Alcuni giorni fa ho raccontato le peripezie che ho dovuto affrontare (come centinaia di altri palermitani) per (non) ottenere il rinnovo della carta d’identità: postazioni municipali assaltate da centinaia di persone che devono rinnovare il documento, personale assolutamente insufficiente (si fanno solo 4-5 carte ogni ora, spesso con unica/o impiegata/o allo sportello), orari d’apertura ovunque assolutamente insufficienti a soddisfare le richieste (8,30-12,30 dal lunedì al venerdì e 2 ore di apertura in un solo pomeriggio a settimana).
Dopo aver fallito tre volte l’impresa, stamattina, 17 gennaio 2023, ho deciso che – come si dice in modo colorito dalle nostre parti – per un “cornuto” (non dico chi sia) occorreva “un cornuto e mezzo”.
Dunque, dopo una notte alquanto agitata e poco riposante (volevo svegliarmi senza la sveglia, per non disturbare i codormienti…), mi sono alzato alle 5.
Alle 5,40 (!) ero davanti al municipio di via Bevignani-via Sirtori. Il bello è che non ero il primo! C’era prima di me un signore (rivelatosi poi il cugino di un mio carissimo collega del Liceo Umberto), che era attrezzato con una miniseggiolina portatile e, dopo aver preso il turno, attendeva pazientemente seduto. Ho tuttavia conquistato il secondo posto scrivendo “Pintacuda” nel foglio A4 appeso davanti alla saracinesca del magazzino che fa da sede municipale.
Tirava un venticello fresco (anzi la minima stanotte è stata di 15°, c’è di peggio…), il cielo era nero, la città (beata lei) dormiva.
Ho atteso quasi tre ore che aprisse l’ufficio (cioè fino alle 8,30). Ho visto la luce del giorno che appariva e le prime persone che uscivano di casa, ho sentito il traffico cittadino che cominciava a strombazzare nei dintorni: la vita che riprendeva “normalmente”, mentre c’era chi, come i cittadini che attendevano il turno, viveva con rassegnazione la sua “anormalissima” odissea: nel frattempo, infatti, erano arrivate circa 20 persone.
Non mancavano le polemiche fra chi faceva stoicamente il “turno fisico” e chi invece scriveva il nome nel foglietto e poi spariva: ma io, detentore della medaglia d’argento, osservavo con distacco epicureo le vicissitudini degli altri (“Suave, mari magno turbantibus aequora ventis, / e terra magnum alterius spectare laborem”) e l’immancabile scatenarsi della guerra fra poveri.
Fra le persone in attesa, ce n’erano pochissime che dovevano sbrigare altre pratiche (es. un cambio di residenza o un pass ztl), ma queste godevano di un turno diverso, essendo destinate a ben due impiegate consacrate a queste mansioni minoritarie.
Entrato finalmente al calduccio dell’ufficio (dopo esser stato tre ore all’addiaccio), ho ottenuto da una gentilissima impiegata il rinnovo della carta d’identità (con tanto di impronta digitale scannerizzata dei due indici) in circa dieci minuti. Ho pagato 22,20 euro; la nuova carta sarà inviata a casa entro 6-7 giorni lavorativi (se tutto va bene).
Mi hanno fatto uscire da un’altra parte: meglio, perché la vista delle decine di persone in attesa fuori mi avrebbe immalinconito.
Alle 9,15 ero a casa, dopo quattro ore circa, infreddolito e affamato, ma con una strana sensazione di aver compiuto un’impresa epica: a Palermo essere cittadini significa dover affrontare queste prove eroiche.
P.S.: Fra le persone in attesa, un tale ha esternato una sua interessante opinione, che riporto con le (più o meno) testuali parole: “Io vulissi sapiri cu ci fici ‘a carta d’identità a Messina Denaro, accussì nni fazzu fari una fàvusa [falsa] puru iu”. Non è che avesse tutti i torti…