Fra via Gramsci e via Pré, in piazza S. Elena, sorgeva un tempo un mercatino che i genovesi familiarmente chiamavano “di Shangai”. Il nome aveva un sapore esotico che ben si addiceva a quell’angolo di traffici cosmopoliti; la struttura nacque infatti nel secondo dopoguerra proprio per rifornire chi sbarcava dalle navi.
In questa foto del 1968 si vedono le tende colorate e le bancarelle ricolme di vari prodotti svariatissimi. Manca il sonoro, che era costituito dalle contrattazioni, dai richiami, dalle offerte sussurrate a mezza bocca dai venditori di contrabbando: gli acquisti qui avevano un sapore trasgressivo di gioco e di avventura. Vi si aggiravano personaggi di ogni tipo e risma, compresi (nel primo dopoguerra) i marinai americani delle portaerei in rada.
In questo mercatino passeggiava l’attore Jean Gabin nel bel film “Le Mura di Malapaga” diretto nel 1949 da René Clément; questo film consente a molti nostalgici e appassionati di rivedere molte parti di Genova che non esistono più (come tutti i film datati, non viene ritenuto degno di essere programmato da alcun canale televisivo, ma lo si può ritrovare su Youtube).
Del “mercatino di Shangai” resta indelebile il ricordo per chi, come me, da ragazzo si aggirò incuriosito e volte un po’ intimidito per quel bailamme di venditori più o meno abusivi, con la convinzione di poterci trovare di tutto. Infatti al mercatino si cercavano fra le bancarelle gli occhiali Ray-Ban (“Nan, son fatti per te questi occhiali, ti stan che è una meraviglia”), le gomme da masticare Brooklyn a prezzi stracciati, le penne Parker, gli accendini Ronson, la cioccolata, le sigarette di contrabbando, i capi di vestiario (che arrivavano direttamente dall’America, grossolonamente imballati), i primi Levi’s, i giubbotti Baracuta, le prime felpe blu; e inoltre costumi da bagno, tute da sci, il dentifricio Colgate americano, dolciumi vari (in particolare cioccolato svizzero), magliette Saint Tropez minipull, borse pseudogriffate, attrezzature militari, sacchi a pelo, macchine fotografiche con obiettivi in dotazione (alcuni di produzione sovietica e giunte a Genova chissà come), i primi mangiadischi, il dopobarba inglese Old Spice, lamette da barba, pomate tipo il Prep, il Vix Vaporub, ecc. ecc.
Dal 2009 il Mercatino di Shangai si tiene in piazza dello Scalo, proprio di fronte al Museo del Mare e alla Stazione Marittima. Nel 2011 il mercatino “storico” fu provvisoriamente risuscitato, con un’operazione che mirava non solo a fini commerciali, ma anche a rivalutare il territorio di questa parte di Genova.
L’iniziativa però non ha evitato una sostanziale “svolta” del mercatino: come si legge in un articolo di Licia Casali sul “Secolo XIX” del 20 settembre 2017, “il Mercatino di Shangai vuole ampliare la sua offerta e aprire un angolo dedicato a panissa, acciughe fritte, farinata e torte salate. Insomma, allo street-food”. Questo perché i tempi cambiano, i centri commerciali incalzano e i clienti sono diminuiti; come dichiarava Gerardo De Mattia, della profumeria Chicco, “Ci sono sempre meno articoli e meno banchi: basti pensare che in origine eravamo ventisei mentre oggi siamo rimasti solo in otto. In più siamo praticamente gli unici italiani a gestire negozi in zona: via Gramsci e via Prè sono praticamente in mano a stranieri e questo certo non favorisce l’afflusso di gente”. Da qui l’idea di aprire le attività al cibo da asporto, rigorosamente locale e “made in Liguria” (le “panissette” fritte fatte con farina di ceci, i “friscieu” cioè piccole frittelle salate, i baccalà fritti, la farinata, l’immancabile focaccia, ecc.).
A piazza S. Elena non c’è più il mercatino; questa immagine la mostra desolatamente vuota.
Per fortuna però vi si trova da alcuni anni la caratteristica “Trattoria dell’Acciughetta”, un piccolo angolo di cucina di mare nato nel 2015, che consente ai visitatori di “respirare” l’antica atmosfera di Prè. E magari, seduti nei tavolini all’aperto, i visitatori di oggi potranno immaginare di sentire l’antico brusio dei venditori più o meno abusivi, le voci in tutte le lingue del mondo, le contrattazioni dei clienti, le musichette in sottofondo; e per un attimo, almeno nel ricordo e nell’immaginazione, potrà rivivere il glorioso “Mercatino di Shangai”.
….ricordi di un infanzia felice,fatta di cose semplici, quanto pagherei per ritornare a vivere quegli anni e casomai con un po di fantasia portare mia figlia 26enne che attualmente vive ad Amsterdam