La pista ciclabile sul marciapiede di via Libertà

Via Libertà è una delle strade più amate e frequentate di Palermo, di cui costituisce uno degli assi viari principali; è l’unica strada che può ricordare un “boulevard” parigino o una “rambla” barcellonese e non a caso la “passiàta” per l’arioso viale è stata un momento ineludibile e indimenticabile per generazioni di palermitani, soprattutto la domenica e i giorni festivi.

Come scrisse alcuni anni fa Gabriele Bonafede, «Via Libertà a Palermo era uno dei posti più belli al mondo per passeggiare. Per palermitani e non. Per la borghesia, la nobiltà, i poveri e i ricchi, i disoccupati e i dirigenti d’impresa, i vecchietti e i giovani. Salomonicamente posta nel baricentro della città novecentesca, accoglieva tutti con un marciapiede abbastanza largo per camminare a “passo palermitano”. Quel passo lento e spensierato che anche i più rudi turisti nordici imparano presto ad ancheggiare, tralasciando precisione in appuntamenti di lavoro o di divertimento. Quanto era bello passeggiare in via Libertà! […] Era lo sport preferito dai palermitani, e chissà quanti chili di colesterolo è riuscita a ridurre per tutti noi» (https://www.maredolce.com/2016/11/21/quanto-era-bello-passeggiare-per-via-liberta-a-palermo-adesso-pedoni-scansatevi/); su quest’ultima domanda mi permetto di nutrire dubbi, giacché il colesterolo palermitano è salvaguardato a livello costituzionale: “Palermo è una città fondata sul colesterolo”….

Tutto cambiò nel 2016, quando in via Libertà furono create le piste ciclabili, decidendo contestualmente di collocarle sui marciapiedi. Come si leggeva il 12 ottobre di quell’anno su Palermo Today, «in via Libertà sarà istituita una pista ciclabile monodirezionale su entrambi i lati, su corsia riservata ricavata dal marciapiede. Questo – secondo il Comune – incentiverà l’uso della bicicletta anche in questa zona della città per gli spostamenti sistematici casa-lavoro e tempo libero oltre che per favorire sempre di più i livelli di sicurezza per ciclisti e pedoni e per regolamentare contestualmente la circolazione dei mezzi a due ruote e dei passanti».

In quell’occasione il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla Mobilità Immobile Giusto Catania dichiararono all’unisono: «l’incentivazione dell’uso della bicicletta e la contestuale sicurezza dei ciclisti è una delle priorità dell’amministrazione comunale. Adesso anche parte della via Libertà potrà essere attraversata in bici e in tutta sicurezza a conferma che il cambio culturale di Palermo è in continua crescita e che è sempre meno necessario l’uso dell’autovettura». Come si vede, ben due volte in questa esternazione compariva il termine “sicurezza”; ma forse non occorreva essere tanto sicuri della sbandierata sicurezza; infatti, da allora, nell’arioso viale, lo spazio riservato ai pedoni è stato ridotto drasticamente.

Da allora, se vogliono rispettare la pista ciclabile, i pedoni devono procedere da soli o al massimo in due, spesso procedendo in fila indiana, perché manca lo spazio per procedere affiancati; infatti, a parte lo spazio dei ciclisti, l’area riservata ai pedoni è spesso invasa da totem, pubblicità poste dal Comune, pseudo-panchine e macchinette varie, costringendo i deambulanti ad invadere la pista dei ciclisti, con evidente pericolo per entrambe le categorie.

Ne derivano frequenti battibecchi e litigi: i ciclisti (che così si vendicano dei soprusi quotidianamente subìti nel resto della città) scampanellano e inveiscono contro i pedoni, provocando evidenti disagi soprattutto ai disabili e agli anziani e creando un’assurda guerra fra “poveri” (dato che i “ricchi” e privilegiati, in questa città, sono da sempre gli automobilisti).

E dire che, prima dell’istituzione delle piste ciclabili sul marciapiede, era stata ipotizzata l’utilizzazione delle corsie preferenziali dei bus, protette da cordoli, per far circolare a parte i ciclisti (in sicurezza, ora ci vuole…) senza creare ostacoli e disagi ai pedoni! Ma la proposta, che nel 2012 fu girata all’allora assessore alla Mobilità Statica Tullio Giuffrè, fu bocciata.

Oggi per di più (come si vede dalle foto che allego) in via Libertà le piste ciclabili sono a malapena individuabili, dato che (come spesso succede in questa città) la vernice della segnaletica orizzontale è pressoché scomparsa.

Un altro grosso problema, poi, è che oggi il concetto di “pista ciclabile” si è allargato (almeno nella mente bacata di certe persone), includendo i micidiali monopattini e persino qualche motorino.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: ma è lecito e possibile far convivere così pedoni e ciclisti? Teoricamente sì, perché le piste ciclabili possono essere realizzate su carreggiata stradale o su marciapiede in base all’art. 6 comma 2, del “Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili“, approvato con DM n. 557/1999.

Tuttavia l’art. 182 comma 4 del D.P.R. 495/1992 recita: «I ciclisti devono condurre il veicolo a mano quando, per le condizioni della circolazione, siano di intralcio o di pericolo per i pedoni. In tal caso sono assimilati ai pedoni e devono usare la comune diligenza e la comune prudenza»; ora, nel caso specifico di via Libertà, che esista un “intralcio” e un “pericolo” per i pedoni è difficilmente negabile.

E allora? Si dovrebbe fare 2+2 ed eliminare la pista ciclabile?

Ma siamo sicuri, in tutta sicurezza, che anche a Palermo 2+2 faccia 4?

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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