Ieri, mettendomi a riordinare i fascicoli che contengono le recensioni dei miei primi libri (scritti fra il 1978 e il 1984), ho ritrovato molte lettere autografe inviatemi da insigni filologi (come Umberto Albini, Giusto Monaco, Salvatore Nicosia, Carlo Prato, Mario Untersteiner, Richard Seaford, François Lasserre, Warren Anderson), da musicologi (Edilio Frassoni, Ubaldo Mirabelli) e da critici ed esperti di teatro (ad es. Vittorio Gassman, Giuseppe Billanovich). C’erano anche diverse recensioni (ad es. François Dusynx su “L’antiquité classique”, Francisco Adrados su “Emerita”, Paulette Ghiron-Bistagne sulla “Revue des Études grecques”, Martin L. West sul “Journal of Hellenic Studies”, E. Kerr Borthwick sulla “Classical Review”, ecc..
Fra le tante lettere, ne ho ritrovata una cui assegno un particolare valore e che conservo con devozione; me la indirizzò il Direttore del Teatro Nazionale della Grecia, il grande attore e regista Alexis Minotis, il 28 luglio 1982.
Con la faccia tosta che solo un giovane di 28 anni può avere, gli avevo inviato (all’indirizzo Lychiou 13 di Atene) una copia del mio volume “Interpretazioni musicali sul teatro di Aristofane” appena pubblicato dall’editore Palumbo e inserito nella collana di Letteratura classica.
Minotis mi scriveva in un italiano non ineccepibile, ma proprio questo lo rende ancora più ammirevole, considerando la disponibilità e l’umiltà con cui un Maestro come lui ritenne di dover rispondere ad un giovane sconosciuto di un altro Paese usandone la lingua (che pure non conosceva perfettamente).
Ecco il testo: «Caro Signore, ho ricevuto il vostro libro di Aristophane e Le ringrazio bene. Lo leggerò con interressante. Con estimazione Alexis Minotis».
Ebbene, io non so se Minotis abbia mai avuto il tempo di leggere il mio saggio; ma la sua “estimazione” e soprattutto il suo scritto autografo sono per me una reliquia preziosa.
Siccome però non tutti conoscono questo grande esponente della cultura greca moderna (troppo spesso colpevolmente ignorata negli studi in Italia), presento qui qualche nota su di lui, ricavata essenzialmente da fonti greche.
Alexis Minotis (Αλέξης Μινωτής), grande attore e regista greco, nacque l’8 agosto 1898 a La Canea (Χανιά) nell’isola di Creta. All’età di 15 anni pubblicò alcune poesie sulla rivista filologica “Dionysos” di Costantinopoli. Dopo gli studi liceali, divenne impiegato presso la Banca Nazionale di Chanià, che però (a detta sua) lo “soffocò” (“με έπνιγε”).
Nel 1921, trasferitosi ad Atene, iniziò la sua attività di attore dilettante in varie compagnie; quando i familiari si opposero alla sua “vocazione”, tolse due lettere dal suo cognome originario (Minotakis), senza attenuare la rottura con suo padre.
La sua prima esperienza teatrale avvenne nel 1922, quando partecipò alla rappresentazione di “Edipo re” durante la tournée del Teatro Veakis-Iatridos-Nezer di Creta, inizialmente come membro del ballo e successivamente nella parte del messaggero.
Ben presto fu ingaggiato dalla “troupe” di Marìka Kotopoulis, con cui ottenne il suo primo grande successo nel 1925 nella commedia “La Guerra” dello scrittore russo Arcybašev, interpretando il ruolo del violinista.
Nel 1930 recitò in uno dei primi film del cinema greco, intitolato “Per amore di lei” (Γιά την αγάπη της), diretto da un tale Paridis.
Benché autodidatta, diventò presto uno dei maggiori attori greci; le sue interpretazioni nel gruppo pionieristico “Libera Scena” (Ελεύθερη Σκηνή) ottennero un successo straordinario.
Nel maggio 1931 esordì come regista, mettendo in scena “Desiderio sotto gli olmi” di Eugene O’Neill con la Compagnia Cooperativa Veakis al Teatro Kyveli; la traduzione dall’inglese era stata realizzata da Katina Paxinou, una brillante attrice destinata a diventare in seguito la compagna della vita di Minotis.
Allo spettacolo era presente Fotos Politis, famoso regista teatrale, drammaturgo e critico drammatico, che scrisse una recensione elogiativa sul quotidiano “Proia” e invitò Minotis a diventare membro del nascente Teatro Nazionale; nel 1932, infatti, l’ex Teatro Reale Greco fu rifondato come Teatro Nazionale della Grecia.
Intanto, nel 1936 Minotis aveva studiato arte teatrale in Inghilterra e Germania con una borsa di studio statale: la sua formazione europea ne affinò la tecnica scenica. Ben presto la sua fama valicò i confini nazionali e in una tournée in Inghilterra, nel 1939, fu giudicato dalla critica inglese come il miglior Amleto degli ultimi 50 anni.
Durante il periodo dell’occupazione nazista della Grecia, nel 1942 Minotis fu arrestato dai Tedeschi per un’azione di resistenza e fu mandato in un campo di prigionia, dal quale riuscì a scappare, recandosi a Chios; qui però fu nuovamente arrestato. Fuggito di nuovo, passò in Turchia, quindi al Cairo e da lì negli Stati Uniti.
In America visse con Katina Paxinou (Κατίνα Παξινού, nata Katerini Konstantopoulou, 1900-1973), anche lei bravissima attrice, che (come si è detto) aveva già conosciuto in patria e che aveva sposato ad Atene nel 1940; la Paxinou manteneva il cognome del primo marito, l’industriale Yiannis Paxinos, dal quale aveva avuto due figlie (una delle quali morì giovanissima).
L’amore di Minotis per la Paxinou non ebbe mai fine: per quarantacinque anni, sul palco e nella vita, la moglie costituì per lui, secondo le sue parole, la migliore espressione della spiritualità che deve avere un attore, così da «produrre sentimenti e immagini di poetica immaginazione e di alta emozione»; dichiarò infatti: «Io, che ho lavorato con lei per tanti anni, la definirei l’attrice dell’anima per eccellenza» (“εγώ, που εργάστηκα τόσα πολλά χρόνια μαζί της, θα την ονόμαζα την κατ’ εξοχήν ηθοποιό της ψυχής”). In proposito, va ricordato che fu proprio Katina Paxinou a interpretare il ruolo di Elettra l’11 settembre 1938, allorché il Teatro Nazionale realizzò la prima rappresentazione moderna di drammi greci ad Epidauro: la regia fu di Dimitris Rontiris.
L’attrice greca era nel suo momento più fortunato: nel 1944 vinse il premio Oscar per la miglior attrice non protagonista, grazie alla sua interpretazione di Pilar in “Per chi suona la campana” di Sam Wood (1943), al fianco di Gary Cooper e Ingrid Bergman.
Nel 1946 Minotis a Hollywood partecipò al film “Notorious – L’amante perduta” di Alfred Hitchcock con Cary Grant e Ingrid Bergman, nel ruolo di un maggiordomo; contemporaneamente interpretò un tenente nel film di Arthur Ripley “Incatenata” (“The Chase”), con Michelle Morgan.
In seguito fece altre esperienze cinematografiche hollywoodiane: recitò nel 1955 ne “La regina delle piramidi” (“Land of the pharaohs”) di Howard Hawks, con Jack Hawkins e Joan Collins; in seguito partecipò con Sophia Loren al film “Il ragazzo sul delfino” (“Boy on a dolphin”) diretto nel 1957 da Jean Negulesco e girato nell’isola di Hydra in Grecia.
Nel complesso, però, il mediocre accento inglese dell’attore greco gli impedì di ottenere un maggior successo cinematografico e teatrale negli Stati Uniti.
Nel 1951 Minotis fu invitato dal Teatro Nazionale a tornare in Grecia con Katina Paxinou, per riportare sulla scena i drammi dell’antico teatro greco. Il ritorno non fu però indolore: in patria il clima politico era molto teso dopo gli anni della guerra civile (1946-1949); quando i due coniugi decisero di mettere in scena l’opera di Ibsen “Spettri”, furono considerati ideologicamente di sinistra e apparvero “sospetti” alla stampa di estrema destra: alcuni articoli polemici parlarono del Teatro Nazionale come un “ritrovo dell’EAM” (il Fronte di Liberazione Nazionale, di sinistra), invitando la popolazione “sana” a non assistere allo spettacolo. L’appello delle forze reazionarie non fu seguito: la “prima” dello spettacolo fu affollatissima (nonostante lo spiegamento massiccio di polizia allo scopo di evitare rivolte, peraltro mai avvenute) e la critica, al di là di ogni ideologia politica, elogiò incondizionatamente lo spettacolo.
Il 19 maggio 1955, con la tragedia euripidea “Ecuba”, diretta da Minotis con la moglie Katina nel ruolo della protagonista, fu inaugurato il Festival nel Teatro Antico di Epidauro. Come scrive Aristoula Zachariou in un recente articolo, «Fondamentale è stato il contributo di Minotis alla rinascita del dramma antico. Lo trattò con rispetto, culto e devozione, come un organismo vivente, senza però aggrapparsi con zelo a novità che rischiavano di alterarne lo spirito e la forma. Seguì il percorso tracciato da Fotos Politis e Dimitris Rontiris, dandogli, però, un tono più familiare per gli standard greci moderni. Ha strutturato le sue esecuzioni sul “discorso alto”, la cui enunciazione era in equilibrio tra realismo e musicalità. Ha evitato impressionanti espedienti esterni e costruzioni complicate» (“Monopoli.gr”, 11.11.2023).
In seguito, a Epidauro Minotis presentò altri allestimenti insuperati di antiche tragedie greche: “Antigone” di Sofocle (7/8/1956), “Medea” di Euripide (15/6/1957), “Edipo a Colono” di Sofocle (7/5/1958), “Fenicie” di Euripide (19/6/1960), “Baccanti” di Euripide (17/6/1962), “Prometeo incatenato” di Eschilo (16/6/1963), “Filottete” di Sofocle (25/6/1967), ecc.
Una fondamentale esperienza registica di Minotis fu l’allestimento, nel 1958, alla State Fair Music Hall di Dallas, dell’opera lirica di Luigi Cherubini “Medea” con Maria Callas protagonista; in quell’esperienza il regista greco modernizzò coraggiosamente i criteri tradizionali di rappresentazione del melodramma italiano. Lo spettacolo ebbe un grande successo e fu replicato al Covent Garden di Londra, alla Scala di Milano e nel teatro antico di Epidauro nel 1961, sempre con la Callas nella parte di Medea.
Nel periodo della dittatura dei “colonnelli” (iniziata con il golpe del 21 aprile 1967), nonostante le mille difficoltà causate dal regime, dal 1968 al 1973 Minotis e la moglie fondarono una propria compagnia teatrale, con la quale misero in scena, tra le altre, le commedie “Nozze di sangue” di Lorca e “I lottatori” (Οι παλαιστές) di Stratis Karas.
Nel 1973 Katina Paxinou morì per un tumore: fu una grave perdita per Minotis, che non dimenticò mai l’amata moglie.
Nell’ottobre 1974 Minotis assunse la direzione generale del Teatro Nazionale; mantenne questa carica fino al 1980, quando divenne presidente del consiglio di amministrazione del Teatro Nazionale. Parallelamente, continuò la sua carriera teatrale: la sua ultima interpretazione ad Epidauro avvenne nell’estate del 1989 con l’“Edipo a Colono” di Sofocle; interpretò ancora il ruolo di Abramo in “Il sacrificio di Abramo” di Vikentios Kornaros (3 marzo 1990).
Fu anche autore di saggi (ad es. “Educazione teatrale empirica”, 1988) e vinse numerosi premi.
Dopo la caduta del regime dei “colonnelli”, ottenne da Karamanlìs incarichi importanti, con l’obiettivo di europeizzare la società greca.
Morì ad Atene l’11 novembre 1990.
Nella sua carriera Minotis interpretò ogni tipo di ruolo in tutti i generi teatrali, dalle farse ai melodrammi, dalla commedia alla tragedia: indimenticabili furono le sue interpretazioni di personaggi shakespeariani (come Giulio Cesare, Re Lear, Macbeth e Amleto), del Don Carlos di Schiller, di Osvald in “Spettri” di Ibsen, ecc.
Minotis amò immensamente la sua professione teatrale: «Se si ama veramente il teatro, si ha una sorta di fede metafisica che dà sollievo alle proprie inquietudini spirituali» (“Αν αγαπά κανείς το θέατρο πραγματικά, έχει ένα είδος μεταφυσικής πίστης που δίνει ανακούφιση στις πνευματικές του ανησυχίες”). In particolare, egli ebbe sempre una considerazione altissima della professione dell’attore; dichiarò infatti: «Anche se l’attore non lascia un’opera tangibile, anche se è perduto e dimenticato dai posteri, anche se svanisce nell’oblio, vive molte volte in altri sconosciuti, che vanno e vengono, perché si è incarnato più e più volte, in miriadi e varie forme che hanno preso vita sulla scena» (“Ο ηθοποιός κι αν δεν αφήνει έργο απτό, αν και χάνεται και ξεχνιέται απ’τους κατοπινούς, αν και σβήνει μέσα στη λήθη, ζη όμως πολλαπλά μέσα σε άλλους αρίφνητους, που έρχονται και φεύγουν, γιατί ενσωματώθηκε φορές και φορές, σε μύριες όσες ποικίλες μορφές που ζωντάνεψε στη σκηνή”).
Oggi ad Atene si trova un piccolo museo-archivio “Paxinou-Minotis”, ospitato nel Palazzo Einardos nel Centro Culturale della Banca Nazionale/Fondazione Educativa MIET (Μορφωτικού Ιδρύματος Εθνικής Τράπεζας), all’angolo tra Agios Konstantinos e Menandros nel centro di Atene. Vi si trova il lascito di Alexis Minotis in memoria di Katina Paxinou: mobili, dipinti, schizzi, fotografie, libri e oggetti personali donati dal grande attore alla moglie, ecc.
E forse la lettera del 1982 che ho citato all’inizio potrebbe fare parte di quella collezione, se non altro per mostrare a tutti come una personalità così importante potesse occuparsi anche di “ordinaria amministrazione” senza venir meno alla cortesia e all’apertura mentale verso tutti.