nei primi romanzi di Montalbano non c’è tanta descrizione delle azioni. In quelle che scrisse dopo aver perso la vista, si racconta più che Montalbano afferra la maniglia, la apre…. Ho visto come si muoveva e gliel’ho spiegato».

Viene assolutamente escluso che Camilleri si fosse mai lamentato delle trasposizioni televisive e cinematografiche dei suoi personaggi:«No, no, lui era un regista, sapeva benissimo che per poterlo fare era necessario tradire il libro. Quando qualcuno a questo proposito gli ha detto: “Ma hai visto cosa hanno fatto con il tuo libro?”, lui ha risposto: “Che cosa hanno fatto? È perfetto, non hanno fatto nulla. È un’altra lingua, penso sia fantastico che chi prende in mano il mio libro ne faccia qualcos’altro”. E aveva un ottimo rapporto con i registi, e un grande affetto per il produttore Carlo degli Esposti. Tutti questi rapporti erano basati sulla fiducia. […] E se Camilleri ti dava fiducia, era un bene prezioso, andava preservato con molta cura. Non potevi deluderlo».

Andrea Camilleri nello spettacolo “Conversazione su Tiresia” – Siracusa, giugno 2018

A proposito dello spettacolo “Conversazione su Tiresia”, scritto e interpretato da Andrea Camilleri e andato in scena al Teatro Greco di Siracusa l’11 giugno 2018 di fronte a 4.000 spettatori (nell’ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico), Alferj ricorda: «Quando abbiamo fatto Tiresia al Teatro Greco di Siracusa, lo ho aiutato a scrivere il testo e siamo andati in quel posto incredibile, che è come una macchina del tempo, dove hanno recitato i più grandi della storia. Ero lì con le cuffie a guidarlo e a dargli suggerimenti, novantatré anni, cieco, completamente solo, con cinquemila persone sugli spalti… Ebbene, appena sono entrata in quell’astronave dove mi hanno messo, al primo contatto con lui era già tranquillo, perfetto, sapeva tutto quello che doveva fare, dove doveva andare. Ciò mi ha dato una grande fiducia in me stessa».

Categoricamente Alferj respinge ogni allusione ai “calunniatori” che favoleggiano di possibili “ghost-writers” che possano aver collaborato con Camilleri nella sua instancabile produzione letteraria: «Oh, no, no, non è vero. Ha fatto tutto da solo. Era un cervello prodigioso, un incredibile scrittore».

Infine, alla domanda «Com’è la tua vita oggi, senza il tuo Maestro? Cosa ti manca?», Alferj risponde: «Mi manca moltissimo il mio amico. D’altronde per me è stato molto importante vivere con una persona come lui, anche quando aveva novant’anni e la morte era seduta lì, accanto a lui, e Andrea la sentiva. È stata un’esperienza molto forte, anche per questo, per il fatto di sapere che il tempo stringeva. Ma lui è una di quelle persone per le quali non ho pianto, perché è una persona per la quale ho fatto tutto quello che dovevo fare, per farlo stare bene. Adesso lavoro come agente, non so se continuerò a fare la stessa cosa, ma per ora mi occupo di scrittori con cui ho un buon rapporto umano, come mi ha insegnato lui. Antonio Manzini, Fabio Stassi, Paolo Nori, Leonardo Colombati, sono alcuni dei miei autori».

Qui mi fermo, non senza porre però almeno due domande:

1. Perché nessun critico letterario, nessun giornalista, nessun opinionista, nessun influencer o blogger italiano ha sentito il dovere di andare a intervistare Valentina Alferj per chiederle notizie preziose sugli ultimi anni di Camilleri?

2. A che cosa è dovuta l’ala di mistero che circonda un personaggio così importante nella vita di uno dei massimi scrittori degli ultimi decenni? Semplicemente alla modestia e alla riservatezza (che sarebbero comunque encomiabili) della Alferj? O qualche editore lavora per pubblicare prima o poi un libro che riveli ampiamente ed ufficialmente queste notizie finora centellinate o affidate a interviste sporadiche (e addirittura più circostanziate all’estero che in Italia)?

Sperando almeno di aver destato un doveroso interesse per la questione, resto in attesa di risposte in proposito. Sento però, a titolo personale ma credo anche a nome di migliaia di lettori, il dovere di ringraziare Valentina Alferj per la sua attività a fianco di Andrea Camilleri; è anche e soprattutto grazie a lei se negli ultimi anni abbiamo potuto ancora leggere le pagine mirabili del grande scrittore siciliano.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

2 commenti

  1. ho letto con intrigante curiosità l’articolo, sembra come una porta socchiusa dalla quale filtra una luce ma….alla fine si chiude,senza aver visto nè sentito niente…e monta la curiosità ,come negli episodi di Montalbano, dei quali questa Persona Speciale ne sa molto di più ma…non parla…Muta è…….come un personaggio scappato da qualche pagina di una delle tante storie…che Lei conosce…………

    1. Speriamo che un giorno la luce che ora filtra appena possa diffondersi apertamente e illuminare questo e altri scenari dell’attività di Camilleri.

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