La spettacolarizzazione del Male

Ieri, 23 settembre 2024, un uomo di 50 anni, Lorenzo Carbone, ricercato per aver ucciso la madre ottantenne nella casa in cui vivevano insieme a Spezzano di Fiorano (Modena), è stato intercettato da un giornalista di Pomeriggio 5, Fabio Giuffrida, e tra le lacrime ha confessato in diretta televisiva l’omicidio, ammettendo di aver strangolato la madre: “L’ho uccisa io, non ce la facevo più – ha detto davanti alle telecamere –  Nell’ultimo periodo aveva un po’ di demenza e mi faceva arrabbiare. L’ho soffocata, prima con il cuscino, poi solo con la federa, poi ho usato dei laccetti. È stato un istinto, mi dispiace tanto».

Evidentemente nel nostro meraviglioso secolo gli “istinti” sono cambiati: all’istinto del padre, della madre, dei figli si è sostituito un istinto bestiale irrazionale che induce alle azioni più efferate, degne delle antiche tragedie greche (come nel caso della madre che a Lavagno vicino Verona ha ucciso giorni fa il figlio quindicenne sparandogli alla testa e togliendosi poi la vita).

Ma la tendenza all’esibizione televisiva di questo mondo alla rovescia è confermata da un’altra confessione, quella di Filippo Turetta, il giovane reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin; infatti giorni fa, nel corso della trasmissione “Quarto Grado” su Rete 4, sono stati trasmessi alcuni passaggi dell’interrogatorio di Turetta, tenutosi di fronte al pm Andrea Petroni il 1° dicembre 2023 nel carcere Montorio di Verona.

Negli stralci trasmessi in Tv Turetta, con freddezza assoluta e come se parlasse d’altro, ha ricostruito l’accoltellamento nella zona industriale di Fossò: «Avevo preso un coltello, un altro coltello dal sedile del passeggero. Entrambi li avevo presi prima e ho iniziato a rincorrerla. Ero sempre più vicino a lei e non so se io l’abbia un po’ spinta o se lei sia inciampata correndo. È caduta, mi sono abbassato sopra di lei; lei continuava ovviamente a urlare aiuto. Ho iniziato a colpirla con il coltello e le ho dato, non so, una decina, dodici forse, non so». (la perizia depositata dai pm ha chiarito in realtà che le coltellate sono state settantacinque).

Ora, a parte la discutibile – se non incredibile – modalità per cui un interrogatorio davanti a un pm è diventato di dominio pubblico, c’è da chiedersi se il desiderio di fare degli scoop televisivi possa arrivare al punto di presentare alla gente esternazioni di questo tipo.

Quale ritorno positivo ne può derivare?

Non può essere, invece, che questo desiderio di spettacolarizzazione a ogni costo conduca ad una sorta di assuefazione al Male, alla sua cooptazione in una dimensione quotidiana e – per dir così – inevitabile?

Ma il nostro è il mondo dei social, dell’esternazione di tutto a tutti, della condivisione a tutti i costi (costi quel che costi).

E, se posso dirlo, non è un mondo migliore. Sicuramente, non era quello che speravamo di vedere quando eravamo ragazzi e sognavamo un avvenire di pace e serenità per il mondo intero.

Yes, and how many times must a man look up

before he can see the sky?

And how many ears must one man have

before he can hear people cry?

Yes, and how many deaths will it take ’til he knows

that too many people have died?

The answer, my friend, is blowin’ in the wind…

The answer is blowin’ in the wind.

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

1 commento

  1. Tragico. Vero. Purtroppo. Si ha l’impressione che molti vogliano rimestare nello sporco degli altri, per sentirsi un po‘ più puliti

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