Trenta espressioni dell’italiano regionale di Sicilia

Le seguenti trenta espressioni, comunemente usate da molte persone che abitano in Sicilia, appartengono agli ambiti più disparati, alle situazioni più varie, ai contesti più dissimili. Calarle in precise categorie, inscatolarle in un ambito, ordinarle secondo un criterio, era cosa palesemente impossibile.

Mi limito quindi a farne un elenco, reso meno arido – si spera – dalla varietà e vivacità di questi modi di dire “italo-siculi”.

  1. Quanto mi alzo, va’!” – Lo dice chi si alza dopo essere stato a lungo seduto, non senza una punta di rincrescimento…
  2. Parlando con te, non ci vorrei andare” – “Parlando con te” sottolinea il carattere di confidenza personale, di notizia riservata, di evidente rapporto di complicità e benevolenza….
  3. Giovanni è di teatro” – Giovanni stasera va a teatro (mi chiedo però: che complemento potrebbe essere mai, in analisi logica, “io sono di teatro”?).
  4. Dammelo, che ne ho di bisogno” – Richiesta pressante, indotta dall’assoluta necessità.
  5. Mi sono stranizzato” – Equivale a “mi sono altamente meravigliato”.
  6. Aspetta, mi debbo fare convinto” – Dalle nostre parti per persuadersi davvero di una cosa occorre tempo….
  7. Mi è venuto il cuore a vederlo!” – In altre parole, “ho provato una gioia immensa”; ma in Sicilia il cuore cammina, viaggia, corre, viene e va…
  8. Non si ci crede!!” – Confessione di incredulità, con la diffusa (e frequente) inversione scorretta “si ci” per “ci si”.
  9. Ancora a niente siamo!” – Il bello deve ancora venire, siamo appena all’inizio.
  10. Mah! Io non arrivo a capire” – Viene detto di cosa che sfugge alla comprensione umana (o siciliana).
  11. Mi dice la testa che tuo fratello oggi non viene” – Ho la sensazione che tuo fratello non verrà; ma quando “la testa” dice una cosa, difficilmente si sbaglia…
  12. Questa cosa a colpo me la devi fare!” – “A colpo”, cioè “subito, immediatamente”.
  13. Questo posto è scògnito” – Si tratta dunque di un luogo “sconosciuto, misterioso” ed anche un po’ isolato e pericoloso….
  14. Questo pulsante si incantò” – Il pulsante “si è bloccato, non funziona più”; ma l’espressione regionale è più vivace e quasi… fiabesca.
  15. Per sì e per no, io ci vado” – Ci vado “in ogni caso”, anche se dovesse essere inutile… [Si potrebbe anche dire: “Io per una mano ci vado, poi vediamo”].
  16. Otto giorni oggi ci sono andato” – Il conto è presto fatto: vuol dire “una settimana fa”.
  17. Le cose giuste bisogna dire” – Espressione comune quando si ammette – ed è grande concessione – che qualcosa che non ci piace ha però motivo di esistere: “Le cose giuste bisogna dire: mia suocera cucina bene”.
  18. Io gliel’ho detto: non è per cosa, ma non può essere” – “Non è per cosa”, cioè “non c’è un motivo particolare”, ma questa cosa non si può fare…
  19. Mio figlio ci nuota in questa giacca!” – Gli viene molto larga (beato lui…).
  20. Mai, Maria!” – È una negazione categorica, un “no” netto, accompagnato dal movimento del capo verso l’alto, dagli occhi corrucciati, dalle braccia che si allargano: no e poi no!
  21. Tutto buono e benedetto!” – Si dice di un guadagno inaspettato, di un evento positivo giunto all’improvviso, di qualcosa di cui ci si compiace.
  22. Anche quando, non ci voglio andare più” – Anche se la situazione mutasse, “anche quando” questa cosa fosse possibile in futuro, basta; ormai ho deciso, non ci vado più.
  23. Quanto vedo” – Equivale a “fammi dare un’occhiatina”; lo si dice avvicinandosi per guardare e rendersi conto personalmente di una cosa: “Quanto vedo. Ah! Vero è, è come dicevi tu”.
  24. Dici vero?” – Dichiarazione di stupefatta incredulità, pronunciato – specie dalla gioventù “bene” palermitana – con la “e” apertissima: “dici varo?”.
  25. Manco tu mi pari!” – Si dice quando siamo delusi o sorpresi negativamente da una persona in cui si aveva fiducia: non sembra neanche lei!
  26. Il pane ci abbagna!” – Si dice di una persona che approfitta di una situazione di difficoltà altrui per farsi i propri interessi: “ci bagna il pane”.
  27. Quel prete si è spogliato” – Non vuol dire che il reverendo si è trasformato in uno spogliarellista, ma significa che non è più prete, è tornato allo stato laicale, si è spogliato… della tonaca (ammesso che ancora qualche sacerdote la porti).
  28. Non ci andavo all’idea!” – In altre parole, “non me lo sarei mai immaginato”.
  29. Puoi avvicinare domani mattina?” – “Andare” da qualcuno è, di fatto, un “avvicinarsi” a lui, anzi un “avvicinare” intransitivo, un “recarsi più vicino”…
  30. Cinque minuti fa se ne andò: di poco vi siete sbagliati” – Che peccato! Foste venuti cinque minuti prima, vi sareste incontrati; lo “sbaglio” temporale è stato minimo…

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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