Fino al 14 gennaio 1968, le trasmissioni sul primo canale “Nazionale” (la futura Rai 1) iniziavano alle ore 17. La sigla di testa dei programmi, sullo sfondo di un cielo nuvoloso, mostrava il movimento dall’alto verso il basso di un traliccio costituito dall’incrocio di diversi arabeschi, fino alla punta. Davanti a quest’animazione comparivano il logo “TV” al centro dello schermo e, in basso, la scritta “RAI – Radiotelevisione italiana”. L’accompagnamento musicale era costituito da una versione orchestrale del finale del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini.
Le trasmissioni furono anticipate alle 12 a partire dal 15 gennaio 1968: e il primo Telegiornale del mezzogiorno si aprì purtroppo con una notizia tragica: quella del terremoto in Sicilia nella valle del Belice.
Sul secondo canale i programmi iniziavano alle 20 col Telegiornale; non esistevano altre reti televisive.
Sul programma Nazionale alle 17, subito dopo la sigla di inizio delle trasmissioni, veniva trasmessa “La TV dei ragazzi”, preceduta da una sigla musicale attesissima: rulli di tamburo introducevano una marcia sulle cui note sfilavano figurine di bambini stilizzati ricavate da ritagli di giornali, unite per la mano.
In realtà una registrazione audio del 1960, fatta da mio padre, documenta ancora un’altra e precedente sigla, di cui temo si sia persa ogni memoria. In seguito comunque la sigla cambiò; la nuova sigla mostrava prima un trenino, poi un gruppo di bambini che giocavano in un parco vicino a un laghetto.
Impossibile citare qui tutte le trasmissioni di cui noi ragazzi di quell’epoca conserviamo il ricordo. C’erano anzitutto molti telefilm, tutti di produzione straniera; ricordo qui cinque famose serie:
1) “Lassie”, serie televisiva americana realizzata sulla scia del film “Torna a casa, Lassie!“ (1943) diretto da Fred M. Wilcox, con Roddy McDowall e una giovanissima Liz Taylor; fu la prima importante serie televisiva ad avere come protagonista un attore bambino, il che giocava molto sui meccanismi di identificazione da parte dei giovani spettatori; star della serie era il cane Lassie (che, nel corso delle 19 stagioni della serie, fu “interpretata” da sei collies maschi, pur essendo nella finzione una femmina).
2) “Le avventure di Rin Tin Tin”, serie televisiva americana in realtà realizzata negli anni ’50, di cui erano protagonisti il giovanissimo Rusty – mascotte di Fort Apache -, il tenente Rip Masters, il sergente O’Hara e, ovviamente, il cane (pastore tedesco) Rin Tin Tin o Rinty; si trattava di edificanti storie di frontiera, in cui gli antagonisti erano malviventi e avventurieri di ogni sorta.
Il 1° aprile 2021 è scomparso Lee Aaker, che nella serie interpretava Rusty, un bambino allevato dai soldati della cavalleria americana.
3) “Avventure in elicottero”, altra serie americana incentrata sulle avventure di due piloti di elicotteri da salvataggio, Chuck Martin e P.T. Moore, nella cittadina fittizia di Longwood Field; indimenticabili i cappellini con visiera dei due protagonisti: ancora oggi, quando prima di una gita cerco uno di questi cappellini, dico immancabilmente: “Dov’è il cappello di Avventure in elicottero?”.
4) “Ivanhoe”, serie televisiva britannica ambientata nel 1194 e tratta dall’omonimo romanzo storico (1829) di sir Walter Scott; protagonista era il futuro 007 Roger Moore; l’incalzante ed epica sigla, indimenticabile per chi seguiva questi telefilm, si trova ancora su YouTube.
5) “I forti di Forte Coraggio”, serie western satirica degli anni ’60; era ambientata alla fine della guerra di secessione americana all’interno di Forte Coraggio (in Kansas) e descriveva in modo demenziale le vicende di alcuni soldati guidati dal goffo capitano Parmenter, scherzando sugli stereotipi dei film western.
La TV dei ragazzi trasmetteva inoltre interessanti documentari di vario argomento, cinegiornali per adolescenti (es. “Giramondo”), addirittura rubriche di libri (“Avventure in libreria”), cartoni animati (Tom & Jerry e Braccobaldo di Hanna-Barbera, il Gatto Silvestro, Willy il Coyote, l’orso Yoghi, il “Club di Topolino” la domenica), spettacoli di varietà con pupazzi (ad es. la serie “Supercar” o le avventure del pupazzo Topo Gigio, creato nel 1959 da Maria Perego), attrazioni da circo (“Tutti in pista”), giochi vari (es. i “Giochi all’aperto”). Nel 1965 furono trasmesse anche le avventure del Signor Bonaventura, già reso noto dal “Corriere dei Piccoli” e creato dall’attore e fumettista Sergio Tofano.
Fra le trasmissioni a quiz, la principale (nel periodo 1966-1972) era “Chissà chi lo sa?”, presentata da Febo Conti (nessuna parentela con l’abbronzatissimo Carlo dei giorni nostri), per la regia di Cino Tortorella (il famoso Mago Zurlì), che ne era anche l’ideatore e l’autore. Andava in onda il sabato pomeriggio a partire dalle 17,45 dagli studi di Milano. Si trattava di una sfida tra due squadre di sei o sette ragazzi ciascuna, provenienti da due scuole medie italiane, che gareggiavano in domande di cultura generale, enigmi e giochi vari. Il premio per la squadra vincitrice era un’enciclopedia, che veniva assegnata alla scuola di provenienza dei vincitori; questi ultimi avevano il diritto di ripresentarsi nella puntata successiva per una nuova sfida con un’altra scuola. L’ingresso delle squadre era accompagnato dalla fatidica frase «Squillino le trombe, entrino le squadre». Non mancavano gli ospiti d’onore: cantanti, attori, ma anche adulti che si erano affermati nel loro campo professionale e spiegavano ai ragazzi i “segreti” della loro carriera lavorativa.
Di “Chissà chi lo sa?” furono poi eredi, agli inizi degli anni Settanta, “Scacco al re” (condotto da Ettore Andenna e ispirato al gioco degli scacchi) e “Il Dirodorlando” con un buffo linguaggio simil-medievale (era celebre la formula con cui Andenna introduceva il gioco: “Barabitte e barabitti, stranguliotti e madezuppi, valdomini e ponterbi, sigisnulfi e marguldi e voi nobili valdostenghi, salve!”); i giochi si fingevano tratti da un antico incunabolo, chiamato appunto “Dirodorlando”, scoperto nell’abbazia dei frati cistercensi di Gottinga…
La Tv dei ragazzi inoltre trasmetteva veri e propri sceneggiati per ragazzi, sulla scia dei fortunatissimi sceneggiati del tempo, riservati agli adulti ma seguiti anche da noi ragazzini (ad es. “Il mulino del Po”, “I Miserabili”, “Cavour”, “La Pisana”, “Il conte di Montecristo”, “I Promessi Sposi” di Bolchi, “I fratelli Karamazov”, fino alla “Freccia nera” e alla leggendaria “Odissea” di Franco Rossi nel ’68, ecc.).
Fra questi sceneggiati per ragazzi si potrebbero ricordare “L’isola del tesoro” o “I racconti del faro” (con Fosco Giachetti e il giovanissimo Roberto Chevalier, nostro coetaneo); io però ci tengo a ricordare “Giovanna, la nonna del Corsaro Nero”.
Era una rivista musicale per ragazzi che fu per la prima volta trasmessa dalla Rai nell’autunno 1961 con una prima serie, cui ne seguirono altre due (“Le nuove avventure di Giovanna, la nonna del Corsaro Nero” nel 1962 e “Giovanna alla riscossa” nel 1966); le prime due stagioni andarono in onda la domenica pomeriggio, mentre la terza il sabato. Di questo (allora) famosissimo sceneggiato per ragazzi, nelle teche RAI non esiste più niente; infatti le puntate erano recitate in diretta dagli attori negli studi di Torino e non c’era la possibilità di farne copia. Ne restano dunque solo poche fotografie, appunti di lavoro, bozzetti dei costumi; io ho l’audio di una puntata registrata dall’ultima serie (“Nicolino nel Cipango”).
Lo sceneggiato, scritto da Vittorio Metz e diretto da Alda Grimaldi, era incentrato sul grottesco personaggio di Giovanna, l’anziana nonna del Corsaro Nero di salgariana memoria, interpretata da Anna Campori. Giovanna era immancabilmente accompagnata dal compassato maggiordomo Battista (Giulio Marchetti, che diceva sempre “Signora contessa, mi sia consentito il dire…”) e dal nostromo Nicolino (Pietro De Vico, che era specializzato nella parlata balbuziente e, nella realtà, era il marito della Campori).
La sigla (ancora reperibile su Youtube) era famosissima; un coro di pirati cantava così: “Un grande urrah per nonna sprint; / la vecchia che è più forte di un bicchiere di gin; / la vista sua soltanto fa venire uno shock, / fa molto più paura di ogni film di Hitchcock. / Un doppio urrah per nonna sprint: / è vecchia ma è capace di salire sul ring; / le più famose lame contro lei non ce la fan / perché tira di scherma come il gran D’Artagnan. / Lei fa il judo / e tutti i suoi nemici metterà kappaò”.
La terribile vecchietta affrontava ora le truppe spagnole del capitano Squacqueras (Mario Bardella), ora D’Artagnan e Cyrano di Bergerac; le sue gesta erano variamente ambientate a Maracaibo, in Francia, in Scozia, in India e in Giappone. Ovviamente tutte le scene erano girate in interni, negli studi televisivi; ma questa era la prassi comune all’epoca, anche per gli sceneggiati “per adulti”.
Per concludere questa rassegna, ricordo che dal 21 novembre 1966 la Tv dei ragazzi fu preceduta da una fascia dedicata ai bambini in età pre-scolastica; alle 17 andava in onda “Giocagiò” (rubrica realizzata in collaborazione con la BBC e presentata da Nino Fuscagni e Lucia Scalera).
La funzione della Tv dei ragazzi non fu indifferente. Collocata strategicamente nell’orario in cui, normalmente, si finiva di fare i compiti di scuola (allora non eccessivi e irragionevoli come spesso si usa oggi, ma molto più efficaci), realizzata con professionalità e sensibilità nei confronti dei destinatari, attenta agli intenti anche formativi ma divertentissima, si può dire che abbia rallegrato i pomeriggi di migliaia di ragazzi dell’epoca, al tempo stesso istruendoli e proponendo modelli di vita sana. In particolare, quando io – come tutti i miei coetanei – assistevo il sabato a “Chissà chi lo sa?”, mi divertivo come tutti a rispondere ai quiz e mi sentivo appagato e importante se riuscivo a dare le risposte giuste, magari prima del mio coetaneo impegnato sullo schermo.
Grazie anche agli stimoli costruttivi di quelle antiche trasmissioni televisive, noi ragazzi avevamo molti interessi e leggevamo molto e con passione: io a 11 anni divorai per intero “I Miserabili” di Hugo (nientemeno!) proprio per l’interesse suscitato dallo sceneggiato di Sandro Bolchi del 1964; in seguito, per emulare “Il giornalino di Gian Burrasca” tratto dal libro di Vamba e interpretato in TV da Rita Pavone, cominciai a prendere l’abitudine di tenere appunti e fissare ricordi, a futura memoria.
Come si vede, certe note dell’epoca sono riuscite a sopravvivere al tempo e, soprattutto in un’epoca nera come quella attuale, riescono a donare ancora un sorriso e forse una lacrima di rimpianto.
Grazie di questo macchinaindietro!Aggiungo il mio amato Scaramacai, “buonasera signori bambini”, dolcissimo pagliaccio nonviolento, amico della mosca Guendalina e inutilmente e perdutamente innamorato della cavallerizza che invece amava il domatore di leoni…. Grandi sorelle Perego! E grande Elda Lanza che conduceva, piena di pesanti bracciali d’oro, una rubrica di libri per ragazzi di cui non ricordo il nome….. Tu si?
Forse era “Vetrine”…