Un tempo esistevano i quotidiani pomeridiani; questi giornali erano stampati nel mattino per essere distribuiti appunto nel primo pomeriggio.
Spesso erano edizioni aggiornate dei corrispondenti giornali del mattino: ad esempio a Torino al mattino usciva “La Stampa” e al pomeriggio “Stampa Sera”, mentre a Milano il “Corriere della Sera” di pomeriggio diventava “Corriere d’informazione”; a Roma usciva “Paese Sera” (collegato al mattutino “Il Paese”). C’erano però giornali pomeridiani autonomi, come “La Notte” di Milano, il “Corriere Mercantile” a Genova, “L’Ora” di Palermo, ecc.
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I quotidiani del pomeriggio, oltre al fatto di presentare notizie dell’ultima ora (con informazioni relative a fatti avvenuti durante la notte), presentavano un taglio più popolare rispetto alle notizie dell’edizione mattutina; uno spazio particolare andava alla cronaca nera (che, paragonata ai tempi odierni, potrebbe essere definita “grigia”…), agli spettacoli e allo sport.
Un’altra particolarità era la data, che era presentata a cavallo fra la giornata in corso e l’indomani (allego una foto della “Stampa Sera” del 6-7 agosto 1962, con la notizia della morte di Marilyn Monroe).
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Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta i quotidiani pomeridiani hanno cessato le pubblicazioni: a causa della diffusione delle radio private e dell’avvento delle televisioni commerciali, la concorrenza era ormai intollerabile.
A Palermo, “L’Ora”, pubblicato dal 1900 al 1992, fornì alla cittadinanza un’informazione ricca, coraggiosa, preziosa e insostituibile; soprattutto sotto la direzione di Vittorio Nisticò (dal 1954 al 1975) il quotidiano pomeridiano dimostrò sempre “il gusto di squarciare la crosta del silenzio” (come scrive Mario Genco nella bella pubblicazione “L’Ora – edizione straordinaria”, edita dalla Regione Siciliana nel 2019).
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La testata si distinse infatti per la costante denuncia del malaffare mafioso (qui fu usato per la prima volta, senza alcuna remora, il termine “mafia”), con una serie di inchieste e denunce che smascheravano la rete mostruosa di interessi criminali nascosta nel grigiore di una società acquiescente se non connivente. Non a caso, diversi cronisti de “L’Ora” pagarono con la vita il loro impegno coraggioso (ricordiamo qui Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Mario Francese, Pippo Fava, Beppe Alfano).
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Negli anni Sessanta, quando in estate venivamo da Genova a Bagheria, mio padre di pomeriggio acquistava spesso “L’Ora”; non andava però in edicola, non c’era bisogno. Infatti era più comodo comprare la copia del giornale nel corso Umberto, ove immancabilmente di pomeriggio si poteva incontrare un caratteristico personaggio che faceva di mestiere lo “strillone”.
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Era di età indefinibile (forse neanche quarantenne) e deambulava molto male per la poliomielite; aveva però una voce squillante, con la quale “abbanniàva” (cioè “pubblicizzava”) il giornale del pomeriggio. Il suo nome, come mi comunica Mimmo Sciortino (memoria storica di Bagheria), era Nino Cangialosi.
Nino aveva un’astutissima strategia: percorreva il corso principale con tutta la velocità che la sua condizione gli consentiva, oscillando vistosamente su se stesso e tenendo fra le braccia un consistente numero di copie del quotidiano palermitano. Poi gridava a squarciagola “L’ora il giornal!”, aggiungendo (come in un moderno TG) i titoli principali, in un “grammelot” confusissimo e pressoché incomprensibile, inframmezzato da qualche parola più chiara; infine aggiungeva l’immancabile finale “a Baarìa” (cioè “a Bagheria”).
Il riferimento nazionalista al proprio paese scattava come ineludibile invito, per i passanti, ad acquistare il giornale (“’nsa chi successi a Baarìa”, “chissà che è successo a Bagheria”, si domandavano). Il venditore, soddisfatto, distribuiva le copie e (mentre gli acquirenti iniziavano a sfogliarle cercando invano i riferimenti al proprio paese) riprendeva a caracollare urlando ringalluzzito: “L’ora il giornal!”.
Se fosse esistito ora, quel furbo strillone avrebbe invano “abbanniato” il suo giornale ricco di fatti mai successi; la gente di oggi, infatti, è fin troppo abituata alle fake news che sono il suo pane quotidiano…