“Domenica del Corriere” 1921: il Milite Ignoto sull’Altare della Patria a Roma

Dopo la fine della I guerra mondiale l’Italia, come molte altre nazioni europee, sviluppò un culto laico dei caduti per rinsaldare l’unità nazionale e confortare il dolore delle famiglie colpite dalle enormi perdite.

Nel 1920 il colonnello Giulio Douhet propose l’idea di scegliere un soldato ignoto da seppellire come simbolo di tutti i caduti. Nel 1921 una legge approvata all’unanimità stabilì le modalità per la scelta e la tumulazione della salma.

Undici salme di soldati non identificabili furono raccolte dai principali campi di battaglia italiani (tra cui San Michele, Gorizia, Monte Grappa e Asiago) e trasportate nella basilica di Aquileia. Qui, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 1921, Maria Bergamas, una donna triestina che aveva perso in guerra il figlio Antonio, selezionò a caso la bara che sarebbe diventata il Milite Ignoto.

Maria Bergamas

Questa scena fu scelta come copertina per “La Domenica del Corriere” n. 45 del 6-13 novembre 1921, di cui sono in possesso grazie alla mia immensa emeroteca di famiglia. Il disegno del famoso illustratore Achille Beltrame (1871-1945) presenta questa didascalia: “Per l’apoteosi del 4 novembre a Roma. Nella basilica di Aquileja: una madre triestina sceglie, tra la viva commozione degli astanti, la salma del Soldato Ignoto”.

All’interno, a p. 7, diverse foto rievocano l’evento; ecco le relative didascalie: “Il popolo intorno alle salme” – “La colonnetta su cui era raccolta l’acqua del Timavo per la benedizione delle salme recata da bimbi di Trieste” – “Candida Pace, madre di un eroe decorato con medaglia d’oro, che ha fatto il viaggio da Sulmona in Abruzzo per partecipare alla cerimonia” – “Maria Bergamas, madre di un eroe triestino, che ha compiuto la scelta” – “Le undici bare allineate nella Basilica, prima della scelta. Maria Bergamas indicò la seconda bara cominciando da destra” – “Dopo il rito, la salma esce dalla Basilica trasportata da militi di tutte le armi” – “L’arrivo delle undici salme di Soldati Ignoti ad Aquileja” – “La cassa che custodisce la salma del Soldato Ignoto”.

La salma fu poi trasferita in treno in un viaggio speciale attraverso varie città italiane, con numerose soste durante le quali la popolazione rese omaggio al feretro.

Il convoglio arrivò a Roma il 2 novembre 1921; qui la salma fu esposta per il pellegrinaggio nella basilica di Santa Maria degli Angeli, sorvegliata da una guardia d’onore composta anche da ex combattenti.

Il momento culminante fu il 4 novembre 1921, terzo anniversario della Vittoria nella Grande Guerra, quando la salma fu tumulata nell’Altare della Patria, sotto la statua della dea Roma, nel complesso monumentale del Vittoriano.

La cerimonia fu seguita da un’immensa folla e vide la partecipazione delle massime autorità, tra cui il re Vittorio Emanuele III e rappresentanti militari di rilievo. Al Milite Ignoto fu concessa la medaglia d’oro al valor militare con una motivazione che ne celebrava il coraggio e il sacrificio.

Anche questa cerimonia fu documentata dalla “Domenica del Corriere” (n. 46 del 13-20 novembre 1921): la copertina di Beltrame mostra “la mistica celebrazione di Roma” con questa didascalia: “Fulgido esempio di un grande Popolo vittorioso, il Milite Ignoto è asceso alla gloria dell’Altare della Patria”.

A p. 7 si trova la documentazione fotografica dell’evento (“Il Milite Ignoto sull’Altare della Patria a Roma”) con cinque foto corredate dalla seguenti didascalie: “Il superbo spettacolo che offriva il monumento al Gran Re nell’attimo culminante della indimenticabile celebrazione” – “Un’ala di gloria tricolore sul passaggio dell’Ignoto Eroe” – “L’arrivo della salma gloriosa trasportata da valorosi decorati con medaglia d’oro” – “Un omaggio del sovrano: una magnifica corona” – “Madri di Eroi intorno alla bara dell’Eroe della Nazione”.

La tomba del Milite Ignoto divenne un simbolo unificante del sacrificio di tutti i soldati italiani caduti e dispersi, rappresentando idealmente ogni famiglia colpita dalla guerra. Successivamente però, con l’avvento del fascismo l’anno seguente, il Milite Ignoto fu abusivamente utilizzato come simbolo di legittimazione politica dal regime fascista.

Soltanto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica Italiana, il Milite Ignoto è diventato un simbolo apolitico dell’unità e dell’identità nazionale italiana, oggetto di celebrazioni ufficiali e omaggi da parte delle più alte cariche dello Stato.

Ma chi era questo soldato ignoto?

Sicuramente era un ragazzo semplice, giovanissimo, che combatteva forse senza sapere nemmeno perché. Un ragazzo come tanti, come tutti quelli che vengono mandati al macello nelle innumerevoli e infinite guerre di ogni tempo e di ogni Paese.

E se dovessi immaginarlo, non potrei immaginarlo diversamente da come Giuseppe Ungaretti descrisse un suo compagno d’armi, morto al fronte: “Un’intera nottata / buttato vicino / a un compagno / massacrato / con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio / con la congestione / delle sue mani / penetrata / nel mio silenzio / ho scritto / lettere piene d’amore / Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita” (Cima Quattro il 23 dicembre 1915).

Di Mario Pintacuda

Nato a Genova il 2 marzo 1954. Ha frequentato il Liceo classico "Andrea D'Oria" e si è laureato in Lettere classiche con 110/110 e lode all'Università di Genova. Ha insegnato nei Licei dal 1979 al 2019. Ha pubblicato numerosi testi scolastici, adottati in tutto il territorio nazionale; svolge attività critica e saggistica. E' sposato con Silvana Ponte e ha un figlio, Andrea, nato a Palermo nel 2005.

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